La vicenda della scuola Don Milani di Campobasso, a prescindere dal suo esito finale (se mai ce ne sarà uno) resta per il suo evolversi una cartina di tornasole, un punto di flesso rispetto alla triste condizione in cui il capoluogo regionale versa. Alcune verità sono diventate evidenti, e meritano alcune riflessioni. Il primo punto è lo stato comatoso in cui versa l’amministrazione comunale di Campobasso. La gestione della crisi della scuola di via Leopardi potrebbe essere insegnata come esempio di cattiva gestione di una collettività. Prima si nascondo le carte per nove mesi, creando allarme sociale e preoccupazione, poi graziosamente le si concedono senza avere la benché minima idea di cosa fare, come affrontare le criticità che quelle carte evidenziavano. Poi l’amministrazione comunale inizia una serie farraginosa di riunioni, incontri, consigli più o meno monotematici essenzialmente per prendere (o perdere) tempo.
Ma ormai il movimento era partito e nessun genitore ( tranne qualche amante del rischio o completamente incosciente) poteva tollerare di inviare i figli in una scuola che un ingegnere aveva certificato essere ad alta vulnerabilità sismica. Quindi Sindaco e Giunta, sempre nell’imbarazzo di una pesca confusa, decretano la morte della didattica e soprattutto alterano i ritmi di vita di centinaia di famiglie di Campobasso: doppi turni per tutti e, come si fa quando in una partita di calcio non hai strategia, un gioco, un’idea, pallone in tribuna al grido di “Viva il parroco!”. Intanto le dinamiche peggiorano, si incancreniscono. L’amministrazione comunale non riesce a fare uno straccio di atto amministrativo: non firma la convenzione con l’Università per monitorare il rischio sismico, sposta poste di bilancio per milioni di euro che esistono solo sulla carta, non dà tempi, certezze, idee. Scatena guerre tra poveri, con scuole a rischio evacuazione (Liceo Artistico) che si incazzano con il sindaco, genitori che chiedono il ritorno a via Leopardi, costi quel che costi (essenzialmente la vita dei loro figli), gente che vuole per la Petrone i doppi turni anche per le medie così da scaricare anche su altri il loro peso. Insomma, un panorama desolante.
Nello stesso tempo il sindaco Battista e la sua maggioranza, evidentemente immemori che il mondo non è più quello della Democrazia Cristiana degli anni 70, cosa escogitano? La nomina a pagamento di due nuovi assessori, di cui una esterna, una professoressa che aveva già avuto un’esperienza amministrativa nel limitrofo comune di Matrice. Peraltro il sindaco non assegna nemmeno le deleghe, per cui questo rinforzo dell’azione amministrativa diventa, evidentemente, ridicolo. La scena ricorda Maria Antonietta, ultima regina di Francia che, mentre il popolo ne reclamava l’esecuzione, chiedeva una brioche calda. Campobasso però è specchio del mondo e dell’Italia. La classe dirigente oggi al governo (tacciamo per carità di patria sul governo del nobile Gentiloni Silverj conte di Filottrano, Cingoli e Macerata) è totalmente inadeguata, vive in un mondo tutto suo, non capisce quello che sta succedendo e soprattutto non ha voglia di farlo. Prima li mandiamo a casa e meglio è.
Punto secondo, per dare un po’ di ottimismo. La vicenda della Don Milani ha portato alla ribalta un gruppo di genitori, raggruppati nell’associazione Scuola a Misura di Bambino. Paradossalmente questi agguerriti genitori, cui andrebbe data una medaglia al valore civico, sono stati addirittura additati come gli inutili agitatori di tranquille certezze, i rompiscatole. Se non c’erano loro, dice qualcuno, noi avremmo continuato tranquillamente le nostre vite, senza tutti questi inutili polveroni. Il che fa capire come stiamo messi non solo a livello politico ma anche a livello sociale. Anni di rincoglionimento televisivo hanno reso parte del popolo anestetizzato, anche sui propri interessi diretti. Invece all’Associazione e ai suoi animatori va fatto un plauso e va segnalato come questo gruppo di persone, con la propria caparbietà, la propria puntualità, la propria coerenza e dedizione può rappresentare una alternativa al governo della cosa pubblica nel momento in cui gli attuali personaggi saranno finalmente mandati a casa. Ultima notazione, questa volta legata alla mia città Campobasso e al quartiere in cui vivo, Vazzieri.
Con la chiusura della scuola di via Leopardi , dopo quella di via Kennedy di qualche anno fa, Vazzieri nella sua parte più prossima al centro cittadino perde un altro luogo di socialità e di animazione pubblica. Un quartiere che doveva rappresentare la città nuova moderna, dove si potevano sperimentare soluzioni urbanistiche e architettoniche innovative oggi resta solo un dormitorio. I motivi: essenzialmente la cattiva politica e la corruzione. Vazzieri è un quartiere residenziale dove abitano un po’ tutti, non clan familiari o gruppi coesi di famiglie. E quindi il voto locale a Vazzieri si sparpaglia. Dal punto di vista clientelare, che è il punto di vista che governa Campobasso da 50 anni, Vazzieri è una fetecchia. E quindi non viene tutelato, nonostante le tante famiglie che ci vivono. Non è solo questione di scuole: non ci sono parchi gioco (ce n’era uno ma è stato vandalizzato senza che il Comune muovesse un dito), i marciapiedi sono in condizioni disastrose, l’arredo urbano inesistente. La seconda ragione è la corruzione: Vazzieri anziché essere vista come un’occasione di programmazione urbanistica (nasce infatti dal nulla, tutto si poteva scrivere) è stata invece lo scarico degli interessi, spesso illeciti, di palazzinari e speculatori edilizi. Palazzi enormi, spesso privi di qualsiasi pregio architettonico, alveari umani che sfruttano cubature concesse in cambio di qualche utilità, di qualche voto, di qualche mazzetta. Fai così per decine e decine di anni è ottieni il panorama che oggi, sconsolatamente, puoi guardare dalla finestra del tuo appartamento. Anche qui non resta allora che aspettare la fine della nottata, che prima o poi finirà.
Pietro Colagiovanni