lunedì, Marzo 10, 2025
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Tananai circondato dai fan a New York, intonano ‘Tango’ e lui si commuove

(Adnkronos) –
Tananai sorpreso dai fan a New York. Il cantante è stato fermato e circondato dalla folla che ha intonato per lui 'Tango', il brano portato in gara al Festival di Sanremo 2023 e che si è classificato quinto.  Una sorpresa che ha lasciato Tananai, Alberto Cotta Ramusino all'anagrafe, senza parole. Il cantante si trovava nella Grande Mela per sostenere un discorso al Palazzo di Vetro delle Nazioni Uniti in occasione del Global Citizens Model United Nations 2025, davanti a una platea piena di giovani universitari.  Dopo l'evento, il cantante si è trovato circondato dai numerosi fan nella piazza di Times Square. Visibilmente commosso, Tananai non ha trattenuto le lacrime davanti alla folla che ha intonato la sua 'Tango'.  Il cantautore si è fermato con i fan a scattare selfie e foto di gruppo. Il video è diventato virale sui social ed è stato condiviso anche dall'artista sul profilo social: "Che emozione", ha commentato Tananai.    —spettacoliwebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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Coppa del Mondo sci, tripletta Svizzera in discesa a Kvitfjell. Sesto Paris

(Adnkronos) – Seconda tripletta stagionale in discesa per la Svizzera. A Kvitfjell, dopo il successo di ieri di Dominik Paris, vince il campione del mondo Franjo Von Allmen (1'45"46). Dietro di lui Marco Odermatt (a 28 centesimi) e Stefan Rogentin (a 38 centesimi). Risultati che lasciano tutto ancora per la Coppa di specialità. "Oggi le sensazioni erano migliori, ma non ho sciato bene. Con questa visibilità ho fatto fatica" ha spiegato Paris ai microfoni della Rai dopo la gara. L'azzurro ha poi commentato la tripletta elvetica: "Non sono riuscito a essere a tempo sulle onde della pista. Dobbiamo darci da fare per battere gli svizzeri". —sportwebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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Gene Hackman morto per arresto cardiaco, la moglie uccisa da virus trasmesso da topi

