L’uso distorto dei social network quale mezzo per lanciare offese verso personaggi pubblici, istituzioni o persone comuni, è un fenomeno sempre più diffuso e socialmente inquietante.
Nelle scorse settimane una donna ha pubblicato sul proprio profilo Facebook la foto di un verbale di contestazione elevato nei suoi confronti da personale della Polizia Stradale di Isernia, in quanto sorpresa a circolare da “soli” tre mesi con la patente scaduta di validità. Nel relativo post la donna si lamentava del verbale ricevuto, rivolgendo parole non propriamente di elogio verso le Forze di Polizia in genere, ree, a dire della Signora, di non occuparsi di infrazioni più gravi.
I commenti ricevuti a questo post erano in gran parte neutri, o a difesa dell’operato dei poliziotti, ma alcuni amici della donna ed in particolare un uomo, dimenticando che i social network sono a tutti gli effetti un luogo pubblico, seppur virtuale, si è lasciato andare a commenti apertamente offensivi nei confronti dei due verbalizzanti, i cui nomi erano ben visibili nella foto postata dalla donna.
Ovviamente, configurandosi gli estremi della diffamazione, la Polizia Stradale ha informato la Procura della Repubblica e la Polizia Postale per le indagini del caso tese ad identificare inequivocabilmente l’autore dei post offensivi.
Qualche settimana dopo, però, l’uomo, un giovane isernino, si è spontaneamente presentato dal Dirigente della Polizia Stradale di Isernia accompagnato dal padre, per chiedere scusa del comportamento tenuto, sul quale aveva avuto modo di riflettere, e ha chiesto di incontrare i due agenti verbalizzanti per scusarsi di persona con loro.
Anche il padre dell’uomo si è mostrato mortificato di quanto accaduto ed ha espresso, insieme al figlio, il più assoluto rispetto e considerazione per l’operato della Polizia di Stato e delle Forze di Polizia in genere, a tutela della sicurezza di tutti i cittadini, sulla strada ed in ogni altro luogo.
E così la storia ha avuto un lieto fine: l’uomo ha incontrato personalmente i due agenti ed ha avuto modo di intrattenersi e di scusarsi con loro, riflettendo sulla pericolosità di un uso smodato e senza freni dei social network, e i due agenti hanno rimesso la querela per diffamazione che avevano presentato.