Economia/ La crisi di Isernia è la crisi del Molise

Suonano come bollettino di guerra, per il Molise, tutte le statistiche economiche elaborate negli ultimi mesi da istituti nazionali accreditati. A mettere in luce la situazione di crisi in cui versa il territorio molisano questa volta è uno studio pubblicato sul ‘IlSole24Ore’ relativo ai redditi 2016 (dichiarazioni del 2017) per abitante nei capoluoghi di provincia o regione, raffrontati a quelli analoghi del 2008 (dichiarazioni del 2009). La voce di partenza è l’anno della bolla speculativa, il 2008, quando l’economia mondiale crollò di colpo, generando un effetto domino che in parte non è ancora terminato. Il dato significativo è che Isernia è la città con il peggior risultato in Italia ed un decremento reddituale di poco inferiore al 10 per cento, un reddito pro capite basso (21.444 euro) ed una percentuale di contribuenti sul totale della popolazione del 65,4 per cento.

Quello che colpisce è proprio il fatto che il raffronto sia stato fatto con un anno ‘nero’ dell’economia e nonostante ciò il dato del territorio pentro sia così negativo; segnale che qualcosa sta cambiando nell’economia isernina e che la crisi sia lungi dall’essere passata, anzi si aggrava sempre più. Leggendo tutta la tabella si evince come sia purtroppo sempre il Sud a far registrare in gran numero situazioni negative con Barletta maglia nera del reddito (15.989 euro) ed una sequela di segni negativi nel trend di raffronto; ma non gioiscono anche province del Centro Italia, con redditi inferiori, ad esempio, rispetto a quelli di Campobasso (Fermo, Ascoli Piceno, Latina, Massa ed altre ancora).

Se Sparta piange Atene non ride (o viceversa): anche la situazione di Campobasso è fortemente negativa. Il capoluogo di regione ha un reddito di poco superiore rispetto a quello pentro (21.706), ma registra ugualmente decremento in confronto al 2008 (-4,47 per cento). Nei giorni precedenti uno studio dello Svimez aveva messo in luce una situazione economicamente drammatica per il Molise, una delle poche regioni italiane a non dare segnali di ripresa.

Crisi economica, politiche attive del lavoro ferme, sanità verso il tracollo, terremoto e viabilità da Terzo Mondo: un mix terribile di negatività che sta stroncando le gambe alla nostra regione, che adesso sembra come un pugile che ha subito un ‘ko’ e non trova la forza per rialzarsi.

In tutto questo sembrano attoniti gli operatori commerciali ed industriali e completamente inerme la classe politica, tesa far proclami ed organizzare eventi, a cui non stanno seguendo fatti concreti. I nostri amministratori danno l’idea di non sapere cosa fare e dove intervenire per programmare azioni di rilancio dell’economia e politiche attive del lavoro.

E’ un quadro a tinte fosche che rischia di trasformarsi in una strada senza uscita; il muro terminale è terribilmente vicino.

Stefano Manocchio

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