(Adnkronos) –
Gene Hackman aveva l'Alzheimer in una fase avanzata ed è morto per una combinazione di ipertensione e una grave malattia cardiaca, probabilmente il 18 febbraio. Il celebre attore americano è stato ritrovato ormai deceduto, insieme alla moglie, il 26 febbraio scorso: i loro corpi sono stati trovati in stanze diverse della loro casa di Santa Fe, in New Mexico.  La moglie, Betsy Arakawa, 65 anni, sarebbe morta a causa di un sindrome polmonare da hantavirus, un virus che si trasmette all'uomo attraverso il contatto con roditori infetti. Non c'erano segni di trauma e la morte è arrivata per cause naturali.  Non una scena da film giallo ma dell'orrore, una tragedia che ha combinato malattie e solitudine di una coppia che negli ultimi tempi aveva deciso di vivere isolata, senza contatti da mesi e mesi anche con familiari e parenti. Le cause del duplice decesso scoperto il 26 febbraio, che fin dall'inizio era stato definito "sospetto", sono state rese note nel corso di una conferenza stampa venerdì 7 marzo a Santa Fe dallo sceriffo della contea, Adan Mendoza, dal capo dei vigili del fuoco della locale caserma, Brian Moya, e dai funzionari dell'Ufficio dell'investigatore medico e del Dipartimento della salute del New Mexico. L'attore Gene Hackman, 95 anni, due volte premio Oscar, e la pianista classica Betsy Arakawa sono stati trovati il 26 febbraio in stanze separate della loro casa: nessuno dei due mostrava segni di traumi esterni e subito lo sceriffo aveva escluso la pista dell'omicidio. Anche un avvelenamento da monossido di carbonio, causato da una fuga di gas, è stato escluso rapidamente dalle indagini tecniche e dagli accertamenti medico-legali.  L'autopsia di Hackman ha mostrato incipienti segni del morbo di Alzheimer e il medico legale Heather Jarrell hanno spiegato che "potrebbe non aver saputo che la moglie era morta" mentre era sopravvissuto nella loro casa per almeno una settimana a causa della demenza. La dottoressa Jarrell ha detto che è difficile sapere molto sullo stato mentale del leggendario attore prima o dopo la morte della moglie, ma ha rivelato che era in un "pessimo stato di salute" e che non c'era cibo nel suo stomaco. Non era disidratato al momento della morte. "Non esiste un metodo scientifico affidabile per determinare con precisione l'ora o la data esatta del decesso", ha dichiarato Heather Jarrell, a capo dell'Ufficio dell'investigatore medico del New Mexico. "I dati iniziali del pacemaker del signor Hackman hanno rivelato un'attività cardiaca il 17 febbraio, mentre il successivo interrogatorio del pacemaker ha dimostrato un ritmo anomalo di fibrillazione atriale il 18 febbraio. In base alle circostanze, è ragionevole concludere che la signora Hackman sia deceduta per prima, e che l'11 febbraio sia stata l'ultima volta in cui si è saputo che era viva".  Jarrell ha annunciato anche i risultati delle autopsie. L'esame del cadavere di Gene Hackman ha evidenziato una grave malattia cardiaca, con cicatrici di molteplici interventi chirurgici al cuore e prove di precedenti attacchi cardiaci. L'autopsia dell'attore ha mostrato anche gravi alterazioni ai reni a causa dell'ipertensione cronica. L'esame del cervello ha evidenziato un'avanzata malattia di Alzheimer, nonché alterazioni dei vasi sanguigni nel cervello, secondarie all'ipertensione cronica.  Almeno una settimana prima di quella che si ritiene essere la data del decesso di Gene Hackman, la moglie è morta di sindrome polmonare da hantavirus, una grave malattia respiratoria causata dagli hantavirus, una famiglia di virus trasmessi all'uomo attraverso il contatto con roditori infetti. I sintomi dell'hantavirus compaiono in genere da una a otto settimane dopo l'esposizione; i primi sintomi possono assomigliare o essere confusi con l'influenza. La malattia può progredire rapidamente e provocare gravi crisi respiratorie, abbassamento della pressione sanguigna e insufficienza d'organo. L'autopsia dell'attore non ha mostrato segni di infezione da hantavirus.  Nel pomeriggio dell'11 febbraio, Betsy Arakawa, ha reso noto lo sceriffo Mendoza, è stata filmata dalle telecamere di sorveglianza mentre faceva acquisti presso una parafarmacia della catena Cvs, un mercato locale e un negozio di cibo per animali a Santa Fe. Le e-mail sul suo computer della moglie non sono state aperte dopo quella data. "Non ci sono state altre comunicazioni in uscita da parte sua o attività note dopo l'11 febbraio, informazioni sul telefono cellulare", ha precisato lo sceriffo, affermando che l'ultima conversazione è stata con un massaggiatore in quella data e che questo è l'ultimo giorno in cui Betsy ha comunicato con qualcuno al di fuori della sua casa. "Stiamo lavorando con la polizia federale per ottenere le informazioni" dai due telefoni sequestrati durante la perquisizione dopo il ritrovamento dei due cadaveri "ma la nostra indagine mostra che tutte le ultime comunicazioni e attività conosciute sono ferme all'11 febbraio".  Uno dei tre cani della coppia, un mix di Kelpie australiano di nome Zinnia, è stato trovato morto in una gabbia posta in una stanza adiacente al bagno in cui è stato scoperto il corpo di Betsy Hackman. Zinnia era stata sottoposta a un intervento chirurgico di recente e i veterinari hanno dichiarato di ritenere che questo spieghi il motivo per cui la cucciola era tenuta in gabbia e lontana dagli altri due animali presenti in casa, i due pastori tedeschi della coppia, ritrovati invece vivi. L'indagine sulla morte della coppia è iniziata il 26 febbraio con la scoperta degli Hackman e del loro cane nella residenza in maniera causale da due addetti alla manutenzione della casa. I rapporti della polizia indicano che Gene Hackman non parlava con le figlie da mesi e che Betsy aveva interrotto le telefonate settimanali con l'anziana madre residente alle Hawaii senza fornire alcuna giustificazione.  "Probabilmente da virus Sin Nombre (scoperto nel 1993 a seguito di un focolaio nella regione dei Four Corners, al confine fra Arizona, Colorado e New Mexico). L'infezione, acquisita tramite inalazione di aerosol di escrementi di topi, può causare una grave sindrome polmonare, caratterizzata da un alto tasso di letalità, ed è endemica in alcune zone degli Stati Uniti". Lo spiega su Facebook l'infettivologo Gianni Rezza, già direttore della Prevenzione del ministero della Salute e oggi professore di Igiene all’Università Vita-Salute S. Raffaele di Milano.  Il virus Sin Nombre è la causa più comune della sindrome polmonare da hantavirus nel Nord America. Il virus Sin Nombre (famiglia hantavirus) viene trasmesso principalmente dal topo cervo orientale. Gli hantavirus sono presenti in tutto il mondo nei roditori selvatici, che li eliminano per tutta la vita nella saliva, nelle urine e nelle feci. La trasmissione si verifica fra roditori. La trasmissione agli umani avviene attraverso l'inalazione di aerosol provenienti dagli escrementi dei roditori o, raramente, attraverso morsi di roditori. La trasmissione interumana può verificarsi con il virus delle Ande. Le infezioni acquisite sia per via naturale che in laboratorio stanno diventando sempre più diffuse. —salutewebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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“Storie invisibili di donne incredibili”, Ada Trombetta, eccellenza molisana celebrata a Roma

