122esimo anniversario ferrovia Caianello-Isernia: il ricordo dell’Ing. Frosali

Lunedì 21 marzo alle 16:45, in occasione del 122esimo anniversario dell’inaugurazione della ferrovia Caianello-Isernia e nello specifico dell’ultimo tratto da Roccaravindola al capoluogo, caratterizzato da opere ingegneristiche ardite, una delegazione de LE ROTAIE depositerà un cuscino di fiori sulla tomba dell’Ing. Narciso Frosali, storico progettista della grande travata metallica del ponte di Santo Spirito di Isernia, poi distrutta dalla guerra e sostituita dall’arco in cemento di circa 70 metri.
La storia dell’ Ing. Frosali ebbe un triste epilogo: al momento del collaudo del ponte, si verificò una flessione della travata di qualche millimetro in più rispetto ai suoi calcoli, che comunque non compromise l’esito positivo del collaudo, ma Frosali non seppe darsi pace per questo “grave errore” che lo portò fino all’estremo gesto del suicidio, e si narra tra le persone del luogo che si lanciò nel vuoto proprio dal ponte di Santo Spirito.
Sulla sua lapide, al cimitero di Isernia, è iscritto l’anno 1891, ma non si hanno notizie certe sulla data della sua morte.

Nel 1894 poi, il 21 marzo, la prima locomotiva a vapore fece il suo ingresso nella stazione di Isernia.
Fu probabilmente uno degli eventi più importanti della storia molisana, dall’Unità fino alla seconda guerra mondiale.
Per collegare il capoluogo pentro con il resto della rete lo sforzo ingegneristico fu straordinario e i costi ingenti: certamente il viadotto di Santo Spirito a Isernia con i suoi mastodontici archi è l’esempio più importante.

Nel 1943, i tedeschi in ritirata abbatterono ponti e tagliarono i binari. Per diversi anni, dopo la fine del secondo conflitto mondiale, il Molise ritornò in quell’isolamento dal quale era uscito molti decenni prima. Tra le più complesse opere di ricostruzione, ultimate fino alla riapertura ufficiale della linea il 27 febbraio 1953, proprio il ponte di Santo Spirito, che fu ricostruito ex novo e venne edificato con un poderoso arco centrale che è divenuto uno dei simboli che oggi caratterizzano Isernia.

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