La sfida per la segreteria regionale del Partito Democratico molisano di per sé segnala una novità per così dire di genere. Si tratta, infatti, di un duello tutto al femminile, tra l’attuale parlamentare Laura Venittelli e il sindaco di Riccia, nonché membro della direziona nazionale del partito, Micaela Fanelli. E già per questo, e fosse solo per questo, sarebbe una bella notizia. Il Molise è ancora una regione arretrata fortemente impregnata da un cultura maschilista, poco moderna e poco tarata sulle nuove sensibilità che l’evoluzione dei sistemi economici comporta.
Il punto è che la novità non si esaurisce solo in questa notazione per così dire immediata ed evidente. La novità è anche politica ed anche lì, all’esito della consultazione potrebbe emergere qualche importante cambiamento. Sulla carta le due sfidanti sono parte della stessa componente, oggi al governo nel partito democratico nazionale.
La Fanelli è una renziana della prima ora, il punto di riferimento del sindaco di Firenze nel Molise sin da quando era ancora un giovane rottamatore, ostacolato in ogni modo e maniera dalla nomenclatura romana al vertice del Pd. Laura Venittelli ha fatto outing in favore di Renzi una volta eletta nel parlamento nazionale ed anche lei si iscrive nel filone dei sostenitori del nuovo leader democratico. Il punto politico quindi sembrerebbe inesistente. Anche il Presidente della Giunta Regionale è renziano (renziano da sempre, secondo la sua definizione) e quindi siamo tutti felici e contenti: il Molise almeno per il centro sinistra si allinea al nuovo corso modernista imboccato dal Partito Democratico. Il punto politico, potenzialmente dirompente, risiede però nei dettagli. E che dettagli. Nel Molise un solo gallo può governare il pollaio, e noi questa analisi l’abbiamo fatta mesi fa (Ruta, Frattura e Fanelli, una poltrona per tre, il titolo dell’editoriale). Se vince Laura Vennitelli, Ruta si porta in vantaggio nella leadership del partito (anche se Laura Vennittelli non è solo una portatrice d’acqua i suoi rapporti politici con il senatore sono assai robusti). Se invece vince Fanelli la sindaca di Riccia pone una seria ipoteca sulla leadership (se è vero che ci sono le parlamentarie, anche con la nuova legge elettorale, l’Italicum la scelta formale dei candidati al parlamento spetterà alle gerarchie nazionali e locali dei partiti). Ora qualcuno a questo punto dirà: e Frattura? Già, e Frattura cosa fa? La vera novità di questa tornata per il segretario Pd è il fatto che Frattura già di per sé stesso prende una legnata politica. Lui non c’è, né ci poteva essere. Ma ci poteva essere almeno un suo uomo. Evidentemente quella debolezza politica che noi abbiamo segnalato, quella sua ritrosia a scendere nell’agone partitico, lo ha penalizzato. Perchè se è vero, come è vero, che la Fanelli e Frattura hanno ottimi rapporti tra di loro il punto è che nel Molise uno solo può essere il leader. Noi lo avevamo detto: non si poteva pensare che Micaela, donna ambiziosa, energica e di grande intelligenza, si rassegnasse a scaldare la poltrona al governatore Frattura. La politica non è un posto per cuori teneri o per amicizie da frequentazioni comuni al collegio. E’ un gioco duro, e anche chi è alleato un domani potrà diventare avversario. E se dovesse vincere Micaela Fanelli un nuovo protagonista, assertivo e determinato farà irruzione sul mercato della politica molisana. E per Frattura non saranno momenti facili. Sicuramente metterà al sicuro la legislatura ma poi rischierà di trasformarsi in un Enrico Letta con un governo di transizione a tempo. Come sta succedendo a livello nazionale chi sta oggi al governo, in una momento di crisi sistemica e drammatica, rischia solo di gestire rogne per poi essere ringraziato e lasciare strada a chi veramente governerà il Molise del futuro: in Italia Matteo Renzi, in Molise Micaela Fanelli.
Pietro Colagiovanni