Nell’ambito della manifestazione “L’Italia
delle donne”, promossa dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri –
Dipartimento Pari Opportunità – è stata premiata la straordinaria figura di Ada
Trombetta, donna che ha dato lustro alla città di Campobasso e all’intero
Molise. L’evento, dal titolo “Storie invisibili di donne incredibili”, si è tenuto
questa mattina al Maxxi di Roma e ha visto la partecipazione della consigliera
comunale Annamaria Trivisonno, delegata alle Pari Opportunità e Politiche di
genere.
“Ho partecipato con grande interesse all’evento, un’occasione per
sottolineare l’importanza del ruolo della donna in ambito familiare,
professionale e politico, e per rimarcare – dichiara la consigliera Annamaria
Trivisonno – la necessità di unire le forze per superare i cosiddetti soffitti di
cristallo. La ministra Roccella ha inoltre annunciato che il bando per questa
iniziativa sarà riproposto il prossimo anno, un segnale positivo per continuare
a valorizzare storie straordinarie come quella di Ada Trombetta”.
Ada Trombetta, nata a Campobasso il 21 settembre 1922, è stata
un’instancabile promotrice del patrimonio storico, artistico e folklorico della
regione Molise. Dopo una brillante carriera come docente e dirigente
scolastica, Ada ha dedicato la sua vita a riscoprire, studiare e valorizzare le
ricchezze culturali della sua terra. La sua passione l’ha portata a esplorare
borghi, campagne e siti archeologici per preservare reperti, tradizioni e
costumi molisani spesso dimenticati.
Le sue ricerche hanno dato vita a numerose pubblicazioni, tra cui spiccano
titoli come “Arte nel Molise attraverso il Medioevo”, “Fascino e suggestione
del passato nella processione dei Misteri a Campobasso”, e “Campobasso tra
‘800 e ‘900. Le cartoline raccontano”, opere che ancora oggi rappresentano
un punto di riferimento per lo studio della cultura molisana.
Ada Trombetta ha ricevuto prestigiosi riconoscimenti, tra cui la Medaglia
d’Oro del Presidente della Repubblica ai Benemeriti della Scuola, della
Cultura e dell’Arte (1973) e il Premio per la Cultura della Presidenza del
Consiglio dei Ministri in più occasioni. È stata nominata Cavaliere della
Repubblica (1975), Ufficiale al Merito (1986) e Commendatore al Merito
(1991).

La sua scomparsa, avvenuta il 26 gennaio 2014, non ha cancellato il suo
contributo straordinario: Ada Trombetta è e resta una figura emblematica che
continua a dare lustro a Campobasso e al Molise, un’inesauribile fonte di
ispirazione per chiunque creda nella forza della cultura e del sapere.
L’amministrazione comunale esprime il proprio orgoglio per il riconoscimento
ricevuto dalla prof.ssa Trombetta, la cui dedizione e passione rimangono un
simbolo del valore che il Molise può offrire al panorama culturale italiano ed
europeo.

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8 marzo, da Roma a Milano in migliaia in piazza “contro la violenza patriarcale”

