E’ una strana regione il Molise, atteso che adesso sia chiaro a tutti che esista davvero. Il Molise c’è e si fa valere, poi ‘sparisce’, si perde incomprensibilmente e alla fine, come si dice, sembra non essere ‘né acqua e né pesce’. Questa premessa, che sembrerebbe ‘scanzonata’ serve a proseguire con la descrizione della ‘regione dei contrasti’. Veniamo al punto cruciale: la gestione della sanità durante questo nefasto periodo pandemico. Siamo subito balzati alle cronache nazionali perché una molisana, in forza come ‘esterna’ (per fortuna poi contrattualizzata) allo Spallanzani ha fatto parte del team che ha isolato in Italia il coronavirus e abbiamo proseguito facendoci notare per settimane per il basso indice di contagio, ad un certo punto prossimo allo zero assoluto: Molise al top, quindi! Poi tutta questa fama ‘buona’ ha ceduto il passo allo sconquasso, con il contagio che è impennato e il Cardarelli che ora rischia l’implosione per i ricoveri che si susseguono a catena. Come se non bastasse la gestione della politica sanitaria tutta è finita nell’occhio del ciclone. Tre i punti significativi del ‘tracollo’:
a) Il ‘caso-Larino’ con la mancata attivazione del centro-Covid nell’ospedale frentano. La questione ha tenuto banco per mesi sulle cronache locali ed è terminata nel peggiore dei modi con la diatriba Giustini-Toma, fatta di reciproche accuse, pubblicazione di lettere, contrasti con la politica nazionale. Ma su tutti l’elemento vero di disturbo è stato lo scontro tra due poteri forti che non si sono mai sopportati (il commissario ad acta subito dopo l’insediamento lamentò che la struttura regionale gli avesse negato perfino l’utilizzo di una stufetta per scaldarsi dal rigido clima invernale molisano), al punto che quando uno (Giustini) ha annunciato l’intenzione di dimettersi, l’altro (Toma) ha rilasciato dichiarazioni vicine ad una certa soddisfazione;
b) Il ‘caos vaccini’ con il Molise, ultima regione nella somministrazione del prodotto della Pfeizer. Il dg Asrem Florenzano ha parlato di una fornitura errata e l’arrivo di siringhe ‘sbagliate’, che avrebbe costretto la struttura molisana a sobbarcarsi l’onere di provvedere in proprio (ma anche su questo punto si aspettano sviluppi futuri per capirci meglio);
c) Il ‘giallo’ sugli ospedali da campo, ‘sventolati’ come la soluzione di qualunque emergenza, prontamente promessi dal governo centrale, che al momento non solo non sono stati montati, ma neanche ancora arrivati e di cui non si hanno più notizie certe e pubbliche, né dalle fonti romane né, purtroppo, da quelle molisane.
Tutto male? Non proprio tutto. Anche se l’argomento è diverso, lo utilizziamo a parziale consolazione. In un settore il Molise fa notare la sua presenza da anni ed è quello della cinematografia e della televisione. Senza andare troppo a ritroso nel tempo, abbiamo avuto per lungo tempo il fulgido esempio di un grande Flavio Bucci, mentre in tempi più recenti ci siamo vantati delle radici agnonesi di Alessandra Mastronardi, prima della consacrazione ad attore di assoluto valore, non solo nazionale, per Elio Germano. E proprio mentre l’elenco sembrava essere finito ecco apprendere che ieri nel cast della bella pellicola sulla vita di Chiara Lubich (la storica fondatrice del movimento dei ‘focolarini’), andata in onda su una rete Rai, figurava, in un ruolo niente affatto secondario, anche la campobassana Greta Ferro. Ora non che l’una cosa buona (la trasmissione televisiva) possa compensare quella ‘malandata’ (la sanità molisana) per importanza ed impatto sociale, ma in un clima nefasto si vive anche di piccole soddisfazioni.
Alla fine il Molise c’è, ma solo quando vuole.
Stefano Manocchio