Riceviamo e pubblichiamo
“Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano… Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo... Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti”.
Così nel 1917 il sempre attuale Antonio Gramsci incitava le persone al coraggio di schierarsi, alla attiva scelta di campo.
Ma questa storica lezione gramsciana, manco a dirlo, non ha trovato alcuna sponda durante la seduta di insediamento del neo eletto consiglio comunale di Isernia, avvolta da un clima di conciliazione ecumenica tra la maggioranza liberal democratica e la minoranza delle destre, tutti asseritamente uniti da un indefinito ed astratto “bene comune della città” .
Certo, bene è l’aver cacciato le destre becere, antisociali e reazionarie dal potere comunale ed aver liberato la popolazione di Isernia dall’incubo di cui le cronache locali ben raccontano la storia; e la nuova amministrazione liberal democratica potrà migliorare il rapporto democratico con la popolazione e magari adottare alcune scelte progressive.
Nondimeno a parte alcuni interventi tra la farsa e la tragedia uditi dalla destra (centrale nucleare a Isernia, migranti capo espiatorio, sviluppo del centro storico a mo’ di pub, birre e night club, “striscia la notizia” riferimento culturale ecc.), le linee programmatiche del nuovo Sindaco (buoni intenti su energie rinnovabili, parco tecnologico, università, digitalizzazione, servizi sociali, disabili ed altro) non si sono mostrate divisive, anche perché molti dei nodi sociali ed economici di questi ultimi anni sono stati elusi. Tra l’altro le energie rinnovabili privatizzate non hanno poi prodotto grandi benefici se non ai profitti privati.
E’ partito persino l’accorato invito alle destre affinché “dall’alto della loro pregiata esperienza amministrativa passata” supportassero la nuova amministrazione a completare e continuare le sue decantate gesta amministrative:
Allora tra la popolazione inizia a serpeggiare la domanda: di quale svolta reale, di quale sano progresso della città può dunque mai parlarsi? Ma oltre l’orchestra e l’immagine, non doveva cambiare anche la musica ?
Il nodo torna essere quello delle classi di riferimento: l’alternanza tra questi schieramenti non muta il dominio del capitale sulla città, con politiche che rimangono orientate al profitto privato assolutizzato come “bene comune”.
Semplicemente ne ridefinisce solo gli assetti interni per ridistribuzione di risorse, potere ed appalti. E non a caso vi sono anche i consiglieri comunali imprenditori.
I grandi assenti dallo scenario politico ed amministrativo della città, come del resto in generale nella nostra epoca, rimangono le classi lavoratrici e popolari, le loro esigenze, per la costruzione di un’altra città più libera e più giusta, e con esse i consiglieri comunali che stanno dalla loro parte, i partigiani di gramsciana memoria.
Partito Comunista Dei Lavoratori -MOLISE