Pietro Colagiovanni
Mi piace camminare, è un’attività buona per il fisico ma anche per l’anima. E quindi cammino molto, nonostante nella città in cui vivo camminare non sia agevole. Marciapiedi sbrecciati, incuria nella gestione del verde pubblico, strade dissestate, segnaletica orizzontale sverniciata: fare una passeggiata è più un rischio che un’opportunità. Ciononostante, anche per non ricadere nella monotonia dell’unica passeggiata attrezzata della città, quella tra Ferrazzano e Campobasso, circolo per le vie cittadine. E guardo, osservo, medito. Amo la mia terra. Campobasso non è affatto brutta ed il Molise nel suo complesso è bello, pieno di posti soprendenti ed incantevoli.
Ha una grande diversità ambientale, interessanti testimonianze culturali ed archeologiche, un clima sostanzialmente mite e una variegata offerta enogastronomica. Ma la gestione che gli uomini, i molisani hanno fatto e continuano a fare di questo tesoro è davvero deprimente.
Campobasso è una città triste, desolata e avviata al degrado. Le statistiche ce lo dicono, ci parlano di una continua emorragia demografica ma poi l’effetto visivo è ancora più sconsolante. Il centro, cuore di ogni città che si rispetti, complici scelte stralunate fatte negli anni passati (centri commerciali? assomiglia di più al ventoso vialone dei duelli di un film western che ad un pulsante e attrattivo zona centrale di un capoluogo regionale. I negozi aperti sono sempre meno, i cartelli fittasi (e a volte nemmeno quelli) costellano percorsi poco frequentati, anche nelle ore di punta. Una specie di simulacro, una sorta di residuo bellico incorona, in quella che io continuo a chiamare piazza Savoia una città ormai abbandonata: l’ex hotel Roxy. Sono anni che sta lì, acquistato dalla Regione ad un prezzo assolutamente folle, mai restaurato e forse destinato alla demolizione, che non si fa solo perchè costerebbe una fortuna. E lui, l’hotel Roxy della nostra gioventù l’emblema di una città distrutta dalle sue insipienti classi dirigenti. Forse un tempo Campobasso è stata davvero una città giardino. Ma oggi quel giardino si è trasformato in un posto infestato da erbacce, pieno di immondizia e ciarpame, abbandonato in fretta e furia dai suoi proprietari anni orsono. Com’è diventata triste Campobasso non certo per i motivi per cui è triste Venezia, secondo la famosa canzone. E’triste e basta.