La Befana, con un giorno di anticipo, ha portato ai genitori della ormai famigerata scuola Don Milani di Campobasso l’atteso dono: una soluzione ai doppi turni che da qualche mese interessano i loro figli, con gravi disagi familiari, didattici e sociali. Attenzione però: la Befana porta i doni ma, se coloro che li ricevono sono stati cattivi, il dono avvolto in una calza è solo del carbone misto a cenere. Per capire allora cosa c’è veramente nella calza della Befana portata a Palazzo San Giorgio bisogna allora vedere come si sono comportati i i principali attori della vicenda e solo alla fine, insieme vedremo il vero dono dell’Epifania. Vediamo quindi i voti che coloro che dovevano risolvere il problema Don Milani hanno preso e il perché di questi voti.
Antonio Battista, sindaco di Campobasso: Antonio Battista è una brava persona ed è una persona onesta. Ma per amministrare la collettività, per amministrare una città oggi questo è un semplice presupposto, nulla di più. E’ovvio che devi essere onesto, dopodiché devi saper risolvere i problemi della comunità. L’elenco di errori commessi dal sindaco sulla Don Milani è talmente lungo che rischia di far perdere il volo di ritorno con la scopa alla Befana. Si va dal non aver fornito le carte della scuola per oltre nove mesi, con motivazioni degne della Corea del Nord, all’aver tergiversato sulla questione, ormai palese, per altri due. Si va dalla convenzione per verificare gli edifici fatta con l’Università che ad oggi non ha analizzato nemmeno un foratino (e con l’Università a dover spiegare perché il centro di ricerca sull’Appennino, che ha firmato l’accordo, si occupa di sismicità degli edifici) all’avere assunto impegni precisi (15 gennaio fine doppi turni, carte della Petrone, individuazione sedi e lavori) completamente disattesi, senza nemmeno uno straccio di realizzazione, nemmeno parziale. Si va dall’avere individuato l’unica soluzione possibile, sia pure sacrificante (il Liceo Artistico mezzo vuoto) all’essersela rimangiata perchè qualcuno gli ha urlato in testa con troppa veemenza. L’ultima chicca proprio il 5 gennaio. In un eloquio decisamente non elegante, nelle more (immaginiamo quindi all’interno di un cespuglio del gustoso frutto) di una sistemazione definitiva diceva che la soluzione migliore è via Gorizia ma siccome tutti gli altri (tecnicamente la sua maggioranza) non erano d’accordo lui era d’accordo con l’ipotesi Massarella, meglio noto come Massarellum, un risiko di aule tra Petrone vecchia e limiti inchiusi. Ora se un sindaco decide una cosa si fa quella cosa, per quanto assurda possa essere (e via Gorizia certamente superava i limiti dell’assurdo). Se tutti gli altri invece decidono un’altra cosa tu non stai nascosto in un cespuglio di more ma ti accorgi di essere stato sfiduciato e quindi ti dimetti. Così funziona la democrazia, queste sono le regole che ci siamo dati. Pensiero e azione, diceva Mazzini per l’attività politica. Chiacchiere e distintivo diceva il compaesano Robert De Niro nel film gli Intoccabili. Il sindaco Battista lo deve capire: oggi con le chiacchiere e il distintivo non si va da nessuna parte. Voto 3
La Giunta comunale: sono i magnifici nove, gente scelta per supportare il sindaco nella soluzioni amministrative da dare alla città. Certo hanno deleghe e riserve di attività di cui si occupano in esclusiva: ma alla fine il sindaco non decide da solo, e le delibere di giunta sono appunto un atto collegiale. In questa vicenda la Giunta non si è vista, non ha fatto nulla. L’assessore al ramo iniziale Pietro Maio ha talmente irritato i genitori con il suo rumoroso vuoto pneumatico che Battista è stato costretto a rimescolare le deleghe. Del nuovo assessore invece si sono perse le tracce. Vicesindaco, prosindaco, prosecco, assessori e delegati sono stati assenti, defilati, superflui. Battista addirittura ne ha nominati due in più durante la vicenda Don Milani, per irrobustire l’azione amministrativa. Bene, l’azione amministrativa non solo non si è irrobustita, ma semplicemente non c’è mai stata. Voto 2, con la preghiera di risparmiare da subito nove indennità di carica a carico della collettività
La maggioranza al Comune: tanta buona volontà, tanto movimento da parte del presidente del consiglio comunale Michele Durante del presidente della commissione Ferdinando Massarella e da parte di singoli consiglieri come Pino Libertucci. Tanta voglia di superare gli imbarazzi che il sindaco e la giunta creavano ogni giorno, tanta disponibilità all’ascolto. Cose positive certo ma, come diceva il compianto allenatore Boskov, “gol è quando arbitro fischia”. E col Massarellum l’arbitro il gol non lo fischia, al limite fischia un fallo: si tratta di una soluzione vaga nei tempi, confusa nella realizzazione, impraticabile nel corso dell’anno scolastico attuale, costosa nei modi. Voto 5, per premiare la buona volontà e l’impegno dimostrato.
Antonio Iacobucci: il supermanager del Comune, l’autore delle politiche edilizie di Campobasso degli ultimi venti anni, quello che ha dotato alla collettività la replica, eccellente, della fontana di Cacciapesci in cambio di palazzi sorti dal nulla in pieno centro cittadino non si è visto né sentito in questa vicenda. Si sa però che è lui il vero dominus del bilancio e delle casse comunali. Non si muove un euro, non si muove foglia se Iacobucci non voglia. Il Rasputin dell’Acquazolfa ha probabilmente suggerito al sindaco il suo vecchio pallino di via Gorizia. Ma ha evitato accuratemente il confronto pubblico e aperto. Eppure con lo stipendio che percepisce mensilmente uno sforzo lo poteva anche fare. Voto: due, da tasso tecnico di rendimento
La minoranza al Comune: con un’unica lodevole eccezione (Francesco Pilone, voto sette per il coraggio e la lucidità nonostante violenti e insensati attacchi personali subiti) il resto è fuffa. I cinquestelle sono scesi di categoria sino ad un una locanda ad una stella, le proposte concrete rare e rade, occasioni di infilzare politicamente un’amministrazione in chiara difficoltà nemmeno fiutate, il gusto dell’esserci per l’esserci la cifra dominante. Voto 4
Ufficio scolastico regionale, provveditorato agli studi: in teoria esistono, forse però per fare convenzioni, convegni, passerelle o premi per il miglior disegno da donare alla Regione. Su questa vicenda il nulla, l’assenza, il vuoto. Voto 0, o meglio non pervenuto
Per il momento ci fermiamo qui. E’ovvio che aprire la calza è solo una formalità. Dentro c’è solo cenere e carbone. La soluzione individuata non è una soluzione, non è cantierabile e non risolverà nulla. La Befana, lasciato il suo pezzo di carbone, è volata via di corsa alla massima velocità possibile. Dall’alto guardando Campobasso vedeva solo un desolante panorama di cattiva amministrazione.
Pietro Colagiovanni