Pietro Colagiovanni
A fine anno scorso ricorreva il 60esimo anniversario dell’autonomia regionale molisana, con il
riconoscimento dello status di Regione. Prima eravamo parte della Regione Abruzzi e Molise, dopo siamo diventati il Molise e gli Abruzzi si sono ridotti in numerosità ed sono tornati single. Da quel fatidico 27 dicembre 1963, data in cui venne promulgata la legge costituzionale che istituiva la regione Molise, molta acqua è passata sotto i ponti e sarebbe interessante capire, al netto dell’ovvio compiacimento celebrativo, se questi primi 60 anni di affrancamento dai cugini abruzzesi siano stato un successo oppure no. La recente raccolta firme avviata ad Isernia per un referendum che faccia tornare la provincia pentra in Abruzzo lascia capire che ci sia in giro più di qualche perplessità.
La mia evidenza personale, in una regione che non ha un’autostrada, un aeroporto, un
porto di qualche rilevanza, che non ha arterie di comunicazioni decenti (vedi lo scandalo dei lavori sulla Bifernina, da me più volte denunciato ed oggi, forse, finalmente esploso) che ha una sanità da panico, da cui fuggono i giovani in cerca di opportunità di vita decenti mi induce a pensare che questa autonomia sia un grande flop ma le opinioni personali valgono poco. Nella mia vita sono sempre ancorate a solide realtà che non sono quelle della pubblicità di Roberto Carlino ma sono quelle derivanti dai numeri, dalla matematica il tessuto inoassidabile su cui è costruita (non si sa perchè, ma è così) il nostro Universo e la nostra realtà. E quindi ho cercato delle risposte numeriche a questo disagio rispetto all’autonomia molisana e credo di averle trovate, sia pure in modo incompleto ma comunque significativo. Uno degli indicatori fondamentali per lo sviluppo di un territorio è il Prodotto Interno Lordo, il Pil.
Una misura certamente incompleta, parziale spesso soffocante ma che al momento è l’indicatore mondiale cui tutti guardano per capire se una nazione, un popolo un territorio si sta evolvendo oppure no. Lo fanno tutti i governi occidentali ma lo fanno anche la Cina, l’India la Russia chiunque. E’ la metrica più attendibile disponibile per capire se un aggregato umano ha successo oppure no. L’ideale allora sarebbe paragonare dal 1970 (anno in cui si svolsero le prime elezioni per il Consiglio regionale del Molise) ad oggi l’andamento del Pil regionale di Abruzzo e Molise. Purtroppo una tale serie storica al momento io non l’ho trovata (ma non ho svolto ricerche molto approfondite, forse in qualche archivio statistico sono disponibili) ma
ho trovato una serie storica più circoscritta nel tempo ma anche più recente, e quindi con numeri che impattano maggiormente la realtà attuale. Si tratta dell’andamento del Pil regionale dal 1995 al 2021.
Il Pil è quello nominale (al lordo dell’inflazione) ma non essendoci un differenziale di inflazione
apprezzabile tra Abruzzo e Molise è un dato statisticamente probante.
Vediamo in sintesi cosa dice. Nel 1995 l’Abruzzo aveva un pil di 18,352 miliardi di euro il Molise
di 4,148. Nel 2021 l’Abruzzo ha un Pil di 32,889 miliardi di euro il Molise 6,452 miliardi. In 26
anni l’Abruzzo ha incrementato il suo Pil del 79% il Molise solo del 55%. In pratica con l’autonomia regionale il Molise è diventato più povero, l’Abruzzo si è tolta una zavorra. Ma vuoi mettere il gonfalone, il governatore, lo stemma sugli autobus decrepiti, le elezioni, il concerto di celebrazione, il pennacchio e il corteo di autoblu? L’orgoglio di essere falliti è impagabile, o meglio è pagato dai molisani, quelli che rimangono, sempre più confusi e felici…