Campobasso è una città surreale. Capoluogo di regione vive con rassegnazione un degrado quotidiano sempre più evidente. Ma nessuno dice niente, nessuno fa qualcosa. Il tema per mesi è stato quello di due fioriere spostate in piazza Municipio. Poi nemmeno più quello. Eppure il capoluogo regionale è sporco, abbandonato a se stesso. La qualità della vita è degna di qualche paese arretrato e perfino i numerosi extracomunitari che si aggirano per le sue strade sbrecciate si chiedono: perchè ho rischiato la vita per arrivare qui? Fortunatamente l’amministrazione comunale (l’ultima di una sequenza trentennale di pessime amministrazioni comunali) ogni tanto organizza delle sagre dell’arrosticino fuori stagione con nomi evocativi come Vivi la tua città, Respira la tua città, Deglutisci la tua Citta, Rumina la tua città.
Ma, e lo dico con assoluta serietà, meglio questo che niente. Il prologo è necessario per inquadrare il surrealismo del vivere amministrativo e civile della città. Per colpirlo meglio però ho deciso di seguire la tecnica dei flash, riportando alcuni spaccati di vita quotidiana che meglio possono far capire dove è precipitata Campobasso. Il tema prescelto, da me conosciuto per presa diretta, è quello della sicurezza delle scuole cittadine. Che, come ben sapete, tutto sono meno che sicure, talmente poco sicure che gran parte degli allievi delle elementari sono costretti a transumanze verso altri istituti e, in un caso, verso l’Università del Molise.
Una soluzione ponte, visto che entro l’apertura del nuovo anno scolastico dovevano essere allestite nuove scuole,a prova di sisma e di tsunami, frutto di alacri e celeri lavori che il sindaco Battista e la sua nutrita squadra di assessori (meglio conosciuti come l’Esercito del selfie, vista la loro presenza social quasi ossessiva) spergiuravano di realizzare entro l’estate.
Partiamo con la prima scena, allora. Settembre di un giorno feriale ore 8,05 zona antistante l’Università del Molise, facoltà di Economia. Anche quest’anno i genitori degli alunni delle classi della Don Milani portano i loro figli nelle aule loro riservate all’Università. Ovviamente nessun lavoro è stato fatto, mancano persino i cartelli della ditta aggiudicatrice. Alcune delle classi quando ancora avevano una scuola seguivano il cosiddetto metodo del senza zaino, metodo che in buona sostanza prevede che i libri vengano lasciati in classe e non portati a casa. In base ad una brillante decisione della dirigenza scolastica queste classi sono state spostate all’Università, dove il pomeriggio c’è attività accademica, non si può lasciare nulla e quindi il metodo del senza zaino è andato semplicemente a farsi benedire. Un’altra novità dell’anno scolastico 2017-2018 e la presenza di vigili urbani davanti l’Università. Uno, a volte due, qualche volta persino tre. Evviva, almeno c’è qualcuno a vigilare, vi sarete detti. Errore. La prima volta che lascia la macchina davanti la struttura accademica il vigile si sbraccia, fischia, in sostanza ti dice che te ne devi andare. Vada a parcheggiare nei parcheggi appositi, ti urla, minacciando un verbale fresco di inchiostro. Peccato però che i cosiddetti parcheggi appositi tutto siano meno che appositi. Non hanno camminamenti, in un caso mancando le passerelle creano ingorghi tra macchine in doppio senso di marcia, bambini, genitori e magari ombrelli degni di un film di Fantozzi. In pratica lasciata la macchina negli appositi parcheggi devi farti il segno della croce, lanciarti tu e tuo figlio e sperare che gli automobilisti che vengono da su e da gù siano clementi. E i vigili? La loro missione, si scopre è un’altra. Ossia quella di tutelare i parcheggi riservati (anche se non c’è scritto) all’Università dopo le veementi proteste di quest’ultima. Ho chiesto lumi a membri dell’amministrazione comunale sulla questione, uno mi ha risposto in linguaggio incomprensibile, sembrava sanscrito, ho lasciato perdere.
Scena due. Siamo nell’aula del consiglio comunale di Campobasso. E’ il 23 settembre, si sta svolgendo la seduta monotematica sulla sicurezza nelle scuole cittadine. Il consigliere Francesco Pilone, uomo tenace e intelligente, unico a fare opposizione tra colleghi che pensano a domande di arruolamento nell’esercito del selfie, chiede a Battista che fine abbiano fatto i lavori della Don Milani. Riporto la risposta testuale di Antonio Battista. “L’impresa a cui sono stati aggiudicati i lavori, il 4, il 7 di agosto ha detto: “ho già programmato le ferie, alla fine di agosto, i primi di settembre siamo nella disponibilità”. Pilone si incazza e urla “è vergognoso”. Io no. Io dico, invece, che è spettacolare. Siamo ad ottobre e l’impresa evidentemente ancora sta pagando le ferie ai lavoratori. Qui siamo al premio Nobel per la responsabilità sociale, i sindacati dovrebbero dare una medaglia a chi tiene così a cuore il diritto costituzionalmente tutelato al riposo e alle ferie.E noi dovremmo contattare tutti il responsabile risorse umane di questa azienda per avere un posto di lavoro, sarebbe meraviglioso lavorare lì.
Terza scena. Una qualsiasi edicola molisana il 29 settembre. Chiedete l’Avvenire e andate a pagina 23. Si parla di scuole sicure, in Italia 1 su 4 è senza manutenzione. Tra gli articoli c’è anche Campobasso, in un pezzo di Paolo Ferrario che illustra con puntualità la situazione disastrosa in cui versa la scuola primaria di Campobasso. Non c’è solo la Don Milani, c’è Mascione, c’è via Crispi, c’è la Montini che forse nemmeno lei è antisismica. Insomma nell’articolo si precisa che la scuola primaria a Campobasso semplicemente non esiste più. Ma a questo punto, verso la fine arriva lui, l’immenso sindaco di Campobasso Antonio Battista che testualmente dichiara. La scuola primaria? “Abbiamo risolto”. E poi come è sua abitudine di vecchio e forgiato ferroviere, macchinista di quelli duri, rincara la dose. “L’amministrazione ha investito 11 milioni di euro, oltre al ricavato della vendita di due edifici scolastici per costruire tre nuovi poli didattici che andranno a soddisfare completamente le esigenze delle famiglie. Contiamo di aprire i cantieri entro il 2018”. Ferie permettendo, aggiungiamo noi. Ovviamente gli 11 milioni, che girano come i carri armati di Mussolini da dieci anni non sono mai stati investiti (anzi sono a rischio revoca), gli edifici chiusi non sono stati mai venduti. E allora?
Rispondo con un’ultima scena. Sono a zonzo per Campobasso.Mi imbatto in un manifesto del comune con il suo stemma insieme ad un altro paio di stemmi. Un manifesto in campo bianco che dice, semplicemente: “Campobasso: la città dei misteri”. Eccola, è questa la risposta giusta. (Pietro Colagiovanni)