Il voto per le regionali di Emilia Romagna e Calabria, lungi dall’essere un voto amministrativo e di scarso rilievo, è probabilmente una delle elezioni più importanti e significative che la storia italiana ricorderà. E non certo per il 2 a 0 del Partito Democratico di cui si è fatto vanto, con il suo fastidioso argomentare da bullo di periferia, il Presidente del Consiglio Renzi. No, il voto ha un’importanza politica unica perché segnala una fortissima accelerazione verso l’implosione di un sistema, quello italiano, marcio e non riformabile. In Emilia Romagna, patria di passioni politiche forti, radicali ed estreme si sono recati alle urne solo il 37,5% degli aventi diritto. In pratica sono andati a votare quelli che vivono e campano di politica e delle sue propaggini, probabilmente solo loro. Perfino la Calabria delle ndrine, del voto feudale e clientelare porta un risultato di partecipazione al voto ridicolo: nemmeno il 45%, il 43,8%. Il sistema è in rotta e gli elettori, martoriati dalla crisi economica, disgustati dagli sprechi di una casta incapace e ladrona si sono semplicemente rotti le palle. Né più, né meno. Non c’è il 2 a 0, non c’è una partita vinta ma il campionato che si avvia alla sospensione per impraticabilità perenne del campo. L’analisi francamente è banale e se deve essere fatta è solo perchè il formidabile apparato di propaganda del potere italiano, del vecchio sistema riesce a far passare per nero quello che è bianco, di un candore unico. Le televisioni e i giornali del regime continuano a rimbambire i cittadini con le loro favole di un’Italia che non c’è. Il sistema pubblico italiano è completamente sfasciato, dalla politica alla magistratura, al fisco ai servizi sociali e sanitari. Questi che parlano, concedono interviste, discettano di sistemi elettorali e di riforme epocali, emettono sentenze che sarebbero scandalose anche in Corea del Nord (caso Cucchi e vicenda Eternit) sono solo degli zombie che raschiano un barile prossimo alla consunzione. Cosa succederà adesso? Ormai il processo è partito, il vecchio sistema economico del dopoguerra è finito e, solitamente, il processo inizia in modo lento ma progressivamente acquisisce velocità. In Spagna il primo partito si chiama Podemos ed è nato da un gruppo di intellettuali studi di questa porcheria appena qualche mese fa. In Italia prima c’era Grillo (politicamente inefficace, purtroppo) oggi c’è il non voto, domani chissà. Una cosa è certa. L’arbitro ha già fischiato la fine della partita da un pezzo ma evidentemente Renzi e tutti i membri del regime non se ne sono ancora accorti. (Pietro Colagiovanni)
Emilia e Calabria: il regime sta per crollare, altro che due a zero…
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