La paventata chiusura della biblioteca provinciale di Isernia non implica solo i disagi per l’istruzione pubblica degli studenti, ma è anche un segnale negativo che ci da la cifra della deriva in cui sta precipitando la realtà locale anche sotto il profilo civile e culturale.
Tanto più grave in tempi dove “l’analfabetismo di ritorno” colpisce il 70% degli italiani, dove dilagano barbariche idiozie xenofobe dovute proprio alla crescita dell’ignoranza più becera, e l’imbarbarimento culturale in generale.
Certo. Non che ci soddisfi l’attuale livello di gestione della biblioteca provinciale: ma è’ necessario opporsi con forza per impedirne la chiusura, contestualmente ad un progetto di rilancio e di riqualificazione della stessa, che punti da un lato a valorizzarne il rapporto con la cultura locale e i beni culturali locali, dall’altro a confrontarsi con altre realtà regionali, che il PCL Molise ha conosciuto direttamente, dove la gestione delle biblioteche ha assunto un buon livello di qualità, progettualità, di utilità per la crescita culturale della popolazione locale non solo giovanile.
In tale prospettiva si chiede anche l’intervento della Regione Molise, che invece ha mostrato mano larga per opere inutili (come lo spreco di 4 milioni di euro per pagare la sola progettazione della mega opera inutile del “lotto zero” dal costo di 170 milioni presi dai fondi per la coesione sociale, o di 5 milioni per lo spropositato mega auditorium finito sotto l’inchiesta nazionale sulla cricca tanto per fare esempi).
Si è insomma di fronte ad un taglio ingiusto di un servizio importante che deriva precipuamente dalle politiche governative della destra e del PD (e precursori) degli ultimi decenni ma anche dalla mala gestio regionale e provinciale: tagli ingiusti mentre si regalano miliardi di euro ai banchieri e ai capitalisti in varie forme, corruzione e grande evasione a parte.
La stessa riforma delle province come avevamo preannunciato, anche a Isernia, si è tradotta non nel taglio degli sprechi e dei carrozzoni che continuano come e peggio di prima, bensì nel taglio dei servizi essenziali (operai cantonieri licenziati mentre le strade sono sempre più prive di manutenzione e alla prima neve va in tilt l’intera provincia, servizi culturali eliminati e così via).
Nondimeno vanno evidenziate le responsabilità dell’amministrazione provinciale di Isernia che ci mette del suo, laddove da un lato rappresenta in loco le coalizioni governative che producono i detti tagli, dall’altro sempre essere diventata un esercito di soli generali senza soldati, che privilegia l’impiego delle risorse su spese burocratiche inessenziali fine a stesse, privatizza il servizio di manutenzione stradale mettendo sulla strada gli operai, smantella insomma patrimonio e servizi come fosse una sorta di commissario liquidatore governativo.