“La Transiberiana d’Italia”,Isernia – Carpinone-Sulmona Km. 130 oltre 110 anni di storia. Una ferrovia spettacolare che dall’anima dell’Abruzzo si arrampica sugli altopiani ai piedi della Maiella gustando tutto il sapore selvaggio dell’Alto Molise. Per le sue altitudini, che raggiungono nella fermata di Rivisondoli Pescocostanzo il picco di 1268 metri, si è meritata il titolo di Transiberiana d’Italia (sulla quota massima la batte solo il Brennero che arriva a 1370). Centotrenta chilometri, 21 stazioni, 58 gallerie, 103 ponti e viadotti che sono piccoli capolavori di ingegneria e grandi tuffi al cuore per i panorami mozzafiato,ma soprattutto,coi binari tra le nuvole.
Inizialmente la salita è graduale. Passati Carpinone e Sessano sul Molise, tra Pescolanciano, Carovilli, Vastogirardi e San Pietro Avellana a dominare i pendii è il re fajone, un faggio millenario autoctono che ha permesso a quest’area di entrare nel MaB (men and biosphere), un programma dell’Unesco per la salvaguardia dell’antico rapporto uomo-natura. Dopo la galleria del monte Pagano che segna il confine tra Abruzzo e Molise, Castel di Sangro appare all’improvviso ai piedi del monte Aremogna che la ferrovia, per via delle forti pendenze, deve affrontare prima puntando di nuovo verso sud e poi facendo una virata di 180 gradi. Il territorio di Montenero val Cocchiara e di Alfedena Scontrone è palcoscenico dei cavalli allo stato brado facilmente visibili dal treno. La cultura equestre della val di Sangro risale all’epoca dei Pentri, l’indomita tribù dei Sanniti che con i Marsi, i Peligni, i Piceni e i Lucani diede non poco filo da torcere ai Romani.
Ora l’obiettivo è la nota cittadina sciistica di Roccaraso: il trenino arranca su pendenze che sfiorano il 35 per mille, un altro strappo per arrivare alla «cima Coppi» di Rivisondoli-Pescocostanzo, è questo il tratto «siberiano» della ferrovia, un luogo remoto in vista della Maiella, successivamente la piana delle cinque miglia, un mare di bianco invernale che d’estate diventa scenario ideale per la coltivazione del farro.
Dopo Palena e Campo di Giove, la vorticosa discesa: fino a Cansano e a Pettorano sul Gizio è un capolavoro di ponti, tornanti, gallerie da brivido, passato Introdacqua, si annuncia Sulmona, la città di Ovidio. E dopo tanto saliscendi, i confetti di cui va orgogliosa la città sono dolci come i versi del poeta.
Questo paradiso terrestre Trenitalia lo considera un ramo secco, improduttivo dal punto di vista economico.
E’ convinzione del Movimento regionale del Guerriero Sannita, che sia opportuno un progetto di programma tra la Regione Molise e quella dell’Abruzzo, che rilevi economicamente la tratta ferroviaria, d’altronde si tratta di un ramo secco per Trenitalia e quindi il prezzo dovrà essere anche simbolico.
Nel progetto di programma, dovrà contemplarsi una tratta specifica dal punto di vista turistico, gastronomico e visite guidata nei paesi attraversata dalla tratta ferroviaria.
Non facciamo morire una ferrovia come quella Isernia- Carpinone- Sulmona, che tanti ci invidiano, trasformiamo questo ramo secco, in un business economico per l’intera area, serve impegno e progettualità e soprattutto per quanto riguarda il Molise, un Assessorato alla Programmazione.
Il Presidente regionale del Guerriero Sannita
Giovanni MUCCIO