E’ necessaria la massima partecipazione popolare, anche dal Molise, alla mobilitazione del 28 marzo che svolgerà a Roma ed a cui il PCL parteciperà con il massimo impegno e con il proprio contributo di proposte. L’iniziativa della coalizione sociale promossa da Landini e la FIOM , cioè “una iniziativa rivolta a unire tutti i lavoratori e i soggetti colpiti contro l’alleanza fra Governo e Confindustria” , per come è enunciata, riflette ciò che da anni il PCL rivendica, vale a dire l’esigenza del più vasto fronte unico di classe contro governo e padronato.
Il progetto reazionario bonapartista del PD di Renzi, il salto dell’offensiva dominante contro lavoro e diritti, rendono ancor più necessaria e urgente la costruzione del fronte di classe di tutte le sinistre politiche, sindacali, associative, di movimento. Gli iniziali ammiccamenti verso il renzismo dei vertici FIOM sono stati deleteri; ma il fatto che Landini si sia poi collocato all’opposizione, è in sé positivo, sia pure perché costretto dall’aggressione frontale da parte di Renzi ai lavoratori e al sindacato.
Ora il punto è: ci si muove davvero nella direzione del fronte unico di lotta o si tratta solo di buone enunciazioni ? Quali sono le proposte di lotta ?
L’azione unitaria non può che essere tanto radicale quanto radicale è l’offensiva del governo: ad esempio la scelta di CGIL e FIOM di opporsi all’attacco all’art. 18 fu naturalmente positiva, ma il bilancio dell’opposizione è stato disastroso, per la rinuncia all’occupazione delle fabbriche persino nelle condizioni più favorevoli (AST Terni),per l’assenza di una piattaforma di lotta unificante del movimento; la convocazione di uno sciopero generale (12 dicembre) non per dare continuità alla lotta ma per chiuderla con un atto simbolico; così il licenziamento arbitrario per i nuovi assunti che è passato persino nella forma del licenziamento collettivo. Un disastro.
Dunque: coalizione sociale per cosa? Su questo è necessario aprire un confronto unitario.
Le fortune di Syriza e Podemos sono dovute non ad alchimie politiche, ma alla radicalizzazione sociale di massa in Grecia e Spagna, che ha trovato l’espressione elettorale in sinistre non compromesse nelle politiche di austerità. In Italia, invece: sinistre politiche suicidatesi per anni nei governi capitalisti e reazionari del PDS-PD, con le politiche antisociali, e dall’altro il pesante arretramento della mobilitazione di massa. Pensare di forgiare in laboratorio una sinistra politico/elettorale di massa, senza una svolta di lotta di milioni di proletari e di giovani significa coltivare l’ennesima illusione.
La stessa pretesa di Syriza di “un compromesso riformatore” con gli Stati strozzini rischia di concludersi nella resa obbligata agli usurai internazionali e nel tradimento delle aspettative di cambiamento, il che rischia anche di spianare la strada al populismo razzista o neofascista.
Ancora una volta la lezione è chiara: non c’è uno spazio reale “riformista” nella crisi capitalistica europea e nella camicia di forza dell’Unione, senza una piattaforma anticapitalistica, a partire dalla cancellazione del debito-truffa e dalla nazionalizzazione delle banche senza indennizzo sotto il controllo sociale dei lavoratori, che possa liberare risorse per le benché minime esigenze delle masse popolari sempre più impoverite.
La costruzione del partito di classe rivoluzionario è e resterà la bussola del nostro lavoro. In ogni fronte unico di lotta, in ogni battaglia di massa, in ogni occasione di incontro, confronto, manifestazione.