Campobasso e Isernia sono le province più tristi d’Italia. No, non è la solita sfuriata del molisano incazzato ma l’attendibile risultato di un’indagine, basata sui messaggi di twitter, riportata dal più autorevole quotidiano italiano. La segretaria regionale della Uil, Tecla Boccardo meritoriamente ha reagito a questo triste dato sulla tristezza, invocando un maggiore impegno nel risolvere i problemi che, al di là delle facili battute sono al fondo di questo desolante risultato. Il punto è che, dopo anni di narcolettismo collettivo questo dato testimonia efficacemente in quale baratro è precipitata questa piccola regione. Lo dicevamo da anni, oggi ci danno ragione i numeri. Perché il Molise è una terra triste? Facciamo una carrellata veloce dei punti più dolenti. In primis nel Molise non esiste il lavoro o esiste in maniera totalmente insufficiente. Esisteva, ma sta progressivamente scomparendo, una specie di occupazione, quella pubblica e parapubblica cui però non corrispondeva, se non in minima parte, una utilità sociale reale. Erano soldi dati per tenere buono il popolo ma non lavoro vero. Il sistema ha funzionato per cinquanta anni. Oggi è finito, e non tornerà più. A cascata il sistema dei soldi pubblici ha creato e crea sempre di più nuovi e profondi motivi di tristezza (nell’indagine del Corriere della sera, infatti, la tristezza molisana si è incrementata nel corso del 2015). Dopo il lavoro, o forse prima, viene la salute. E oggi il molisano deve avere terrore delle malattie perché il sistema pubblico, falcidiato dal taglio dei servizi e dal non taglio degli sprechi (ricordo sempre che l’Asrem paga ogni anno oltre settecento dirigenti) non dà risposte adeguate alla richiesta di salute dei cittadini. E questo crea insicurezza psicologica, paura, ansia. La mortalità aumenta, i tumori aumentano e non vengono curati, l’esito di un’esame, nel Molise, può significare la tua condanna a morte entro poche settimane.
Provate ad essere felici in queste condizioni. Riducendosi il reddito e aumentando l’angoscia per la salute il molisano non ha più possibilità o voglia di godersi il tempo libero. Ma anche se volesse trova ulteriori difficoltà. Provate a percorrere una delle strade della viabilità interna molisana. Oltre a non poter superare la velocità di 20 chilometri all’ora, dovete stare attenti a non distruggere la macchina. La manutenzione manca da almeno dieci anni ed una mulattiera è migliore come percorribilità. E, sicuramente, oltre ad avere il mal di stomaco alla fine sei pure triste. Provate poi ad andare in qualche bel prato verde molisano o in qualche museo. Nel primo caso forse sotto potrebbe esservi una discarica abusiva. Nel secondo probabilmente è chiuso o fuori servizio. Provate a fare una passeggiata in città allora. Prendete Campobasso. I marciapiedi sono rotti, i parchi in abbandono, la sporcizia e l’incuria la fa da padrone. Come stai? Sei triste, chiaramente. Ti capita qualcosa e chiedi giustizia? Se la vuoi devi pagare e la ottieni, forse, dopo molti anni. E hai sempre il sospetto che in posto piccolo come questo il cognome e il ruolo pubblico rivestito hanno un certo fascino nei tribunali,un certo appeal che un povero cristo normalmente non ha. E questo ti mette tristezza, oltre che angoscia e preoccupazione.
E poi forse chi è più allegro, più motivato, più energico da questa regione nel tempo è fuggito, se ne è andato, probabilmente senza neanche molti rimpianti. E per noi allora che siamo rimasti? In teoria dovrebbero essere i politici a dover studiare e attuare le ricette migliori per aiutare una collettività sprofondata nella disperazione. Ma se guardiamo alla classe politica locale la tristezza rischia solo e semplicemente di diventare infinita.. (Pietro Colagiovanni)