(Adnkronos) – Cortei e manifestazioni in 60 città italiane per la Giornata internazionale della donna, oggi 8 marzo. Sotto lo slogan: ‘Lotto, boicotto, sciopero’ da Torino a Roma 'Non Una di Meno' chiama allo "sciopero dal lavoro produttivo, riproduttivo e di cura, sciopero dai consumi e dai generi" e a scendere in piazza contro “la violenza patriarcale, la guerra e la povertà”. Teatro Argentina di Roma transennato per il sit in organizzato dalle attiviste di 'Non Una di Meno', nella giornata dell'8 marzo. Nel teatro sarebbe dovuto andare in scena questa sera lo spettacolo 'November' interpretato da Luca Barbareschi, che invece è stato sospeso da ieri.  "Le parole di Barbareschi sul movimento MeToo e sulle donne che hanno denunciato gli abusi per noi sono irricevibili", dicono le attiviste al megafono. "Nel giorno dello sciopero transfemminista a occupare la scena del Teatro Argentina doveva essere uno dei simboli del patriarcato italiota – spiegano ancora le attiviste – Solo in una distopia, o in uno scherzo di cattivo gusto, è immaginabile che il protagonista della serata dell'8 marzo potesse essere Luca Barbareschi, regista, attore e direttore artistico noto per aver violentemente sminuito le voci delle attrici che grazie al MeToo stanno denunciando anni di molestie e abusi nel mondo del teatro e del cinema, oltre che per aver fatto fallire, a suon di fondi pubblici straordinari, uno dei teatri più importanti di Roma, il Teatro Eliseo”. Sulle transenne davanti al teatro è stato attaccato uno striscione con su scritto 'Corpi e terra, non una di meno' mentre a terra su un altro striscione si legge 'Vogliamo tutt'altro' firmato dall'Assemblea costituente Lavorat_ spettacolo. "Siamo qui davanti a questo teatro chiuso – dice un'attivista al megafono – rivendichiamo un lavoro non sfruttato, non precario, un lavoro pagato con un salario degno e un reddito di dignità che oggi non è garantito ai lavoratori che sono impiegati nelle strutture del centro storico della nostra città". "La rabbia ci protegge, marea che fa paura fuori i fascisti dalla cultura" e "Abuser, sionisti, machi e fascisti, balleremo nude sui vostri resti" sono gli slogan che vengono scanditi durante il sit in. Da piazza Duca d’Aosta, davanti alla Stazione Centrale, è partito il corteo organizzato da Non Una di Meno a Milano. Migliaia le persone scese in piazza per la manifestazione per la Giornata internazionale. "Lotto, boicotto, sciopero" recita il manifesto che apre il corteo, che si proclama "al fianco delle donne palestinesi, contro femminicidi e violenze sessuali". In piazza Duca d’Aosta, prima della partenza, le attiviste hanno riversato vernice fucsia a terra per protestare contro le ‘zone rosse’, “un dispositivo poliziesco di profilazione razziale senza precedenti”, in base al quale – denuncia Non Una di Meno – “le persone possono venire fermate, identificate, catalogate e allontanate da questa piazza. È stato detto che uno degli obiettivi è ‘allontanare i molestatori’. La verità è che fermeranno le persone nere, quelle povere, i giovani delle periferie, le persone in transito, quelle disperate. Utilizzano i corpi delle donne per seminare razzismo, quando in italia l'80% degli stupratori sono dentro le nostre case. Oggi lo diciamo chiaramente: non è in nostro nome che chiuderete i confini”.  Il corteo, diretto verso il centro città, terminerà in piazza della Scala.  Dopo il blitz in mattinata in una delle sedi torinesi della catena Carrefour, le partecipanti alla giornata di mobilitazione si sono date appuntamento in piazza Massaua da dove hanno raggiunto la sede di Leonardo lanciando uova di vernice viola contro il cordone di polizia posto a protezione dei cancelli dell’azienda aerospaziale. ‘Se le nostre vite non valgono noi scioperiamo’ recita lo striscione che ha aperto il corteo di Torino in occasione dell'8 marzo.  
Sono migliaia le persone che hanno partecipato al corteo di 'Non Una di Meno' che ha sfilato per le vie del centro di Roma sotto lo slogan: ‘Lotto, boicotto, sciopero’. Sono partite da piazza Vittorio Emanuele e dopo essere passate per via Merulana e via Labicana, hanno gridato "Siamo più di ventimila", arrivando davanti al Colosseo e "Marea sei bellissima", all'ultima tappa del Circo Massimo. Piume, parrucche, sciarpe, abiti e fazzoletti legati al braccio, tutti rigorosamente fucsia (o viola), il colore della lotta transfemminista per l’emancipazione, mentre dal camion che ha guidato il corteo risuonava musica dance e techno. Tantissimi i giovani tra la folla che si sono lasciati trascinare ballando e cantando tra un intervento e l’altro. "Non ci fermeremo finché non sarà distrutto il patriarcato", hanno detto le attiviste dal megafono. E con le chiavi fatte agitare in aria a simboleggiare i luoghi che ancora non sono sicuri per le donne, a un certo punto, le manifestanti hanno dato vita a "un minuto di rumore". Spazio anche all’intervento contro il genocidio a Gaza e per le donne palestinesi nello sciopero transfemminista che quest’anno è appunto contro “la violenza patriarcale, la guerra e la povertà”. Arrivati al Circo Massimo lo striscione ‘Lotto, boicotto, sciopero’, che ha guidato la sfilata fucsia, è stato posto sulla strada mentre la folla, tra cui in prima fila bambini, hanno cominciato a ballare. Poi l’accensione di fumogeni viola, l’azione che ha chiuso l’iniziativa. 'Non una di meno' dà appuntamento a Largo Argentina per il presidio delle 17, sempre in occasione della Giornata internazionale della donna.  Sul camion del movimento anche interpreti Lis che hanno tradotto in lingua dei segni gli interventi. "E' sciopero transfemminista", hanno gridato le attiviste di 'Non una di meno' dal camion dando inizio al corteo. "Siamo tutte antifasciste"; "siamo tutte transfemministe": è il coro che si è alzato tra le note del brano ‘Rumore’ di Raffaella Carrà. "Scioperiamo dal lavoro precario, dal lavoro sottopagato delle donne", hanno detto le attiviste dal corteo. Dal megafono anche riferimenti alla piazza di sabato scorso al Quarticciolo e alla sicurezza delle periferie. "Ai problemi non si può rispondere con la polizia, quello di Quarticciolo è il vero modello con un doposcuola, un ambulatorio, è solo insieme che possiamo sconfiggere la violenza, continuiamo a lottare insieme: Quarticciolo alza la voce, grazie per chi c’era sabato in piazza".  Tra fumogeni viola e fucsia (il colore del movimento) alti cartelli come 'Se non te la do non te la prendere'; 'Il lavoro di cura è lavoro (pagatece)'; 'Sorella non sei sola'; 'Cuori accesi, fasci appesi'. E ancora: 'La Palestina esiste dal fiume fino al mare'. Diverse tra l’altro le bandiere della Palestina che si soo viste sventolare insieme a quelle della pace. "Siamo marea in tutto il mondo. In Argentina contro Milei. Negli Stati Uniti contro Trump e Musk. Siamo ovunque. Siamo contro Meloni e Macron, contro chi vuole spendere soldi in armi e riarmare l’Europa", dicono le attiviste di 'Non una di meno'. "Più Trans meno Trump”, una delle scritte su un manifesto nel corso della manifestazione. Poi lo slogan contro Regione e Governo: “Rocca Roccella e Valditara la vostra transfobia la pagherete cara". Nello spezzone degli studenti anche cori in ricordo di Giulia Cecchettin: "Giulia è viva e lotta insieme a noi, le nostre idee non moriranno mai". In piazza Vittorio, prima della partenza, una performance di artiste indipendenti: si sono legate alle cancellate in piazza con corde che stringevano anche polsi e vita. I volti coperti da calze e i vestiti e le mani macchiati di rosso a simboleggiare il sangue. Sopra le loro teste un cartello con scritto: "Cosa fai?". Poco prima dell’arrivo del corteo al Circo Massimo, le manifestanti hanno urlato 'Donna, vita e libertà' richiamando lo storico slogan delle donne curde diventato un motto di resistenza in tutto il mondo. Un grido seguito da alcuni interventi contro le guerre e contro Leonardo ("vende armi e a ogni guerra intasca sempre più soldi"); contro le ‘zone rosse’ ("ennesima frontiera interna"); contro i decreti sicurezza del governo italiano. "Con eserciti schierati nelle nostre strade, si vuole militarizzare la nostra vita quotidiana e ridurre gli spazi di espressione del dissenso e di costruzione di nuovi immaginari", hanno sottolineato le attiviste. Nel corso del corteo anche lo slogan: “Lo stupratore non è un immigrato ma il figlio sano del patriarcato”.  Tra i partecipanti al corteo anche il movimento studentesco Osa. Prima di unirsi agli altri manifestanti in piazza Vittorio Emanuele, si sono recati sotto il ministero dell’Istruzione per protestare contro il ministro Valditara. Bandiere della Palestina, fumogeni e dei cartoni con disegnati dei mirini con scritto 'educazione sessuale'; 'scuola dell’emancipazione' e 'diritto al dissenso'. E ancora una gigantografia del ministro Valditara vestito da sceriffo: "Siamo ora sotto al ministero dell’Istruzione, contro la scuola di Valditara, vogliamo un'educazione sessuo- affettiva in ogni scuola!”, hanno scritto gli studenti sui social.  Davanti al Mim, rilanciando lo sciopero previsto per il 4 aprile, i ragazzi hanno poi srotolato un grande striscione con la scritta: "Valditara maledetto distruggi scuola e diritto". In piazza Vittorio Emanuele invece hanno urlato slogan contro il sindaco di Roma Gualtieri e 'Israele che tu sia maledetta' e 'Valditara vogliamo la tua testa'. Non solo Roma, Milano e Torino. 'Non una di Meno' oggi ha previsto manifestazioni in tutta Italia sotto lo slogan 'Lotto, boicotto, sciopero': Ancona, Alessandria, Alba, L'Aquila, Ascoli Piceno, Asti, Bari, Bergamo, Bologna, Brescia, Brindisi, Cagliari, Catania, Como, Cosenza, Cuneo, Desenzano del Garda, Empoli, Fano, Firenze, Foligno, Genova, Imperia, Lamezia Terme, La Spezia, Livorno, Lucca, Mantova, Massa Carrara, Matera, Messina, Milano, Modena, Napoli, Novara, Olbia, Padova, Palermo, Pavia, Parma, Piacenza, Perugia, Pescara, Pisa, Pistoia, Prato, Reggio Calabria, Reggio Emilia, Rimini, Salerno, Savona, Siena, Torino, Trento, Treviso, Trieste, Udine, Varese, Venezia, Verbania, Verona e Vasto.  —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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8 marzo, Zalone canta ‘L’ultimo giorno di patriarcato’ – Video

