Pietro Colagiovanni
Tra i miei tanti numerosi e fastidiosi difetti credo di avere, però, un pregio che mi porto dietro sin da tenera età: l’onestà intellettuale. Così detta, però, sembra un parolone, intriso di etica, che dovrebbe portarmi alla santificazione. Niente di tutto questo. Si tratta invece è una cosa molto più prosaica, quotidiana che da sempre mi fa compagnia: non mi piace prendere per i fondelli nessuno ma soprattutto odio prendere per i fondelli il sottoscritto, ossia me stesso. E per questo, pur essendo laureato in legge, non ho mai voluto fare
l’avvocato. Se avessi capito che un cliente era colpevole c’era il rischio che, anziché farlo assolvere, lo avrei fatto condannare senza troppi indugi. Questa consapevolezza però è maturata e cresciuta nel tempo.
Sin da giovane ho seguito la mia passione più genuina, quella del giornalismo. Novello Grisù (il draghetto che voleva fare il pompiere) avevo in testa, aiutato anche da buone capacità di scrittura, una sola cosa: fare il giornalista. E l’ho fatto poi, per molto tempo ed anche con qualche buon risultato. Ma poi il mio pregio si è alla fine imposto, sia pure dopo anni di compromessi e di vita non sempre all’altezza dei miei desideri. Ad un certo punto ho capito che il sistema informativo in cui ero immerso era pensato non per raccontare la realtà per quello che è (la vera pura idea di giornalismo) ma per offrire una narrazione preconfezionata capace di persuadere i lettori e influenzarne i comportamenti. In sostanza capace di prenderli per i fondelli.
E allora, benché con colpevole ritardo, ho deciso che questa nobile professione non faceva più per me e ho, sia pure a malincuore, smesso. Una delle decisioni più sagge della mia vita, che mi ha donato tranquillità e pace interiore. Tutto questo lungo, e spero non tedioso, preambolo biografico per dire a chi ha il piacere di seguirmi in questo spazio una sola cosa: non fidatevi di quello che i mezzi di comunicazione vi dicono, specie quando danno per assodato verità banali, semplici, assodate. Come quando si afferma che non esistono più le mezze stagioni. Con la stessa disinvolta nonchalance vi dicono anche che i vaccini sono sempre invincibili, che le caldaie sono sempre inquinanti, che il cattivo sulla scena politica internazionale è sempre quello, che le auto elettriche sono la cosa più ecologica che l’uomo abbia mai creato eccetera eccetera… Attenzione: è un modus operandi che si applica non solo ai grandi temi dell’economia, della
politica e della società ma anche a temi molto più frivoli e meno impegnativi.
E quindi il formaggio si abbina sempre al miele o alle composte e mai alle pere del contadino, le vacanze sopra gli alberi sono quanto di più rilassante esista, ai saldi bisogna stare attenti alle truffe, al mare non dimenticare mai la crema solare. Una serie di banalità, a volte ovviamente basate sul buon senso, ma comunque accettate acriticamente. Ma è realmente così, il formaggio con il miele è davvero un abbinamento impareggiabile o si può osare un formaggio senza accompagnarlo composte ai fichi dell’Altai mescolati a ribes della Val Venosta? Il mio consiglio rispetto a questa spietata macchina di propaganda? Farsi delle domande e fare delle ricerche.
Viviamo in un’epoca in cui la digitalizzazione delle informazioni riguarda il 95% dello scibile umano e quindi armati di un po’ di pazienza si può provare a verificare su quali basi queste apparenti verità si appoggiano.
Non è necessario arrivare subito ai massimi sistemi e si può partire da cose banali. Per iniziare si può provare a capire cos’è il pomodoro Pachino e dove venga prodotto. Da qui poi verificare la produzione potenziale massima annua di pomodoro Pachino e farsi un giro per tre supermercati della propria città. Trarrete subito una conclusione: o avete la fortuna di abitare in una città quasi monopolista nell’acquisto del pomodoro Pachino oppure qualcosa non quadra. E questo è solo un primo passo per continuare le ricerche, magari ampliandole e diversificandole..vi divertirete e testerete un metodo di ricerca, di pensiero critico utile per non farvi supinamente prendere per i fondelli dal sistema di comunicazione dominante