A volte bisogna essere capaci di fermarsi, di estraniarsi dal flusso continuo di notizie piccole e grandi che giungono in continuazione, che ci colpiscono in continuazione, che in continuazione ci distraggono da una riflessione più attenta. Il quinto assessore, le primarie Pd, la pioggia a Termoli, la Gam, gli indignati, la galoppata del Campobasso calcio, i rifiuti interrati, Vincenzo il portaborse e Le Iene, i tumori, Micaela Fanelli e Riccia e da Renzi, Frattura e Ruta, Leva e Frattura, leva e metti alla fine ti perdi. Un flusso joyciano in salsa molisana che distrae, confonde e, per i palati più fini, deprime anche un po’. Forse il sistema è fatto ad arte per perderti, forse è così che va il mondo. Ma la domanda è proprio questa: dove va il mondo, e nello specifico, questa piccola parte di mondo in cui abitiamo e lavoriamo? La dinamica è chiara, chiarissima e non c’è quinto o sesto assessore che possa offuscarla.
Il Molise si sta progressivamente avvitando in una depressione economica e sociale epocale, con costi umani altissimi. Il Molise sta diventando un deserto economico, in cui piccole isole e oasi di attività si alterneranno ad ettari di macerie, ruderi, bivacchi, bidonville, accampamenti e cimiteri. Il 4 novembre 2013 è una data importante in questo processo, il cui dispiegarsi noi avevamo pervicacemente segnalato e individuato da oltre 10 anni. Il 4 novembre infatti la Gam, ossia quel che restava del polo avicolo di Bojano ha chiuso le ultime attività rimaste. La Gam/Solagrital/Arena/Sam è stata la vicenda che meglio esemplifica il processo di desertificazione economica del Molise. Fondata e costruita con i soldi pubblici della Cassa del Mezzogiorno ha dato lavoro a tante persone ma è stata sfruttata e consumata da imprenditori e pirati, politici e portaborse. Il punto è che il polo avicolo di Bojano non ha mai avuto la fortuna di avere un proprietario che ci credesse, un imprenditore vecchio stile, magari rude, magari duro, magari spietato con i lavoratori. No, il polo avicolo di Bojano ha sempre è solo vissuto con soldi pubblici, con il supporto interessato e drogato della politica. Il pollo era un pretesto per creare un vortice di soldi in cui tutti alla fine prendevano. Finiti i soldi pubblici il polo avicolo di Bojano è finito, e il 4 novembre pochi giorni dopo la festa dei morti il de profundis è scattato inesorabile. Così come è scattato per lo Zuccherificio, così come è scattato per la Ittierre. Così come scatterà per i tanti inutili enti parapubblici, i carrozzoni creati e gonfiati ad arte dal precedente governo, come la Molise Dati. Così come chiuderà e si privatizzerà gran parte della sanità pubblica, drogata da un esercito di parassiti e raccomandati che l’hanno reso ingestibile e inutilmente costosa. In Molise tra qualche anno se hai i soldi potrai curarti, altrimenti morirai, senza se e senza ma. La politica poco può, e non sappiamo se poco vuole rispetto a questo disastro ampiamente annunciato. Il Molise di tutti di Paolo Frattura rischia di diventare il Molise di tutti i superstiti. Certo è ancora presto per un bilancio di questo nuovo governo regionale. Ma qualcosa si può dire, e si deve dire. La condizione malata del Molise era ben conosciuta dalle nuove forze al governo. La necessità di un cambio di paradigma è stato il leit motiv che ha portato una santa alleanza (dalla sinistra estrema a Patriciello) a contrapporsi ad uno stanco, e sfibrato, Michele Iorio. Ma il nuovo governo, forse per contiguità culturale, forse perché innestato da moderati all’ultima ora non ha saputo, e non ha voluto assestare il colpo decisivo. E oggi questo boomerang gli ritorna indietro. Il primo atto che doveva fare la Giunta Frattura era una completa revisione di tutti i conti, di tutti gli asset, di tutto quanto fatto dal precedente governo negli ultimi dieci anni. Un’operazione verità per prendere le distanze da un modo di operare che, in campagna elettorale, si criticava aspramente e che ha avuto l’ampio consenso dei molisani. E invece no. Si è scelto il basso profilo, la critica di rimbalzo. Non si sono andati a scoprire altarini ed altaroni, addirittura (vedi il caso Gam) si sono lasciati al loro posto i manager e gli esecutivi di totale e incondizionata fiducia di Iorio e Vitagliano. Non c’è stato nessun spoil system, non c’è stato nessun passo traumatico, non ci sono state ispezioni, audit ed esposti su quanto ereditato. Nel momento del cambiamento l’apertura di fiducia della gente è massima. Si potevano anche chiamare i lavoratori di Gam, dello Zuccherifcio