(Adnkronos) –
Checco Zalone, con la sua vena dissacrante e ironica, fa sentire la sua voce oggi 8 marzo, nel giorno della Festa della Donna, con il brano 'L’ultimo giorno di patriarcato'.
 Nel video un paesino del Sud Italia che domina una vallata. Un uomo, triste e sconsolato, sguardo perso nel nulla, assapora il caffè servito dalla moglie in camera da letto. Si è appena svegliato, indossa ancora la vestaglia. E' il suo ultimo momento di gloria, l'ultimo atto del suo dominio maschile: la moglie appare ancora fragile e remissiva ma è pronta a conquistare la libertà. il patriarcato, infatti, sta finendo in modo inesorabile e, a San Masculo, cambiano le regole del gioco. Sui muri del paese vengono affisse le nuove disposizioni pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale che non lasciano scampo agli uomini: è istituito il 'Divieto di patriarcato'.    L’inedito, disponibile su tutte le piattaforme digitali, è accompagnato da un cortometraggio musicale interpretato anche da Vanessa Scalera che veste i panni della moglie. Una donna inizialmente intimorita ma che alla fine si apre anche a nuove avventure sentimentali. "E va bene, amore mio, la lasagna la faccio", canta Zalone servendo a tavola una lasagna bruciata e malconcia alla moglie e alle figlie. Trasformato in un improbabile uomo di casa, il comico pugliese si dedica al bucato con risultati non proprio in linea con le aspettative. E ancora "per amore, lavo e stiro ogni ora. Per amore – dice Zalone, viso senza barba, baffi lunghi e neri d'ordinanza, come si conviene allo stereotipo dell'uomo del Sud – faccio tutto ciò che è contro natura". Si arriva poi alla deriva più tragica e comica. Vanessa Scalera si dedica "tutti i giorni all'apericena con la 'commare' Filomena" e si fa venire a prendere da un ragazzo in vespa, il toyboy, lasciando Checco senza parole. L'uomo, tradito, è sconfitto su tutta la linea. —spettacoliwebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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Pierdavide Carone a Verissimo, chi è il cantautore: da ‘Amici’ alla vittoria a ‘Ora o mai più’

