Il problema “scuole sicure” è sempre esistito, Izzo: la protesta si deve spostare sotto il palazzo della giunta regionale

Vi dico la mia, come sempre senza filtri e senza interessi di bottega. Il problema “scuole sicure” è sempre esistito, così come per le tante altre strutture pubbliche e per le innumerevoli abitazioni private. E’ sempre esistito e continuerà ancora per molto a tenere banco sulle corde delle emozioni, perché, per lo più, di questo si tratta. Isernia poi, da sempre vulnerabilmente sismica, distrutta e tante volte ricostruita sulla pelle di innocenti bambini e colpevoli adulti, grandi preoccupati solo di fare lercio guadagno sul sangue versato, aguzzini con ingegno maligno. Basterebbe citare solo l’ultima ricostruzione degli inizi degli anni ’80 per rabbrividire, con un terremoto modestamente serio, verrebbe giù tutto e allora varrebbe ben poca cosa costruire una nuova scuola (San Pietro Celestino, giusto per fare un esempio calzante) a fronte di una cittadinanza scolastica vocata alla scomparsa da tragedia totale. E allora ti accorgi che, quasi senza volerlo, vivi in una città dove, gli stessi adulti che oggi si agitano per avere scuole sicure, da sempre hanno sostenuto con il loro consenso elettorale, quelle lobby di potere economico, le stesse che poi, invece che ricostruire e costruire in sicurezza, hanno vivacchiato con rabberciature e finto cucito pur di ingrossare smisuratamente il loro portafogli. E non venitemi a dire che voi eravate dall’altra parte, non mi pare di aver ascoltato critiche e attacchi feroci dopo ricostruzioni farlocche, eravate troppo intenti a sostenere l’uno o l’altro centro di potere, entrambi sostenuti da quelle lobby senza le quali non potevi vincere competizioni elettorali. E sì, perché l’importante è vincere a qualunque costo, anche turandosi il naso, come hanno detto molti del centro sinistra allorquando, pur di scalzare il presidente padrone Michele Iorio, lo hanno sostituito con il presidente bugiardo e distruttore di tutto Paolo Frattura. Anche allora si doveva ricostruire, anche allora lo si è fatto dimenticando di avere dei figli, anche allora colpevolmente abbiamo pensato che il terremoto non sarebbe arrivato. Invece, sistematicamente, così come giunge inesorabilmente il sisma in zona, appunto, sismica, così arriva inesorabilmente la distruzione del tessuto sociale con una politica già conosciuta e drammaticamente ferale.

E per il momento, fortuna per noi, qualcuno a deciso che la terra dovesse tremasse su altre sfortunate popolazioni, ma tanto è bastato per ricordarci, ancora per poco, che le scuole non sono sicure e allora ancora una volta (dopo il botto) a ribellarci e a preoccuparci. E allora cortei, comitati, capelli strappati ma mai una seria ricerca delle responsabilità e di come risolvere il problema. Si sfila sull’onda dell’emotività, senza colpo ferire, senza fare un nome, senza indicare dove sia il problema. Allora diventa un falso problema. Ci si preoccupa di criticare la scelta di questa o quell’altra struttura alternativa (non sono entrato nel merito quando si scelse la Cicchetti e non l’ho fatto adesso con la Calabrese, poco mi interessa se ci sono motivi altri, tanto ognuno facendo una scelta, troverà sempre altri a dire che un’altra è migliore!), in attesa di una soluzione definitiva, piuttosto che capire perché sei costretto a tali scelte. Ci si preoccupa se una parte della popolazione di un istituto venga collocata in un contenitore e un’altra in altra sede, piuttosto che capire perché non abbiamo un’altra sede ex novo per tutti. Insomma, chiacchiere e fumo.

Personalmente vivo a pochi metri dalla San Pietro Celestino, sono padre di una bimba che fra pochi mesi non avrà la sede per accoglierla e quindi anche parte in causa, sono testimone della criticità di quella struttura, ne ho vissute le vicende statiche allorquando feci parte dei nuclei di valutazione del danno sismico, ne ho sempre criticato la pericolosità e la bruttezza architettonica, voglio senza mezzi termini che venga abbattuta e ricostruita perché amo il centro storico e voglio che mia figlia cresca nel più bel tessuto urbano della città frequentando la scuola in esso inserita. E per il momento poco mi interessa se dovrà stare con altre tre o quattro classi in un contenitore, distante da altre dislocate altrove, non mi piace che mia figlia non possa godere di una scuola nel bel centro storico cittadino dove i genitori hanno deciso di vivere per dare continuità alla storia piuttosto che raccontarne i fasti e abbandonarla!

E allora, concentriamoci sulle nuove strutture da tirare su. Ci vorrà un anno? Due? Bene, ma che si sappia subito e con certezza. E lo sappiamo. Sappiamo che per abbattere e ricostruire i tempi tecnici sono quelli che sono, questo mi interessa i tempi tecnici. Però, questi ultimi si scontrano con la volontà politica. Per realizzare tutto ciò, c’è bisogno di finanziamenti statali e regionali. E’ così difficile fare i nostri cortei individuando i soggetti da “sollecitare” per ottenere le tanto sognate scuole sicure? O vogliamo fare salotto anche in piazza tanto per dire “io c’ero”?! Vogliamo ancora passeggiare, sfruttando anche i minori, senza centrare l’obiettivo o piuttosto desideriamo giungere alla meta delle responsabilità. Insomma, senza giri di parole, la protesta si deve spostare sotto il palazzo della giunta regionale, palazzo dal quale è uscito (giustamente) un protocollo d’impegno per le scuole di Campobasso e non si è fatto un solo passo per quelle di Isernia!

Che vi piaccia o no, mentre la nostra città vive tutte le preoccupazioni del caso e non solo (leggi abbandono e perdite di enti e lavoro), mentre noi perdiamo tempo senza incidere, Frattura piuttosto che finanziare luoghi sicuri per i nostri figli, inizia a spron battuto i lavori per una metropolitana leggera, tanto leggera che non servirà a nessuno se non ai suoi più stretti, molto stretti amici! E allora bando alle ciance e agli interessi di partito, fuori attributi e reale impegno civile, si va dove esiste il problema, si va a snidare il nemico della nostra terra, nella sua terra, nella tana dove si trincera senza affrontare le necessità della collettività. Prima di partire in massa per il riconoscimento della nostra realtà territoriale, chiederei al primo cittadino, l’indizione di un consiglio aperto alla cittadinanza alla presenza del “governatore” affinché si affrontino e si conoscano tutte le sfaccettature della questione, in mancanza di tale dovuto incontro-confronto con la città, si parta senza indugio per il capoluogo o questa città sarà per sempre cancellata!
Il cittadino
Emilio Izzo

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