Gruppo delle neomamme di Isernia: reparto di Ostetricia/Ginecologia chiediamo chiarimenti

In riferimento alle proposte formulate dal gruppo delle “neomamme di Isernia” a sostegno dei reparti di Ostetricia/Ginecologia e Nido/Pediatria dell’Ospedale F. Veneziale di Isernia, abbiamo trovato la piena collaborazione dei dirigenti e del personale medico con i quali è stato possibile avviare una comunicazione costruttiva, tale da realizzare molti cambiamenti che riteniamo fondamentali per la salvaguardia e il miglioramento dei reparti menzionati, in un momento di forte crisi della sanità pubblica molisana.
A titolo di esempio, citiamo alcuni punti del nostro progetto:
· l’applicazione della dichiarazione congiunta OMS/UNICEF “I 10 passi per proteggere, promuovere e sostenere l’allattamento al seno”, che consentirebbe di acquisire gli standard per aderire all’iniziativa internazionale “Ospedali amici dei bambini e delle bambine”;
· favorire l’immediato contatto “pelle a pelle” tra madre e neonato;
· attuare la pratica del “rooming in”;
· mettere a disposizione spazi per gruppi di allattamento;
· fornire una maggiore assistenza pre e post-partum…

Pur percorrendo una strada tortuosa, grazie alla partecipazione attiva e all’apertura dei medici e dei loro collaboratori, vediamo gradualmente concretizzarsi proposte che fino a qualche mese fa sembravano addirittura impraticabili.
Ci sono ancora molte iniziative da portare a termine, ma siamo fiduciosi che potranno essere messe in atto in tempi brevi soprattutto se continueremo ad essere sostenuti dall’équipe così strutturata, in nome di una auspicabile continuità.

Dobbiamo purtroppo evidenziare una notizia giunta in questi ultimi giorni, che riguarda l’ordine di servizio di un ginecologo da Isernia a Termoli: in un momento così difficile per il nostro Ospedale, il reparto di Ostetricia/Ginecologia è stato ulteriormente sguarnito e, in un contesto in cui già si lavora con gravi carenze, per mantenere il servizio di guardia attiva, i medici rimasti sono costretti a turni massacranti sperando che l’ordine di servizio abbia una durata limitata.
Questa notizia ci spaventa come pazienti e ci porta a chiedere di approfondire la questione.

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