e delle mille altre realtà senza quattrini e senza prospettive e chiedere loro un sacrificio, offrendo loro, subito, giustizia. Non si è fatto nulla di tutto ciò e si è scelto un basso profilo, con episodici momenti di rancore, che ha comportato un esito non positivo. Oggi infatti Michele Iorio che, lo ricordiamo, rimane il miglior politico attivo sulla piazza, passata la bufera sente augelli far festa. E crocifigge con argomenti logici inappuntabili il nuovo governo di frattura. Quando c’ero io la Gam funzionava, anche se assorbiva risorse pubbliche. Oggi è chiusa. E chi gli può dire di no, sono dati oggettivi. Ma se la Giunta Frattura avesse, il giorno dopo l’insediamento, inviato una squadra di avvocati e revisori contabili a verificare tutto quello che era stato fatto, se la Giunta avesse immediatamente rimosso dirigenti e consiglieri (e lo poteva certamente fare) vedi se alla fine poteva passare il concetto che le colpe della chiusura erano del nuovo Governo. Questo non è stato fatto, non si è voluto infierire forse sull’avversario ma così non si è fatto un buon servizio alla popolazione e ai cittadini. E oggi se ne paga dazio. Il governo si è accollato la responsabilità politica di quanto fatto dal suo precedessore, ha sostanzialmente accettato quanto sin lì realizzato ed oggi tutti se la prendono con l’attuale titolare, ossia il Presidente Frattura e la sua Giunta. Perché questo non è avvenuto, commettendo un errore così rilevante? La cosa è probabilmente dipesa da due fattori. Il primo è culturale ed ha a che fare con le ristrette dimensioni della nostra società. Qui tutti conoscono tutti, magari ti capita di andare insieme alla stessa palestra, di condividere un pranzo ed una cena. Non hai quel necessario distacco umano che può consentirti un’operazione dolorosa, forse traumatica nei rapporti interpersonali. La seconda ragione è più squisitamente politica. La grosse koalition messa su da Frattura e Ruta imbarcava anche pezzi da novanta che avevano amministrato e governato con il precedente governo Iorio, in primis Patriciello. Certo tra Patriciello e Iorio l’odio era, ed è feroce anche se oggi si ritrovano tutti e due in Forza Italia ma la guerra aveva portato ad una specie di spartizione di aree di influenza. E quindi nella coalizione vincente c’era anche un pezzo del governo precedente. Va anche detto che l’accordo con Patriciello è stato fatto in fretta e furia in limine alla campagna elettorale e quindi non si è potuto nemmeno cementare su passaggi operativi condivisi ( basti pensare a quello che è successo poi con il caso Cotugno).La cosa non riguardava però solo Rialzati Molise. Nelle tante liste che hanno supportato la candidatura Frattura spesso si incontravano nomi che, fino a qualche giorno prima, erano funzionali o lavoravano o portavano avanti iniziative del governo Iorio. In qualche caso, addirittura si sono candidati con Frattura persone che alla data delle elezioni ricoprivano incarichi fiduciari loro concessi da Michele Iorio in persona. Certo il grosso della coalizione era fermamente e credibilmente contraria al sistema Iorio e questo vale anche per lo stesso Paolo Frattura, lasciando perdere le chiacchiere della sua giovanile infatuazione per Forza Italia. Ma la presenza di questi pezzi di iorismo nella sua coalizione, unito alla pregiudiziale culturale di cui sopra, ha impedito un approccio deciso, forse traumatico al cambio di governo. E ora? Il processo di desertificazione, se non intervengono fatti nuovi (nazionali o internazionali) continuerà spedito. E’ probabile che aumenterà col tempo la criminalità e la microcriminalità, aumenteranno nel Molise le tossicodipendenze, le reti sociali e familiari dovranno nei limiti del possibile intervenire sempre di più per offrire quello che lo Stato non è più in grado di offrire. La nuova Giunta sta facendo, al di là delle considerazioni precedenti, quello che può con impegno, trasparenza e correttezza, ma per incidere dovrebbe acquisire una determinazione strategica che al momento non ha deciso di avere. Il malato è in cancrena e quindi la scelta è tra amputazione secca e morte per sofferenza. L’opzione per il Molise è tra una morte spaventosa o uno spavento senza fine. Una volta fatto il taglio si potrà ragionare del Molise dei superstiti e di cosa bisogna fare per andare avanti. Fin quando continua l’agonia però dobbiamo ancora somministrare le cure terminali, tenere accese le macchine, chiamare il prete, predisporre i funerali. Cose che costano tempo. E di tempo questa comunità non ne ha davvero più.