(Adnkronos) –
Pierdavide Carone sarà tra gli ospiti oggi, sabato 8 marzo, a Verissimo. Il cantautore italiano, reduce dalla vittoria del talent show 'Ora o mai più' sarà per la prima volta nello studio di Silvia Toffanin per raccontare le difficoltà affrontate e il percorso di rinascita.  Pierdavide Carone è nato a Roma, il 30 giugno del 1988. Si avvicina presto al mondo della musica, suonando nella rock band Whiskey & Cedro a quattordici anni. Ma si fa conoscere dal grande pubblico quando nel 2010 partecipa al talent show di Maria De Filippi, nella quale si è classificato terzo (dietro Emma Marrone e Loredana Errore) vincendo il premio della critica. Ha trionfato come autore al Festival di Sanremo 2010 con il brano ‘Per tutte le volte che…’ interpretato da Valerio Scanu. Poi, il suo turno. Nel 2012 infatti Carone ha partecipato al Festival di Sanremo 2012 insieme al cantautore Lucio Dalla, classificandosi al quinto posto con il pezzo ‘Nanì’. Da questa collaborazione nacque una grande amicizia con Dalla, stroncata tuttavia dalla morte del cantautore, avvenuta l'1 marzo del 2012.  Pierdavide ha dovuto affrontare un brutto male. Il cantautore ha raccontato di aver messo in pausa la musica per colpa di un tumore: "In quel periodo mi sono ritrovato a essere io a rassicurare gli altri sul fatto che non stessi morendo. I medici, fortunatamente, lo hanno preso in tempo, e questo mi ha rasserenato, anche se chi girava intorno a me non lo era", ha raccontato a Vanity Fair. Una malattia che non gli permetterà di avere dei figli: "Se vorrò dei figli, li farò in un altro modo. Senza contare che non tutti devono per forza diventare genitori".  —spettacoliwebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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Russia avanza nel Kursk. Ucraina: “Nessun ritiro soldati Kiev”

(Adnkronos) –
La Russia continua a 'martellare' l'Ucraina con nuovi raid e continua ad avanzare nel Kursk, la regione che le forze di Kiev hanno invaso ad agosto.  Le forze russe, ha reso noto Ukrainska Pravda, hanno dato il via a una controffensiva su vasta scala nel Kursk. Un centinaio di soldati russi sarebbero riusciti a penetrare nel territorio ancora controllato dagli ucraini vicino alla città di Sudzha, usando un gasdotto dismesso. Le forze di Kiev hanno confermato che un "gran numero di sabotatori" hanno cercato di entrare a Sudzha dal gasdotto, precisando tuttavia che i soldati "hanno distrutto circa l'80 per cento del commando".  Nell'oblast, le forze di Mosca stanno guadagnando terreno da giorni. Il ministero della Difesa russo ha annunciato la riconquista di tre villaggi. Secondo quanto indicato in una nota, le truppe di Mosca hanno ripreso i centri di Viktorovka, Nikolaievka e Staraia Sorotchina. I reparti ucraini, in difficoltà nell'area di Sudzha, rischiano di rimanere accerchiati e devono fare i conti con crescenti difficoltà logistiche. Il comando di Kiev, però, non ha per il momento piani per il ritiro dalla regione russa, come riferiscono fonti militari a Rbc-Ukraine, secondo cui al contrario sono state prese misure per stabilizzare la situazione e si stanno valutando azioni in risposta all'avanzata dei russi. La precisazione arriva dopo quanto scritto dal quotidiano britannico Telegraph e dal Kyiv Independent, secondo cui le truppe ucraine potrebbero ritirarsi. Le forze di Mosca nella notte hanno condotto nuovi attacchi in Ucraina con droni e missili provocando 20 morti. Al momento, quindi, le minacce di Donald Trump – che ha prospettato sanzioni contro la Russia in caso di nuovo attacco – non hanno sortito nessun effetto. I nuovi attacchi mostrano che gli obiettivi di Mosca "non cambiano" e per questo è necessario rafforzare le sanzioni, afferma il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. "Questi raid – aggiunge – dimostrano che gli obiettivi della Russia restano invariati. E' dunque molto importante continuare a fare di tutto per proteggere le vite, rafforzare le nostre difese aeree e inasprire le sanzioni contro la Russia". Il ministero della Difesa britannico ha stimato che nella notte tra il 6 e il 7 marzo scorso la Russia abbia sferrato il più potente attacco con armi a lungo raggio contro l'Ucraina del 2025. Secondo la valutazione di Londra, gli attacchi notturni condotti tra giovedì e venerdì hanno visto il lancio di 35 missili da crociera Kodiak, "accompagnati da missili da crociera" lanciati dalle navi della Flotta del Mar Nero, insieme a missili balistici a corto raggio e oltre 100 droni. Questi attacchi, come quelli precedenti, sono stati indirizzati principalmente contro "il settore energetico ucraino, soprattutto le infrastrutture del gas" con l'obiettivo, secondo il ministero della Difesa britannico, di "demoralizzare la popolazione civile e indebolire l'economia ucraina". —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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Siria, stragi di alawiti nell’est: al-Sharaa verso resa dei conti con clan Assad

