Con un titolo tanto impegnativo non so se riuscirò a scrivere qualcosa. Le analisi del voto ad Isernia le hanno fatte girare in tutte le direzioni. Non potendo far girare le pale delle torri eoliche per produrre energia hanno fatto girare le analisi.
Ovviamente da una parte si loda chi ha vinto come coalizione, dalle altri parti si cerca il capro espiatorio, ma nemmeno più di tanto. Poco importa se si è perso il comune di Isernia, importante per una parte di “Venafro” che abbia perso Iorio, e questo è un dato di fatto.
Questa analisi, l’analisi di queste elezioni la voglio far partire dal comizio di chiusura del compianto Ugo De Vivo. Non avevo il piacere di conoscerlo personalmente, mi ritrovai al suo comizio di chiusura in maniera fortuita, casuale, ed assistessi al comizio in maniera distaccata, territorialmente, ma molto partecipata a livello politico. Ovviamente per quello che mi riguardava e mi riguarda. L’avvocato De Vivo salì sul palco del suo comizio di chiusura, in un piazza non sicuramente pienissima, mentre nel pomeriggio all’Hotel Europa erano arrivati pullmann a scaricare centinaia di “votanti”. Ugo De Vivo era ben consapevole che sarebbe stato messo “in croce” dalla corazzata ioriana, ricordiamo che era candidata Rosetta Iorio, la sorella di Michele, e che i risultati del primo turno avevano sancito: maggioranza di centrodestra in Consiglio Comunale ma ballottaggio per il sindaco. Quindi, si capì, che il popolo votante aveva accettato i consiglieri, ma si era “ribellato” al candidato sindaco del centrodestra. Sappiamo tutti come finì: Ugo De Vivo fu eletto sindaco ma dopo poco tempo lo fecero cadere e si rivotò con l’elezione del Generale in pensione D’Apollonio.
Io credo che in questo frangente di tempo sia nata la “politica” per Piero Castrataro sindaco. Attenzione alle virgolette di politica, perché parleremo anche di quelle … le virgolette..
In ogni collettività ci sono persone più o meno legate al territorio, più o meno legate alla storia, più o meno legate alla “politica” fatta sul territorio e per il territorio. Queste persone, ovviamente, vivono anche ad Isernia. Ad Isernia come ovunque. Bene! Alcune di queste persone iniziarono a lavorare sul territorio, a fare “politica” tra la gente forse sin dall’indomani dell’elezione del Generale D’Apollonio, o forse della caduta di Ugo De Vivo. Politica retta e corretta, senza mai trascendere, rispettando tutti. Un “politica” fatta di ascolto, una “politica” fatta di ricerche delle necessità, una “politica” fatta della ricerca delle soluzioni, una “politica” fatta per il bene del territorio.
Voglio raccontare un aneddoto politico: ad una delle prime riunioni del PCI a Roma subito dopo la guerra, un delegato regionale chiese dove fosse meglio aprire le sezioni dell’allora PCI. Un funzionario nazionale gli disse: “ovunque ci sia una chiesa”, questo non per dichiarare guerra al Vaticano, ma per riconoscere la capillarità della Chiesa.
Ecco io credo che questo sia successo ad Isernia: si sia analizzato il territorio, scoprendo le vere necessità e il vero stato di salute della città, e ci abbiano lavorato a fondo, questo perché come ha detto Pierluigi Bersani annunciando il suo ritiro dalla politica attiva: “La politica si fa anche tra la gente, bere un caffè al bar. Per fare politica non bisogna essere per forza un eletto nelle Istituzioni”.E questo hanno fatto ad Isernia.
Non voglio, ma non posso, lodare chi ha svolto tutta questa opera di alta “politica” nel comune di Isernia. Non posso, ma non voglio accettare i discorsi di vincitori da parte dei politici che fanno politica.
Delle liste civiche formate da giovani, ma anche da giovani di spirito, hanno portato una ventata di “politica” tra le strade di Isernia. Le persone andando al seggio se ne sono ricordate. Una mia amica, moglie di un mio carissimo amico candidato, mi disse di persone che l’avevano fermata per strada per dirle che avrebbero votato il marito, persone che lo avevano sempre stimato e tenuto da conto. Queste sono state le elezioni di Isernia. Ad Isernia ha vinto la “politica” ed ha perso la politica.
Adesso, in conclusione devo spiegare la differenza tra “politica” e politica: la “politica” è quella che hanno fatto le persone che hanno iniziato a crederci all’indomani della caduta di Ugo De Vivo, impegnandosi sul territorio e parlando con la gente. La politica, senza virgolette, è quella che hanno fatto tutti gli altri, sia a destra che a sinistra.
Adesso, quindi, per il bene di tutti noi, avendo capito con l’esempio di Isernia che abbiamo bisogno di “politica” e non di politica, vi saluto con affetto e stima, sperando che ci sia più “politica” e sempre meno politica raffazzonata per la conquista di “Alamo”, visto come il fortino della propria poltrona!
Allora: affetto e stima già detto, dunque solo: statevi arrivederci!!
Franco di Biase