Di questi giorni le notizie sugli interventi di vigili del fuoco, carabinieri e forestale per soccorrere dializzati nei comuni dell’Alto Molise. Una donna incinta di Pescopennataro, invece, ha impiegato circa tre ore a bordo di un fuoristrada-ambulanza del presidio di Agnone per raggiungere il nosocomio di Isernia. Un infarto o una ischemia sarebbero stati fatali per i pazienti, considerati i tempi impiegati. La sala operatoria del “Caracciolo”, dove era programmata la sessione operatoria, è entrata in funzione grazie alla polizia stradale di Agnone, che ha prelevato l’anestesista a Isernia.Gli episodi ripropongono il tema della Sanità nelle aree interne della provincia di Isernia, le più lontane dai principali centri di cura. Bensì dei ‘diritti’ di un territorio che subisce i disservizi, ma anche gli extra costi rispetto agli altri residenti: pensiamo solo alle addizionali pagate per l’energia e la mobilità. Questo per dire che bisogna andare oltre le politiche per le urgenze prospettate nel piano sanitario.
Una sanità strutturata, non quella che impacchetta il paziente e lo trasporta in ospedale dopo un viaggio di oltre un’ora, deve qualificare l’attenzione regionale verso chi vive in Alto Molise. Alla popolazione di questa area non si può continuare a chiedere tasse e poi negare servizi, infrastrutture, politiche per il lavoro e la vivibilità. Se è vero che il Sud abbandonato rischia di trascinare il Paese verso l’altra sponda del Mediterraneo, le zone deboli della regione devono essere sostenute, prima di danni irreparabili alle persone e all’assetto istituzionale.
Ass. Protezione Civile del Comune di Agnone
Geol. Daniele Saia