Forse è solo uno scossone dettato da situazioni particolari, forse è qualcosa di più. La sfiducia al sindaco di Isernia Luigi, detto Gigi, Brasiello può avere due chiavi di lettura. La prima legata alla situazione particolare del capoluogo pentro, alla scelta di un sindaco come Brasiello. Un uomo forse lontano dalla difficile arte dell’amministrazione pubblica , un uomo che aveva vissuto tutta la sua carriera pubblica negli ovattati salotti delle Camere di Commercio e nelle stanze riparate di associazioni un tempo potenti come la Confcommercio.Oppure c’è una seconda chiave di lettura, probabilmente più interessante ma anche più preoccupante. La caduta dopo poco più di due anni di un’amministrazione pubblica è una novità nel Molise. L’attaccamento atavico alle poltrone, di qualunque genere e natura esse fossero è uno dei tratti salienti della politica locale. Quanto accaduto ad Isernia venerdì sera, oltre che segnalare la frattura enorme che anima il contenitore del Partito Democratico, è quindi anche un fatto anomalo, quasi epocale. Un gruppo di politici molisani decide di azzardare le urne a metà del proprio mandato, un fatto storico. Se si è arrivati a tanto, allora, ci sono dei motivi così forti da essere capaci di scollare dei sederi dalle poltrone su cui erano adagiati. E quali sono, allora, questi motivi così impellenti, queste ragioni così cogenti? Ad avviso di chi scrive ce ne sono due, una interessante, una allarmante. Partiamo da quella allarmante. Questa motivazione ha a che fare essenzialmente con il declino apparantemente inesorabile di una città come Isernia. La progressiva desertificazione del capoluogo pentro, il suo continuo svuotamento produttivo e amministrativo è sotto gli occhi di tutti.
Un centro amministrativo importante, un luogo un tempo punto di riferimento per un polo tessile di livello nazionale ed internazionale oggi deve arrabbattarsi con una quotidianità difficile, con una sanità che si riduce ogni giorno di più, con uffici pubblici che svaniscono o vengono trasferiti altrove. La mossa dei consiglieri comunali di Isernia in questo senso è una mossa coraggiosa e disperata. Di fronte all’ennesimo governo della città inerte, litigioso e poco incisivo è meglio chiedere agli elettori un salto di qualità, uno scossone per cercare di salvare Isernia da un ingiusto e traumatico declino. La seconda ragione, quella interessante, scaturisce proprio dalla prima. Se la politica ha avuto, in una situazione chiaramente disperante e forse disperata, la capacità di uno scatto, di un sussulto allora forse anche in questa landa dimenticata da Dio e dagli uomini una luce si può intravvedere. Forse riusciremo a selezionare una classe dirigente diversa, meno piccola e misera di quella attuale e più adatta alle sfide epocali che anche il Molise deve affrontare.
Sarebbe allora questo il portato più significativo della vicenda contingente di un sindaco mandato a casa dopo due anni e mezzo.Perchè quello che sta avvenendo ad Isernia, il suo declino e la sua traumatica marginalizzazione non è una vicenda che è propria solo del capoluogo pentro. No, è quello che con diversa velocità ma inesorabilmente sta vivendo anche Campobasso, anche Termoli e, soprattutto la Regione Molise nel suo complesso. (Pietro Colagiovanni)