Pietro Colagiovanni
Continuando l’analisi avviata la scorsa settimana, sulla fenomenologia dei social, devo colmare una lacuna che nel precedente scritto ho rilevato. Tra gli argomenti più gettonati su Facebook avevo citato la pubblicità di prodotti servizi, il sesso/ seduzione e il tifo sportivo o la discussione sportiva più in generale. Ne avevo però dimenticato un quarto, forse perché da anni non lo tratto più, dopo una vita spesa a profonderci energie inutilmente: la politica. Poi ci ho pensato, ho visto quello che è la politica o l’impegno politico sui social, e ho concluso che anche qui non c’è nulla di innovativo rispetto al modo di esprimersi tradizionale-presocial. Il tenore della discussione, al netto delle vetrine più o meno ben confezionate dai politici di professione, è quello solito, quello di un dialogo tra sordi ed è simile a quello dei tifosi sportivi. Di scambio di contenuti non c’è nulla ma ci sono, invece, tanti propagandisti, più o meno rumorosi, più o meno interessati e/o prezzolati, che si scontrano nello spazio sterminato del web. Una discussione classica è la seguente: “Fascisti!” “Comunisti!” “Sterminatori di bambini!” “Mangiatori di bambini scarpe incluse!” “Ladri incalliti!!” “Ladri senza calli!!” “Farabutti, figli di farabutti e nipoti di farabutti!!!” “Specie di essere umano senza cervello!!!!” “Non sei neanche un essere umano e non sai nemmeno cos’è il cervello!!!!” terminando, dopo una trentina di post di questo livello, con una ecumenica e conclusiva esortazione che un cantante italiano ha eletto anche a titolo di una propria canzone “XXXXXXXXlo!!!!!”. D’altronde l’Italia non è un paese in cui lo spirito critico e il dubbio hanno un loro reale spazio e grazie ad un sistema informativo che invece di riportare notizie fa solo becera propaganda politica goebbelsiana non ti puoi, poi, attendere molto. Colmata questa lacuna fa gli aspetti più interessanti, come dicevo sette giorni fa, si trovano nelle dimensioni più private di chi utilizza Facebook. Ve ne comincerò a proporre alcune, da me registrate in questi anni, ma attendo anche da voi suggerimenti, visto che un’analisi per così dire più scientifica su questi mezzi di comunicazione ancora manca. Il primo, forse anche il più banale, è il viaggiatore. Io viaggio abbastanza spesso, prima più per lavoro oggi più per divertimento, ma in generale credo che viaggiare sia una delle cose più belle da poter fare durante la propria vita. La passione per i viaggi è condivisa da tanti su Facebook e questo si capisce immediatamente. Quello che mi intriga molto, però, è la voglia, quasi universale, di comunicare questa passione all’intero orbe terracqueo. I più banali mettono semplici foto, magari una storia, forse un reel. Famiglie o single felici con lo sfondo del Colosseo, della Piazza del Campo, ma anche del traghetto che porta in Sicilia, del piazzale di sosta sull’autostrada, della fermata al primo bagno pubblico, del Camogli divorato all’autogrill, del suggestivo paesino marchigiano, della birra con un nuraghe alle spalle, della bocca della verità accompagnata da uno sguardo tra il divertito e l’ebete, del Canal grande e del Canal piccolo, della settimana bianca con tanto di negozio di noleggi sci, della foto con il comandante Schettino in bella uniforme, del villaggio vacanze in costume con la panza di fuori e con, sullo sfondo, un coccodrillo che si interroga su quale sia davvero il suo verso, del duomo di Milano, del bar vicino al duomo di Milano, dello spritz bevuto vicino al bar che è vicino al duomo di Milano e potrei continuare così per ore. Ma qui siamo al solo viaggio in Italia. Se si osa un viaggio all’estero una banale foto diventa assolutamente insufficiente. C’è gente che ha fatto un viaggio a New York a Natale ed ancora oggi, che è Pasqua, continua a postare immagini di questa indimenticabile ma, soprattutto, unica ed esclusiva esperienza che coinvolge ogni anno qualche milione di persone a livello planetario. Ma dei viaggiatori esteri su Facebook, di cui ho rilevato contenuti di indubbia originalità, ne parleremo la prossima settimana