di Stefano Manocchio
Terminata la maratona elettorale e chiuso il capitolo delle politiche 2022 resta lo spazio per qualche piccolo commento su quanto successo in Molise. Dopo l’ultimo ( e forse unico) colpo di scena, il ‘cambio della guardia’ tra Elisabetta Lancellotta e Caterina Cerroni, con l’esponente di Fratelli d’Italia a cui è stato assegnato il seggio inizialmente attribuito al PD, un commento sull’esito finale è d’obbligo. Si potrebbe dire, citando una nota canzone: “era già tutto previsto”. Siamo arrivati a questa campagna elettorale con dati previsionali e gossip, che arrivavano dai corridoi della politica, che parlavano di una netta prevalenza del centro destra rispetto al centro sinistra. Un momento di ‘suspance’ quando è stata resa nota la decisione dei vertici nazionali del centro destra di ‘paracadutare’ in Molise Claudio Lotito e Lorenzo Cesa; ne sono seguite polemiche, molto più nel sottobosco partitico che pubblicamente e addirittura minacce di voto trasversale, ma alla fine tutto si è acquietato. Si era parlato in particolare di due politici poco contenti della situazione: il presidente del Consiglio regionale, Salvatore Micone e l’assessore Vincenzo Niro che non avevano nascosto aspirazioni di candidature, pur non andando a sventolare ai quattro venti il loro desiderio. Nel coro degli appelli al voto per il centrodestra, erano mancati i loro. Micone era stato ‘scavalcato’ da Cesa e Niro, secondo i rumors, all’ultimo momento considerato fuori dai giochi per logiche romane.
Il politico di Baranello, dopo iniziale titubanza aveva rotto gli indugi, facendosi vedere al tavolo dei promotori della campagna elettorale e immaginiamo che anche l’ipotetica protesta di Micone sia rientrata.
Il risultato elettorale invece ha messo in luce proprio una compattezza di coalizione, perché non si fa ‘cappotto’ (quattro eletti sui quattro posti disponibili) se non c’è unità totale d’intenti. L’impresa è statisticamente paragonabile e algebricamente addirittura superiore a quanto fatto nella scorsa legislatura dai Cinque Stelle in Molise, visto che i ‘grillini’ fecero registrare un ‘4 su 5’ dopo l’elezione di Giuseppina Occhionero in quota a LEU; ma sono diversi i sistemi elettorali e quindi il paragone non regge del tutto. Proprio il sistema elettorale è stato il tallone d’Achille del raggruppamento partitico che l’aveva generato; il Rosatellum, idea nata e sviluppata nel PD renziano, è il peccato originario, perché ideato di fatto (ma nessuno degli ideatori lo dirà mai pubblicamente) per frenare l’avanzata dei Cinque Stelle e possibilmente del centro destra e visti i risultati in Molise l’obiettivo è stato fallito.
Passiamo proprio al centro sinistra. L’idea di ‘approfittare’ delle polemiche sulla ‘non molisanità’ di Lotito e Cesa ha indotto i ‘rossi’ a riempire le caselle della candidatura con esponenti molisani ed espressione di Campobasso in particolare: hanno fatto quello che hanno potuto, ma lo svantaggio non è stato colmato. In definitiva lo studio dei flussi elettorali potrebbe portare alla conclusione che il crollo in verticale è quello dei Cinque Stelle, che hanno ‘tenuto’ solo in considerazione delle premesse delle settimane precedenti ma di fatto hanno perso tutta la deputazione parlamentare e quindi non dovrebbero avere motivo per gioire.
Possiamo dire che con questa tornata elettorale il centro destra ha chiuso il cerchio: ha in mano quasi tutte le maggiori amministrazioni locali, escluso il Comune di Campobasso, oltre a tutta la rappresentanza parlamentare. In questo contesto Fratelli d’Italia, che ha ottenuto la vittoria in entrambi i collegi proporzionali (quelli ‘difficili’) moltiplicando di 6/7 volte il risultato elettorale vorrà assurgere a protagonista assoluto anche per il futuro, ad iniziare dalle amministrative regionali del prossimo anno.
Vedremo e riferiremo ai nostri lettori.