(Adnkronos) – La Siria ripiomba nella violenza dopo mesi di relativa stabilità successiva alla caduta del regime di Bashar al-Assad l'8 dicembre. Le forze di sicurezza fedeli al nuovo presidente ad interim Ahmed al-Sharaa – secondo quanto riferito dall'Osservatorio siriano per i diritti umani – avrebbero giustiziato centinaia di alawiti, minoranza a cui appartiene anche Assad, nella provincia costiera di Latakia. L'Osservatorio, con sede in Gran Bretagna e fonti nel Paese arabo, ha parlato esplicitamente di "esecuzioni" nella storica roccaforte dell'ex presidente, che ora si trova a Mosca.  E' salito a 311 il numero dei civili alawiti uccisi da giovedì dalle forze di sicurezza siriane e "gruppi alleati" nel corso di operazioni di rastrellamento e scontri con i lealisti dell'ex presidente Bashar al-Assad nella parte occidentale del Paese, ha reso noto l'Osservatorio siriano per i diritti umani, con sede nel Regno Unito e fonti nel Paese arabo. L'organizzazione ha denunciato "la morte di 311 civili alawiti nella regione costiera, uccisi dalle forze di sicurezza e da gruppi alleati". Sale così a 524 – sempre secondo l'Osservatorio – il numero dei morti degli scontri nella provincia occidentale di Latakia avvenuti da giovedì, tra cui 213 membri delle forze di sicurezza e dei gruppi alleati.  Al-Sharaa, che alla testa di fazioni armate guidate dal gruppo jihadista Hayat Tahrir al-Sham ha rovesciato Assad, ha invitato gli alawiti, contro i quali le autorità affermano di condurre operazioni di sicurezza, ad arrendersi "prima che sia troppo tardi", sottolineando che la nuova Siria avrebbe perseguito e processato i "resti" del regime. "Avete attaccato tutti i siriani e commesso un errore imperdonabile. Abbandonate le armi e arrendetevi prima che sia troppo tardi", ha affermato in un post su Telegram, mentre una fonte del ministero dell'Interno ha riferito all'agenzia di stampa ufficiale Sana che si sono verificate "violazioni individuali" sulla costa siriana e ha promesso di mettervi fine.  La Bbc ha riferito che è stato imposto il coprifuoco nelle città di Homs, Latakia e Tartus, dove si registrano combattimenti e black out elettrici. Secondo l'emittente britannica, che ha confermato l'autenticità di due video che mostravano un corpo trascinato da un'auto a Latakia, le operazioni si concentrerebbero anche nella città natale di Assad, Qardaha.  La violenza ha lasciato la comunità alawita in "uno stato di orrore", ha dichiarato un attivista siriano di Latakia. "Si sentono così spaventati. Sono in stato di shock", ha aggiunto l'attivista, che ha mantenuto l'anonimato per paura di rappresaglie.  L'inviato speciale delle Nazioni Unite per la Siria, Geir Pedersen, si è detto "profondamente preoccupato" per le notizie di scontri e uccisioni e ha invitato tutte le parti ad "astenersi da azioni che potrebbero ulteriormente infiammare le tensioni, intensificare il conflitto, esacerbare la sofferenza delle comunità colpite, destabilizzare la Siria e mettere a repentaglio una transizione politica credibile e inclusiva". Turchia e Russia hanno avvertito che lo spargimento di sangue, il peggiore dalla caduta di Assad, minaccia la stabilità dell'intera regione. La Germania ha esortato la Siria a evitare una "spirale di violenza" e "grande preoccupazione" è stata espressa dal portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Esmaeil Baqaei, che ha condannato con fermezza "la violenza e lo spargimento di sangue di civili innocenti", avvertendo che tale instabilità costituisce un'opportunità "per attori terzi, in particolare il regime israeliano, di sfruttare la crisi ed alimentare ulteriori disordini nella regione". Le autorità di transizione siriane, impegnate nella lotta contro gruppi armati fedeli al precedente regime, si trovano ad affrontare notevoli sfide in termini di sicurezza. Dopo oltre 13 anni di guerra, la presenza di molteplici fazioni armate rende difficile il controllo dell'intero territorio in un Paese multiconfessionale e multietnico. La costa siriana è la roccaforte della minoranza alawita, una branca dell'Islam sciita che costituisce circa il 9% della popolazione siriana, in maggioranza sunnita. La regione è stata a lungo considerata la roccaforte del clan Assad, che ha governato il Paese con il pugno di ferro per più di 50 anni. Gli alawiti erano ampiamente rappresentati nell'apparato militare e di sicurezza del precedente regime, che ricorreva alla repressione e alla tortura per mettere a tacere l'opposizione. Dopo la caduta di Assad, l'8 dicembre, le tensioni hanno scosso l'area, con una recrudescenza di rapimenti e sparatorie, alimentando il timore di rappresaglie tra gli alawiti. Secondo l'Osservatorio siriano, attacchi sporadici hanno preso di mira le forze di sicurezza, a volte portati avanti da sostenitori di Assad o ex soldati dell'esercito siriano. Nella regione risiedono molti ex militari ancora armati, nonché dipendenti del settore pubblico licenziati dal nuovo governo. Secondo Aron Lund del think tank Century International, le recenti stragi di civili alawiti evidenziano la "fragilità del governo". "Gran parte del potere è nelle mani dei jihadisti radicali che considerano gli alawiti nemici di Dio", ha spiegato. Da quando è salito al potere, al-Sharaa ha cercato di rassicurare le minoranze e ha invitato le sue forze a dar prova di moderazione ed evitare qualsiasi deriva settaria. Ma questa linea – secondo Lund – non è necessariamente condivisa da tutte le fazioni che operano sotto il suo comando e che oggi formano "l'esercito e la polizia". —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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Campomarino/Accordo territoriale per canoni di locazione concordati

