All’articolo 34 della legge di stabilità, come approvata dal consiglio dei ministri, troviamo una norma che abolisce l’autonomia gestionale delle camere di commercio e le assoggetta alla tesoreria unica. Che Renzi non sia mai stato un’entusiasta del sistema delle Camere di commercio è cosa nota e risaputa. Che le ritenga un costoso balzello per il mondo delle imprese senza una reale utilità differenziale è csa altrettanto nota. D’altronde è già legge la riduzione dei finanziamenti alle camere di commercio, con una riduzione progressiva del diritto camerale (la tassa pagata dalle imprese per il mantenimento degli enti camerali) nei prossimo tre anni sino al suo dimezzamento. Oggi arriva anche l’assoggettamento delle camere di commercio alla tesoreria unica statale per ridurne i margini di discrezionalità finanziaria. D’altronde negli anni le camere di commercio non hanno dato sempre buoni esempi di gestione e di virtuosa conduzione delle proprie finanze. Basti pensare al costoso sistema di rappresentanza degli enti camerali, con indennità e benefit in capo ai presidenti delle camere di commercio e alle loro giunte la cui utilità è tutta da dimostrare. Basti pensare anche alle vicende locali, come ad esempio nella provincia di Campobasso con la notoria vicenda dell’azienda speciale Fai. Un’azienda speciale della Camera di commercio di Campobasso che chiuse i battenti, qualche anno addietro con un buco (o deficit patrimoniale) di quasi 500.000 euro, soldi poi prelevati dalle casse della Camera di Commercio di Campobasso per ripianare il deficit. Una vicenda su cui si sono registrate anche interrogazioni parlamentari e indagini della Corte dei conti ma che sinora non ha ricevuto i chiarimenti definitivi. En passant il sistema delle Camere di commercio ha creato anche una burocrazia di personaggi che partendo dall’associazionismo e dalla rappresentanza delle imprese si ritrovano sempre in giro in questi contenitori del mondo delle Camere di commercio. Basti pensare che proprio l’ultimo presidente della Fai, il libraio Paolo Spina è poi diventato, sia pure dopo votazioni molto faticose e per un solo voto di differenza sull’imprenditrice Rossella Ferro, presidente della Camera di commercio di Campobasso. Insomma le Camere di commercio e i loro costi sono entrati nel mirino di Matteo Renzi e del suo governo: una rottamazione a nostro avviso giusta e sacrosanta, una rottamazione che il mondo delle imprese guarderà certamente con soddisfazione e con sollievo.
Camere di Commercio nel mirino di Renzi: arriva la tesoreria unica
Commenti Facebook