Il Comune di Frosolone omaggia con una scultura il valore sociale delle donne frosolonesi

In occasione dell’8 marzo “Festa della Donna”, la Giunta comunale di Frosolone ha inteso omaggiare il fondamentale ruolo delle donne nella vita sociale, lavorativa e familiare della comunità frosolonese deliberando di affidare ad un artista scultore il compito di realizzare una scultura rappresentativa della Donna in costume tradizionale-storico.
Con tale iniziativa si vuole rimediare ad una vera “dimenticanza monumentale” considerato che nelle piazze e nei giardini del Comune non si rinvengono sculture dedicate alle donne.


Il luogo ideale dove collocare la scultura è stato individuato nell’area verde alle spalle della Fontana dell’Immacolata Concezione, simbolo della rinascita cittadina dopo il terribile e devastante terremoto del 1805; monumento parlante posto al centro del paese ed icona del Comune di Frosolone; luogo per eccellenza dello storico lavoro delle donne nei lavatoi pubblici e di incontro ed aggregazione tutta femminile; luogo di memoria delle vittime del bombardamento aereo del 27 ottobre 1943.


La Fonte dell’Immacolata, chiamata affettuosamente dai cittadini “Fonte Grossa” venne inaugurata, ricorda il Sindaco Giovanni Cardegna, nel 1862 ed aveva la finalità di soddisfare le primarie esigenze del tempo: una fontana dove si potesse lavare, abbeverare gli animali e prelevare l’acqua potabile per gli usi domestici. Dalla seconda metà dell’800 divenne il luogo per eccellenza dove si svolgeva il rito del bucato e non solo.


Essa diventò presto per le donne un luogo di incontro e di aggregazione tutta femminile, anche perché era uno dei pochi spazi dove potevano andare senza la presenza incombente dei mariti-padroni.
Lo stare insieme divenne anche un modo per incontrarsi, raccontarsi tutto quello che accadeva nel paese, un luogo di aggregazione e comunicazione.
Si cantava, si baccagliava, si litigava per l’occupazione del posto migliore; si litigava con forti diverbi con i contadini che solevano fare abbeverare i loro cavalli e asini ai piloni della fonte grossa.


Lì si scambiavano pettegolezzi, dicerie, si partecipava alle gioie e ai dispiaceri delle altre, si tramandavano racconti e storie. Ma si rifletteva anche sulla propria condizione di vita di sacrifici e di miseria. È nei lavatoi pubblici, sottolinea il Sindaco Cardegna, che sono nate e si sono diffuse le prime rivendicazioni dei diritti femminili. Questa è una delle ragioni per le quali gli antichi lavatoi sono oggi tutelati ed apprezzati come siti storici secondo le direttive comunitarie.

La figura della lavandaia è stata oggetto e soggetto di pittori, scultori, poeti e scrittori. Pittori come Renoir e Gauguin hanno rappresentato la lavandaia nella sua dura attività. In Europa come in Italia si rinvengono oggi musei, monumenti e statue dedicate alle lavandaie.


Un omaggio per ricordare alle nuove generazioni il sacrificio e la fatica di queste donne, mamme e nonne che consumavano le giornate alternando il lavoro dei campi a quello della cucina e del bucato.
Coltivare la loro memoria è un modo per conservare e valorizzare le nostre radici che rappresentano un patrimonio storico da conservare.
Certo negli ultimi decenni la tecnologia ha alleviato di molto il lavoro casalingo (lavatrici, cucine elettriche e quant’altro).

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