Varie ed eventuali/ Lo Stato non è la soluzione, lo Stato è il problema

di Pietro Colagiovanni

Il nuovo presidente dell’Argentina Javier Milei viene per lo più definito, dal Kombinat della comunicazione che controlla il nostro spazio informativo, come un clown, un pagliaccio e/o un pericoloso eversore dell’ordine costituito. Ovviamente così non è, nonostante Milei sia davvero un personaggio particolare: ama le belle donne, ama ballare, non si trattiene quando parla, adora i cani forse anche più degli esseri umani, gli piace divertirsi. Insomma uno cha ama la vita e questo, nella società pruriginosa in cui viviamo, sembrerebbe essere un gravissimo peccato. Ma Milei ha anche un curriculum di tutto rilievo. Un economista di spessore, un docente universitario di macroeconomia, uno che alle spalle decine si pubblicazioni e di studi. La frase che dà il titolo alla rubrica odierna è una frase da lui pronunciato davanti al Gotha dei Poteri Forti mondiali, il meeting annuale che si svolge nella prestigiosa stazione sciistica svizzera di Davos. Una frase che ha provocato i brividi ai Poteri Forti perché la sacralità dello Stato, alla cui ombra manine pensanti drenano le immense risorse raccolte sulle spalle dei contribuenti e/o sudditi, è un fondamento dell’attuale assetto mondiale. Ed infatti è un assetto che ogni giorno di più non regge. Le continue guerre, probabilmente destinate a sfociare in un conflitto globale tra qualche tempo, le insurrezioni testimoniano di un semplice fatto: lo Stato, democratico o meno, ha fallito. Le classi medie si stanno impoverendo perché lo Stato è ostaggio di gruppi plutocratici il cui unico obiettivo è arricchire, in alcuni casi oltre ogni umana misura, una elite che proprio lo Stato, palesemente o meno, gestisce. Siccome però io sono una persona concreta faccio un esempio di cosa questo voglia dire di cui ho diretta conoscenza: la Regione Molise. Tra festose o compassate celebrazioni del 60esimo anniversario della autonomia regionale si scopre che l’entità amministrativa autonoma regionale ha accumulato un debito di 542 milioni di euro che dovrà ripagare, grazie ad una recente intesa con il governo nazionale entro il 2050. O meglio i cittadini molisani dovranno ripagare questi 542 milioni di euro e per farlo già sono state aumentate le tasse portandole ai massimi delle fasce di imposizione. Ok quindi in questi anni ogni molisano ha acculato un debito, solo con la Regione Molise (cui vanno sommati i debiti con i comuni, con le province, con lo Stato e non so con chi altro) di ben 1824 euro, inclusi neonati e pensionati. Ma ci si chiede a fronte di questo debito cosa ho avuto? Una sanità ridicola e a volte pericolosa, arterie di comunicazioni inesistenti, ferrovie che si chiudono, strade ridotte a percorsi della Parigi Dakar, nessuna giustizia affidabile, scuole che cadono a pezzi e sono esentate dalla normativa sulla sicurezza, nessun sostegno reale alle famiglie con figli, un’offerta formativa carente tanto è vero che i giovani dal Molise fuggono. Non solo. Facciamo un paragone con il vicino Abruzzo. Dopo 60 anni chi sta meglio? Noi, fieri autonomisti, o loro? Basta vedere la scelta che ha fatto Amazon optando per San Salvo per il proprio hub logistico per ipotizzare una risposta. E poi cominci a pensare anche che, in quei 1864 di debito pro capite, ci sono pure i trasferimenti annuali come vitalizi, per qualche milione di euro, agli ex consiglieri regionali, alle loro vedove e ai loro figli fino all’età di 26 anni. E quindi leggermente incazzato pensi: ma perché devo rimanere qui, perché devo pagare una montagna di tasse, per avere cosa? Per parafrasare e capire bene cosa intendeva dire Javier Milei la Regione non è la soluzione, la Regione è il problema.

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