6 luglio 2015: si tiene la prima udienza presso il Tribunale di Isernia contro tre attivisti, rispettivamente del PCL MOLISE, dell’ARCI Molise e della UIL BAC, processati assurdamente per aver promosso la contestazione popolare del 31 marzo 2012, in occasione dell’inaugurazione della “magna opera” detta auditoriumm a Isernia, “senza averlo comunicato tre giorni prima”. Il cavillo abusato, anche stavolta, come per il processo “Bella Ciao” , è la norma di epoca fascista (art.18 comma 3 RD 773/1931). In quanto alla difesa tecnica dimostreremo facilmente che l’accusa è falsa ed arbitraria: l’assembramento spontaneo di persone intorno ad un evento di interesse (l’inaugurazione dell’auditorium) non rientra mai in tale sanzione; soprattutto non v’è nessuna prova che i promotori siano stati i tre suddetti. Ovviamente nessuno deve essere processato per questo; nondimeno “non si capisce” perché tra le decine di cittadini presenti all’evento siano stati accusati proprio tali tre attivisti, concretandosi in ciò anche un chiaro abuso giudiziario discriminatorio su basi ideologiche e politiche, di memoria fascista. Di fatto si processa un legittimo assembramento spontaneo di abitanti di Isernia, indignati, i quali espressero le loro proteste contro lo scandalo in odor di cricca dell’auditorium, contro la cementificazione selvaggia di Isernia a beneficio degli speculatori, contro lo scandalo “bigliettopoli” e contro la passerella degli esponenti della destra locale al potere dell’epoca.
Insomma, la Procura di Isernia, che processa assurdamente queste legittime idee è la stessa che invece ha archiviato le illiceità segnalate dalla stessa ANAC circa il mega appalto dell’auditorium, assurto alle cronache nazionali poiché in odor di cricca e di P3, cioè delle bande di capitalisti che si spartiscono il bottino pubblico in danno alle masse sfruttate e facendo scempio dell’ambiente e delle città. Del mostruoso abuso giudiziario, quel che è centrale è però la sua pericolosità sotto l’aspetto sociale e democratico per la nostra provincia, poiché siamo di fronte all’ennesimo arbitrio, inteso a soffocare la libertà dissenso e di proposta alternativa rispetto allo stato di cose esistenti. E questo processo politico-repressivo è analogo all’altro, altrettanto assurdo, ed ormai noto come il processo a chi cantò “Bella Ciao”, ed ad altri ancora che censurano legittimi documenti politici anticapitalistici del PCL MOLISE sulle questioni locali incluso lo scandalo auditorium, promossi sempre dalla stessa procura di Isernia.
Il che denota che è in atto nella nostra provincia un vero e proprio disegno di reprimere il dissenso sociale di carattere anticapitalista e comunque antagonista al sistema di potere locale, colpendone i vari attivisti attraverso questa sorta di “fascismo giudiziario”. Quando denunciamo la natura di classe dello stato e della giustizia borghese, anche a Isernia, non enunciamo dunque un concetto “astratto” o d’altri tempi, ma uno stato di cose di molto concreto ed attuale, contro il quale non cesseremo mai di lottare, in nome della libertà di pensiero e di una società più giusta. Ovviamente non riusciranno a intimidirci e le nostre battaglie locali anticapitalistiche, di giustizia sociale, di difesa ambientale, di lotta contro gli abusi di potere e gli scempi, continueranno, pur nei limiti delle nostre modeste forze attuali.
Tiziano Di Clemente