La prima cosa da chiarire, rispetto a tutto il bailamme che in questi giorni sta interessando l’Ospedale “Veneziale” è questa: ad Isernia non esiste e non è mai esistito un “reparto” di senologia. E’ stato sempre attivo esclusivamente un “servizio”. Chiarito questo “equivoco”, fondamentale per affrontare la questione, ci possiamo concentrare su cosa cambierà nei servizi erogati presso il presidio ospedaliero del nostro capoluogo. Certamente resteranno garantite la fase diagnostica (visita senologica ed ecografia mammaria) e la chirurgia ambulatoriale. L’unica variazione, dunque, riguarderà i “grandi interventi” per i quali sono necessari una strumentazione adeguata e personale idonei a garantire, in primis alle pazienti, il corretto svolgimento della fase chirurgica. Questo standard qualitativo è prerogativa della “Breast Unit” che non ha mai trovato luogo nell’ospedale isernino bensì presso l’Ospedale Cardarelli di Campobasso.
Questa circostanza è nota a tutti, e soprattutto agli operatori della sanità, sin da quando è stato adottato il P.O.S. 2015-2018 ed il successivo Atto Aziendale emanato dalla ASReM. Ma per essere ancora più chiari, spieghiamo meglio cos’è una “Breast Unit” partendo da lontano. Il tumore al seno è da molti anni una tematica prioritaria per l’Unione Europea, il cui Parlamento ha emanato due atti di indirizzo, nel 2003 e nel 2006. Il primo (una risoluzione) per affermare la necessità di assicurare l’accesso allo screening, alle terapie ed ai controlli periodici di follow up in tutti gli Stati membri, al fine di ridurre la mortalità per questa malattia e le disparità tra le diverse nazioni.
Il secondo atto, adottato per l’Europa allargata, in cui esortava gli Stati membri ad assicurare la presenza di Centri di Senologia multidisciplinari su tutto il territorio nazionale, in conformità alle linee guida europee, entro il 2016. In Italia, il 18 dicembre 2014 è stata siglata l’intesa Stato-Regioni che ha stabilito l’istituzione dei Centri di Senologia. Il documento ministeriale approvato in quella occasione – “Linee di indirizzo sulle modalità organizzative ed assistenziali della rete dei centri di senologia” – definisce, infatti, i requisiti essenziali per i percorsi diagnostico-terapeutici in senologia. Secondo l’intesa ogni Regione deve dotarsi di una rete di centri di senologia multidisciplinari: ogni centro deve trattare almeno 150 nuovi casi ogni anno e deve avere almeno un core team di 6 professionisti dedicati: radiologo, chirurgo, patologo, oncologo, radioterapista, data manager.
Dunque la “Breast Unit” è un centro di riferimento regionale (300.000/350.000 abitanti) che permette alla donna di affrontare le patologia con la sicurezza di essere seguita da un team di specialisti che la accompagna per l’intero percorso di malattia (case manager, senologo, oncologo medico, diagnostica per immagini, radioterapia, anatomia patologica, chirurgia plastica ricostruttiva, psicologia clinica e servizio assistenza sociale). La senologia studia un campo della medicina nel quale è pressoché assente l’urgenza e pertanto non appare giustificabile avere nelle vicinanze un doppione della struttura dedicata agli interventi chirurgici più invasivi. Ancor di più dopo questi chiarimenti, non si riesce a comprendere la preoccupazione e il timore rispetto a paventati disservizi che si verificherebbero presso l’Ospedale di Isernia, a maggior ragione se fosse vera la circostanza che la stessa Direzione Generale della ASReM ha trasmesso una proposta (mai accolta dai destinatari) di associare il servizio presso la U.O.C. di Chirurgia Generale.
Ma se dovessimo parlare di disservizi, o ancor di più di anomalie, dovremmo verificare anche perché il servizio di prenotazione delle visite senologiche risulterebbe sospeso da molto tempo. Se così fosse (e per questo attendiamo, come detto, di verificare la circostanza) non si comprende sulla base di quali procedure siano state effettuate le visite degli ultimi mesi rimarcando ancora l’assenza di urgenze delle cure. Concludendo e sottolineando che il nostro interesse esclusivo è nel rispetto e la salvaguardia di tutte le donne che accedono al servizio, facciamo davvero fatica a comprendere il motivo di una protesta fin troppo veemente considerato che, solo nei casi più complessi, l’ultimo atto della cura prevede un trasferimento per le cure più opportune presso capoluogo di regione.
MOVIMENTO 5 STELLE ISERNIA E PROVINCIA