Era il mese di dicembre di 58 anni fa, nel 1960, quando tra lacrime e apprensioni per il futuro, Carmine si lasciò il suo paese alle spalle e raggiunse Londra dove si ritrovò tra tanti veneti, friulani e piemontesi, a fraternizzare in una metropoli sconosciuta. Gli bastarono sei anni per mettersi in proprio ed aprire la sua prima attività. Da allora, ne ha fatta di strada, insieme alla moglie, di origine toscana, e a tutta la famiglia con cui ha condiviso successi imprenditoriali, riconoscimenti straordinari, e purtroppo lutti dolorosissimi che gli hanno strappato via gli affetti più cari per un padre.
Oggi coadiuvato dall’ultimo figlio Luigi, dalle sorelle e da altri familiari,controlla un gruppo imprenditoriale con oltre 200 addetti con sede principale a Londra e presenza in varie città britanniche. Esclusivista nell’import di prestigiosi marchi del Made in Italy, ha stabilimenti produttivi nel settore lattiero – caseario e distribuisce, oltre a prodotti di grandi marche, anche le tipicità proprie dell’Alto Molise a conferma di un legame affettivo con la sua terra d’origine che è rimasto sempre saldo e forte.
Recentemente ha voluto rilevare, ristrutturare, in modo mirabile, e riaprire l’hotel – ristorante “Monte Campo” restituendolo alla comunità come frammento di un mosaico che innalza e arricchisce l’offerta ricettiva di uno dei borghi più suggestivi degli Appennini.
Ieri, al termine di alcuni giorni in cui ha inteso condividere le bellezze e le tradizioni della sua Terra con molti dei suoi dipendenti, scrutando un paesaggio meraviglioso gli è tornato in mente quell’inizio di dicembre del 1960 quando, a 19 anni, si incamminò verso l’ignoto senza conoscere una parola d’inglese né avere nessuno che lo aspettasse o a cui rivolgersi a Londra.
Stringendomi il braccio mi ha detto ‹‹…mai avrei pensato di tornare qui dopo 58 anni da imprenditore. Nell’andar via ero solo animato dalla voglia di conoscere il Mondo, lavorare e vivere onestamente…››.
Con Carmine e la sua famiglia ci siamo conosciuti nel 2011, quando mi accolse e mi fece visitare le sue aziende a Londra e a Bedford, cogliendo la sua giustificata soddisfazione per i meritati risultati che aveva raggiunto.
Lo incoraggiai a tenere vivo il legame con il Molise ringraziandolo per l’idea, che già coltivava, di investire a Capracotta. Da allora non ci siamo più persi di vista e ieri mi sono ritrovato a condividere con Carmine, Luigi e una miriade di collaboratori di varie etnie, una giornata ricca di emozioni, sguardi, saluti e qualche ricordo personale triste, come quelli che puoi vivere solo nelle terre del nostro Sud, dove l’anima di chi emigra resta sempre a cavallo tra luogo di partenza e luogo di arrivo.
Michele Petraroia