E’ stato definito un dato choc. Purtroppo non è così. Il dato è quello della disoccupazione nel Molise:19.000 persone per un tasso del 17% (quello nazionale è al 12). Per chi, come noi, aveva previsto l’implosione del sistema redistributivo democristiano questo dato purtroppo non è choccante. Secondo le previsioni di questa testata la disoccupazione reale nel Molise potrà arrivare nel giro di qualche tempo al 50%. I conti non sono difficili. Ai 19.000 ufficialmente disoccupati dobbiamo aggiungere due grandi fasce a rischio disoccupazione: i lavoratori pubblici e i cassintegrati o percettori di indennità e sussidi. Partiamo dai secondi.
La cassa integrazione (uno scandalo per le modalità con le quali è stata erogata negli anni passati in Molise) in teoria dovrebbe essere un sostegno temporaneo in vista del superamento di una crisi. Ma nei fatti questo non è vero. Si tratta solo di un sostegno per chi ha perso un lavoro nell’attesa che possa trovarne un altro. Chi pensa che alla Gam potrà ricrearsi lo spazio per 300 lavoratori dipendenti? E chi può pensare che alla Ittierre si arriverà a 700 posti di lavoro, come era ai tempi d’oro? Nessuno, e parliamo solo degli esempi più grandi e lampanti. Ma nelle maglie della cassa integrazione troviamo miriadi di piccole aziende decotteda anni, nomi e sigle societarie dietro cui non c’è semplicemente nulla. Tutti questi lavoratori, una volta terminato il sussidio, andranno ad ingrossare le fila dei disoccupati ufficiali. E parliamo di migliaia di unità lavorative. Andiamo adesso al pubblico e al parapubblico. I governi, regionali e nazionali, degli ultimi trenta anni hanno risolto il problema del lavoro (e del consenso e della loro rielezione ) semplicemente ingrossando le fila dei dipendenti pubblici e parapubblici. Una politica miope e criminale che però nel breve periodo assicurava la pace sociale e la stabilità politica. L’esempio della sanità è lampante. Alla Asrem ci sono 756 dirigenti, un numero che neanche una delle grandi multinazionali americane, quelle da miliardi di euro di fatturato, si potrebbe mai permettere. E’stato tutto gonfiato, sprecato, insensatamente sperperato. Oggi però i soldi pubblici sono finiti, la tassazione è alla stelle e quindi il settore pubblico collasserà. E nel Molise, dove è molto più esteso che altrove, il collasso sarà ancora più cruento. Ovviamente prima di toccare i 756 dirigenti, politicamente forti e influenti, saranno tagliati i poveracci, i cocopro da 1000 euro al mese, spesso quelli che portavano davvero avanti la baracca. E quindi si creerà una nuova inondazione di disoccupati, peraltro scarsamente qualificati e motivati, magari anche in un’età di difficile ricollocazione. Un esempio plastico del ragionamento? La Protezione Civile: sono stati riassunti un centinaio di precari ma altri cento si trovano ad essere disoccupati ufficiali, senza sussidi e reti di protezione. Tra questi cento ci sono anche persone che per anni e anni hanno svolto l’attività di cocopro, svolgendo attività burocratiche e di routine che non sono spendibili oggi sul libero mercato del lavoro e che oggi a 40 anni hanno difficoltà incredibili nel riciclarsi. Chi ha offerto a queste persone il cocopro ha semplicemente tolto il futuro perchè ha scambiato la droga di un (modesto) stipendio per la possibilità di un lavoro utile per la società. La Regione Molise non sta rinnovando i contratti precari in scadenza, il centro per l’impiego non li potrà rinnovare, così Molise Acque per tacere delle decine di società controllate in cui centinaia di giovani erano stati stipati, prima delle campagne elettorali, a fare il cocopro. Se proiettiamo questo desolante affresco nell’arido mondo dei numeri capiamo come il traguardo di circa 50.000 disoccupati reali nel Molise non sia impossibile. E 50.000 sono occhio e croce il 50% della forza lavoro disponibile in regione. Se non si arriverà a questo risultato sarà solo perchè nel frattempo chi potrà abbandonerà una regione che non sa e non vuole offrirgli nulla per il proprio futuro. E così diminuendo il numero di persone in cerca di lavoro forse non si arriverà al fatidico 50%. Ma questo non cambierà nulla nella situazione sociale del Molise. Aumenterà la criminalità (più persone disperate e meno sicurezza dello Stato, vedi soppressione dei presidi di Polizia) aumenterà il consumo di droga e alcol, aumenterà il disagio sociale e la distruzione delle famiglie. Sarà un Molise di zombi, che vagano per lande in abbandono e non presidiate. In tutto questo si dirà: ma la politica che fa o che potrebbe fare? Sul secondo quesito la risposta è tantissimo. Sul primo quesito è meglio stendere un velo pietoso.