Dopo cinque (dico cinque) anni, si apre il processo per le minacce subite combattendo l’eolico selvaggio! Era esattamente il novembre dell’anno 2010 quando, senza pensarci nemmeno un istante, denunciai alla Digos di Isernia alcuni soggetti che mi avevano fatto oggetto delle loro molto particolari attenzioni! E a loro, agli uomini e donne di quell’ufficio che devo quel minimo di ringraziamento per le indagini a loro concesse per venire a capo dei latori delle minacce di cui trattasi. Appunto, forse sarà il caso riportarle alla mente. Qualche giorno prima dell’episodio riportato, unitamente ad un gruppetto di indomiti amici combattenti l’eolico selvaggio e sporco, tenemmo una conferenza stampa davanti ai cancelli di una nota ditta di trasporti, anche eccezionali, compresi componenti di mega impianti eolici, per mettere in risalto come la nostra terra, oltre ad aver pagato molto fino ad allora in termini di paesaggio, rappresentava anche una sorta di crocevia stabile per lo stoccaggio di pale, rotori ed altre diavolerie eoliche, le quali, prima del loro posizionamento, venivano depositate proprio in quell’area oggetto delle nostre attenzioni.
Già quel giorno non fummo accolti con garbo, anzi, più volte, nonostante le autorizzazioni in nostro possesso e la presenza della stampa e degli uomini della Digos di Campobasso, persone non meglio identificate ci intimavano di andar via. In seguito, dopo un’apparente calma, purtroppo dovetti registrare due distinti episodi di minacce ricevute telefonicamente sul mio luogo di lavoro, alle quali risposi nei termini suddetti. Cosa ci fosse di collegabile tra gli episodi della conferenza stampa e le minacce successive, all’epoca dei fatti non era dato sapere, solo supposizioni e qualche articolo di stampa. In seguito però, dopo oltre tre anni e dopo che ebbi occasione di far notare al procuratore Albano che un intreccio di competenze tra procura di Isernia e quella di Campobasso (che nel frattempo era stata interessata della vicenda dal responsabile dell’ufficio del sottoscritto) stavano affossando la cosa, finalmente riuscii a sapere che i presunti responsabili erano stati individuati e che si era in attesa di promuovere nuovi passaggi giudiziari. Non sono proprio certo che “la cosa” sarebbe emersa senza che, unitamente ad un amico, ci fossimo portati in procura per conoscerne l’evoluzione (erano passati tre anni!), di certo so che, in seguito ad una personale rinuncia di ritiro della denuncia, due persone furono rinviate a giudizio.
Oggi siamo al quinto anno e alla prima udienza dopo i preliminari! Ma non è nemmeno questo il motivo della lagnanza, per quanto ce ne sarebbe ben donde, quanto piuttosto segnalare alla vostra attenzione quanto può valere la vita di un uomo a servizio della collettività o altro di pari valore, per la giustizia italiana: un giudice di pace! E, a scanso di equivoci, dico subito che il magistrato in questione non c’entra nulla. Infatti, dopo indagini, rinvii a giudizio, cinque anni passati anche con la paura del possibile reiterarsi degli episodi di minacce, per la legge italiana trattasi di “semplici” minacce e come tali vanno trattate davanti al giudice di pace!
E sarebbe anche logico per gli estensori della legge, un po’ meno per quei procuratori che, invece che fermarsi davanti al singolo, per quanto serio episodio, avrebbero dovuto estendere le loro attenzioni sui possibili motivi di tali fatti, con quali collegamenti ipotizzabili, insomma, capire perché ciò fosse accaduto vista la non conoscenza tra chi scrive ed i rinviati a giudizio (uno dei quali deceduto di recente) e l’attività di denuncia sociale che il sottoscritto ed i suoi amici svolgevano e svolgono ancora senza soste! E dire che di articoli correlati al caso da parte di giornalisti impegnati nella lotta alle camorre, una per tutte la Capacchione, più volte sono stati segnalati all’attenzione pubblica! E invece niente, niente approfondimenti, il caso va risolto come una bega condominiale (anche nei condomini ci scappa il morto!)! Ecco cosa vale l’impegno per una società più giusta! Ebbene, a chi ne vuole sapere di più, a chi vuole conoscere risvolti, persone e fatti, l’appuntamento è alle ore 9.30 del giorno 23 ottobre 2015 davanti alla sede del piccolo tribunale del giudice di pace di Isernia! Si riuscirà a dare dignità al valore della vita e della lotta civile? Il tempo ed i galantuomini diranno!
Il Segretario Regionale UILBACT Molise
Emilio Izzo