Finalmente anche a Campomarino sarà possibile stipulare affitti a canoni concordati con benefici sia per i locatori che per i locatari.

Stamattina presso la sede Comunale ha visto la luce la sottoscrizione dell’accordo tra le rappresentanze sindacali di proprietari ed inquilini ; uno dei punti qualificanti del programma elettorale della lista SiAmo Campomarino che, seppur dai banchi della minoranza, grazie all’impegno del consigliere Avv. Marialuisa Di Labbio ed alla disponibilità dell’ Amministrazione Comunale è riuscita a portare a casa un concreto risultato per la cittadinanza tutta, in un momento non certo facile per tante famiglie per le quali il problema abitativo sta diventando sempre più drammatico.

“E’ un importante traguardo per tutta Campomarino, voglio ringraziare innanzitutto i componenti del mio gruppo che sia in campagna elettorale che successivamente hanno dedicato tempo e lavoro su questo progetto che oggi vede la luce. Un ringraziamento voglio altresì rivolgerlo all’Amministrazione Comunale che, su nostra sollecitazione, si è mostrata disponibile  ad essere parte dell’accordo. 

E’ questa la politica che vogliamo, il lavorare, seppur da distinte posizioni e ruoli, per il bene della Cittadinanza lasciando fuori personalismi ed inutili polemiche; come ho già avuto modo di dire nell’ultimo Consiglio Comunale, è auspicabile che questa maggioranza si apra al confronto con la minoranza sui temi salienti dell’Attività politica che intende perseguire; solo così si arriva all’ottenimento di risultati concreti.

Nei prossimi giorni organizzeremo un incontro pubblico con tutta la cittadinanza nel corso del quale illustreremo l’accordo raggiunto  e le possibilità che si aprono per proprietari ed inquilini per calmierare i prezzi dei canoni di affitto con reciproci vantaggi per le parti.

Come gruppo di minoranza SiAmo Campomarino continueremo a portare avanti i nostri progetti per la città sottoponendoli a tutte le parti politiche nella speranza che possano trovare il più ampio consenso nell’ assise Consiliare, fare politica richiede impegno, passione, abnegazione e coinvolgimento dei cittadini e questo non può avvenire solo a ridosso delle campagne elettorali.

 Il risultato da noi ottenuto oggi è una vittoria non solo del nostro gruppo ma di tutta la nostra Comunità, qualcosa che speriamo possa riuscire ad attrarre l’insediamento di nuovi gruppi familiari e dare una speranza alle tante persone e famiglie per cui oggi il caro affitti è divenuta una priorità da affrontare”.

Gruppo consiliare 

SíAmo Campomarino 

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