di Stefano Manocchio
Periodicamente si sente vantare il Molise, anche giustamente, per il valore ambientale, il buon stato di conservazione dei monumenti ed il rispetto delle tradizioni, sia popolari che gastronomiche; e tutti a questo punto sottolineano la necessità di sviluppo turistico di una regione con potenzialità in tal senso. I problemi iniziano quando dalle parole si deve passare ai fatti. Negli ultimi anni si è registrata una maggiore attenzione da parte della politica regionale sia verso il turismo che verso la cultura, anche in termini di spesa pubblica e programmazione economica: ma non basta a fare del Molise una regione a vocazione turistica.
Per decenni le direttrici turistiche hanno portato verso Termoli, dove obiettivamente i flussi sono nettamente maggiori rispetto al resto del territorio e verso Campitello Matese, dove però ingenti risorse spese non sempre hanno poi generato il rispetto delle aspettative economiche e turistiche. Poi si è iniziato a valorizzare anche altre zone (Isernia grazie al ritrovamento del Paleolitico, Castelpetroso con il Santuario, Pietrabbondante ed Altilia e San Vincenzo al Volturno). Ora ci concentreremo invece sul ‘caso-Campobasso’.
Il capoluogo di regione è rimasto eternamente escluso dal traffico turistico e anche colpevolmente ignorato per decenni dalla programmazione economica in materia, scavalcato più o meno a piè pari dalla classe politica, soprattutto regionale, quando si trattava di decidere a chi e dove veicolare i finanziamenti; a ciò si aggiunga una classe imprenditoriale mai formata sulla materia e il quadro generale che rendeva poco appetibile spostare interessi aziendali verso il turismo in città.
Veniamo ai nostri giorni. Nel periodo natalizio, quando ovunque in Italia si muovono i turisti, anche nel capoluogo di regione sono arrivate alcune comitive: e che cosa hanno trovato nei percorsi turistici? In sintesi: la Cattedrale chiusa ed in parte transennata, il Castello Monforte chiuso e nel tragitto tra i due monumenti la Via Matris chiusa. Alla fine ‘ci ha salvato’ il Museo dei Misteri, per fortuna molto e ben visitato, grazie alla dedizione della famiglia Teberino ed alla forza attrattiva degli ‘ingegni’ del Di Zinno oramai in un’ottica anche nazionale.
Sulla Cattedrale c’è oramai difficoltà anche a commentare, visto il ‘silenzio assordante’ prima e le promesse di apertura non rispettate poi; l’arrivo del nuovo Arcivescovo non sarà in città ma a Castelpetroso, dove confluiranno anche i turisti materani con ulteriore danno economico per gli esercenti commerciali campobassani. Il Castello Monforte storicamente può contare più giorni di chiusura che apertura, almeno nella sua storia recente e la Via Matris, tra deprecabili atti vandalici e ritardi sui lavori di ammodernamento previsti (avrebbe dovuto riaprire a settembre, ma pochi mesi di ritardo nella logica molisana sono un’inezia) ha mostrato cancelli chiusi anche stavolta.
Campobasso e il turismo: ma dove vogliamo andare!