Oggettivamente è un casino. Con la rinuncia di Mariano Prencipe , avvocato penalista in grande spolvero, la situazione nel centro sinistra molisano, ma in generale per la politica molisana, si fa più complicata. E decisamente poco avvincente. Se è vero, come è vero, che parliamo di una politica locale in un territorio piccolo, e quindi di una politica piccola, mai come oggi la situazione locale sembra oltre che piccola angusta di respiro breve se non nullo respiro. Senza addentrarci nelle dietrologie e nelle dinamiche anedottiche di piccole consorterie di provincia possiamo ragionevolmente affermare quanto segue.
Il centro destra nel Molise è una sarabanda sconclusionata di capi e capetti, valvassori e valvassini privi di leader, privi di soldo, in cerca di un esercito che li impieghi, un comandante con cui accasarsi. Ricordano i samurai privi di un feudatario, i ronin (con l’ovvia precisazione che alla figura, suggestiva del samurai dobbiamo sostituire un gruppo di attempati signori con la panza e la giacca e cravatta) gente senza impiego che sapeva fare solo una cosa: combattere nel caso dei samurai, politica o meglio politicare nel caso dei nostri soggetti. Questa però è gente senza futuro, solo rumore, solo chiacchiere prive anche di un distintivo. Il centro sinistra sembra invece che il distintivo ce l’abbia, è la governo ed ha un partito ancora organizzato e strutturato (non si ancora per quando, visto il onemanshow di Renzo Renzie).il Partito Democratico. Ma anche qui la situazione non è molto rosea. Iniziamo da Termoli. Dopo tutto il casino, l’impegno personale del Presidente della regione Frattura (sino ad accompagnare alle 10 di sera i dimissionari dal notaio per far cadere Di Brino) la montagna ha partorito il topolino. Un panel di candidati dignitoso e di buon livello, certo, ma senza il nome aggregante e super partes che una tale operazione avrebbe suggerito. Se fai cadere una Giunta un anno prima della sua scadenza naturale, si saranno detti in tanti, hai già la soluzione in tasca, è ovvio. E’ ovvio un cazzo è la risposta col senno di poi. Non avevano in tasca nulla, forse non avevano nemmeno la tasca, preferendo il casual di un maglione. L’operazione Prencipe poi è ancora più clamorosa. Si trova, all’ultimo minuto, all’ultimo respiro il nome aggregante, il nome che va oltre la politica politicante consueta (quella dei ronin di centrosinistra, per intenderci) ma non ti premuri di blindare un accordo con i tuoi stessi partner. Il grandissimo marpione di Roberto Ruta fiuta il sangue, fiuta la preda e, zac, fa saltare tutto mettendo Prencipe potenzialmente in mezzo ad una strada. E lo fa alla sua maniera, da grande tramatore dei retropalchi. Non pompa, come sarebbe ovvio, un nome dei suoi (in primis Antonio Battista) ma fa fare degli strani outing in favore dell’unica donna presente (e che, conoscendola e apprezzandola, ci auguriamo davvero diventi sindaco di Campobasso) Bibiana Chierchia, in quota Sel e sinistra estrema. Prencipe, che non è fesso, si mangia la foglia, capisce che rischia la fine di una promettente carriera professionale e molla. E’ così il centro sinistra si ritrova nella stessa situazione del centro destra, con in più una Giunta azzerata da mesi o forse no, assessori di lotta e di governo, assessori cacciati o forse no, donne assessori o forse no. Nel frattempo ogni giorno la gente finisce in mezzo alla strada, le grandi e le piccole aziende non esistono, più la sanità pubblica assiste inerte alla moria di tumori che colpisce la popolazione locale, i pronto soccorso tengono malati in lettiga per quattro o cinque giorni, i trasporti non ci sono più, i treni vanno a schifio e se vuoi curarti tra ticket e superticket devi essere uno dei 1000 dirigenti che operano in Regione, altrimenti muori. Questa è la politica del Molise. Ma ci sono i Cinque Stelle, si dirà. Bravi ragazzi, senza velo di ironia. Ma non fanno politica o amministrazione locale, non è il loro ruolo o la loro mission. Il movimento Cinque Stelle, e pochi lo hanno capito, è un movimento ideologico, con due leader carismatici e una missione rivoluzionaria. La loro azione è sui grandi sistemi economici, non su quelli piccoli. Per cui a livello locale, per essendo la loro una meritoria e preziosa presenza, non possono e secondo me non vogliono neppure incidere. Si aspetta la catarsi europea di Grillo, una guerra per l’Ucraina, qualcosa di grande, non certo la riduzione dei tempi di attesa per un ricovero negli ospedali o la gestione delle vertenze lavorative senza futuro che costellano questa infelice regione. Chiudiamo allora con il ricordo di un uomo che, comunque, cercava di infondere positività anche nei momenti più difficili: Mike Buongiorno e la sua insostibuile “Allegria!!!”.