Dopo lo sconcerto, il dolore e la tristezza per il tragico evento, adesso si cerca di capire come possa essere accaduto. E’ un dramma enorme, quello avvenuto a Roma, dove una giovane donna di Agnone, Pina Orlando di 38 anni, si è suicidata gettandosi di prima mattina nel Tevere all’altezza di ponte Testaccio; è difficile anche commentare il fatto che, trovato il corpo purtroppo senza vita della donna, adesso si cercano le due bambine di pochi mesi, che la donna avrebbe potuto portare con sé per compiere l’estremo gesto.
La Orlando si era trasferita a Roma per motivi di lavoro da poco, con il marito Francesco Di Pasquo, giovane ingegnere anche lui di Agnone. Ora si raccolgono le testimonianze di chi ha visto, si cerca di capire se le due piccole gemelline, erano con lei; ci sarebbe un filmato delle telecamere di sorveglianza che farebbe intravvedere un fagotto, mentre un testimone sostiene di averla vista salire sul parapetto da cui poi si è buttata, ma di non aver visto bambine con lei. Di certo si sa che le neonate erano nate premature in un parto trigemellare (una non è sopravvissuta) nell’agosto scorso al Policlinico Gemelli da cui erano state dimesse, la prima a novembre, la seconda solo il 17 dicembre scorso. Ed è proprio questa una prima pista nella ricerca di un movente, cioè lo stress post parto a seguito della notizia della perdita di una delle tre figliolette. Disperato il marito, che non vedendo la moglie e le figliolette in casa, ha dato l’allarme e poi si sarebbe mosso freneticamente, in preda alla disperazione, per cercare di capire dove potessero essere; lo testimoniano i racconti dei vicini di casa, i quali dicono che la coppia sembrava felice e che di recente anche i nonni erano venuti in città per dare una mano alla figlia nell’accudire le neonate in questa fase delicata della sua vita.
Ora si cerca ovunque: la polizia fluviale continua a setacciare il Tevere, gli altri agenti controllano tutto il possibile lungo il tracciato percorso dalla donna suicida; si cerca nei cassonetti, si chiede alle persone. Non si deve abbandonare la speranza fino alla fine e si deve continuare a cercare ed indagare, sperando appunto che a questa immane tragedia non si aggiunga ulteriore motivo di dolore e disperazione.
Ai credenti resta anche la preghiera e la richiesta di un miracolo.
Stefano Manocchio