Arriva la prima sentenza di condanna sulla vicenda dell’azienda speciale Fai della Camera di Commercio di Campobasso. A pronunciare una prima parola giudiziaria sulla questione è stata la Corte dei conti del Molise con la propria sentenza numero 60 del 2014 del 2 dicembre scorso. Chi segue la nostra testata saprà bene che la questione della Fai è stata da noi sollevata ben 4 anni orsono. Evidentemente avevamo visto bene. La sentenza della Corte dei conti sanziona un comportamento illecito in qualche modo di dettaglio nell’ambito della fallimentare gestione della Fai, chiusa in fretta e furia nel 2011 con un deficit patrimoniale di quasi mezzo milione di euro. Ma è importante se non fondamentale per i principi che stabilisce e per le conseguenze, politiche e giudiziarie che potrà avere nei prossimi mesi. La vicenda, che nasce da una verifica amministrativo contabile della Ragioneria Contabile dello stato ha a che vedere con l’illecita erogazione, ai dipendenti della Fai, del buono pasto. La Procura della Corte dei conti ha promosso il giudizio nei confronti del dirigente della Azienda speciale per il recupero di queste somme, per complessivi 19.000 euro spalmati tra il 2008 e il 2010.
“La condotta è stata ritenuta dal collegio giudicante connotata da errore inescusabile, in quanto determinata dalla mancata individuazione delle norme disciplinanti l’azione amministrativa” dice il Procuratore regionale della Corte dei conti Carlo Alberto Manfredi Selvaggi nella sua relazione annuale-. La Corte dei Conti però, in sede di determinazione della condanna ha svolto un ulteriore ragionamento, questo sì gravido di possibili conseguenze. “A tal fine occorre innanzitutto considerare – si legge nella sentenza- che la condotta illecita del dirigente è stata certamente favorita (fino al punto che non sarebbe stato possibile senza) dal fatto, rimasto incontestato e debitamente documentato dalla difesa, che i costi sostenuti per l’erogazione dei buoni pasto erano regolarmente inseriti tra le spese del personale e che come tali venivano autorizzati, in sede di approvazione del preventivo finanziario, dal Consiglio di Amministrazione che, in ultima analisi, provvedeva ad appostare le necessarie risorse per finanziare la spesa in parola”. In poche parole è vero che il dirigente ha sbagliato (e da qui la condanna per circa 6.000 euro di danni) ma è anche vero che non decideva solo il dirigente. C’era un consiglio di amministrazione che approvava le voci di spesa, incluse quelle per i buoni pasto. E per questo la Corte dei conti riduce la pena di 2/3 evidentemente ritenendo che i restanti 13.000 euro debbano essere rimborsati dai membri del consiglio amministrazione degli ultimi tre anni di vita della Fai. Ed è questo quello che potrà avere i maggiori effetti futuri, politici e giudiziari. La Procura della Corte dei conti, ragionevolmente, non potrà esimersi dall’avviare un giudizio di conto per recuperare i mancanti 13.000 visto che i giudici con la loro sentenza hanno stabilito che 19.000 euro complessivi è il danno procurato alla Fai Ma tra i componenti del consiglio di amministrazione della Fai nel periodo 2008-2010 figura anche l’attuale presidente della Camera di commercio di Campobasso, Paolo Spina che della Fai è stato l’ultimo presidente prima della messa in liquidazione.
Il senatore Ulisse Di Giacomo prima della elezione di Spina segnalò la questione della Fai con un’articolata interrogazione parlamentare al ministro competente. La stessa elezione di Spina avvenne tra diffuse polemiche e con molta difficoltà e solo con un voto di scarto rispetto all’altra candidata ,l’imprenditrice Rossella ferro. E’ovvio che oggi la sentenza di condanna della Corte dei conti, oltre a rappresentare una vittoria di questa testata, riapre il problema della Presidenza della Camera di commercio di Campobasso. E probabilmente ne vedremo delle belle.