di Stefano Manocchio
Assorbita la sconfitta elettorale, per il centro sinistra molisano è il momento dei ragionamenti. prima nell’analisi delle motivazioni che hanno portato alla disfatta nelle urne e poi su quello che bisognerà fare in prospettiva per recuperare forza, in previsione di due appuntamenti per il prossimo anno: le comunali di Campobasso e le europee. Ma visto che il tema delle elezioni regionali è ancora ‘caldo’ cerchiamo di dare una spiegazione, non al risultato elettorale, perché compete ai partiti, ma ai passaggi che hanno portato ad una candidatura per la presidenza della Regione Molise, quella di Roberto Gravina, che è stata perdente. E’ successo che mentre si ragionava sull’ipotesi se candidare Roberto Gravina o Domenico Iannacone o ancora Daniele Colucci, il discorso si è improvvisamente stoppato, perché la proposta- Gravina, all’incaglio tra PD e Cinque Stelle è stata avanzata non più dal partito dell’interessato, ma dal PD; il che ha chiuso i conti sul nome, essendovi confluenza univoca dei due maggiori partiti del centro sinistra. Non sono mancate le reazioni: i partiti e movimenti minori della sinistra, in buona parte orientati verso il giornalista nazionale, si sono sfaldati con prese di posizione differenti ma sostanzialmente lontane dalla partecipazione attiva alla campagna elettorale, mentre la neonata alleanza Conte-Schlein ha trovato la controfigura regionale.
Detta in questa maniera sembrerebbe una trattativa normale, se non fossero subito circolate voci di dissenso in ambo i partiti interessati, soprattutto da parte di chi non riteneva che le cose fossero andate proprio in quella maniera; nello specifico la proposta ‘pro-Gravina’ a detta di questi ‘dissidenti’ non sarebbe nata, come apparso pubblicamente, dalla volontà del segretario regionale del PD in autonomia, ma a seguito di una sorta di patto di non belligeranza con Roberto Ruta, che periodicamente viene evocato nella politica molisana, pur essendo ufficialmente fuori dai giochi, nel senso che da anni non si candida per alcuna carica politico-istituzionale. In sostanza i due avvocati, quello di Campobasso e quello di San Martino in Pensilis avrebbero utilizzato il nome del sindaco di Campobasso ( anche lui avvocato) da un lato per dare un segnale decisionale e stabilire i ruoli nella coalizione del centro sinistra e dall’altro per avviare la fase preparatoria ai congressi nel partito.
Ricordiamo che Ruta, insieme ad Alessandra Salvatore e a Giose Trivisonno, è stato il maggiore sostenitore della neo eletta segretaria nazionale del partito Elly Schlein nella battaglia vincente contro Stefano Bonaccini, che invece in Molise era più o meno sostenuto da tutti (o quasi) gli altri esponenti del partito ad iniziare da Vittorino Facciolla (che è appunto segretario regionale PD) e Micaela Fanelli; l’accordo con Ruta era appunto di non creare divisioni nel partito che poi si sarebbero riverberate nella fase congressuale, ma di trovare una quadra che, partendo dalle elezioni regionali, fosse poi proseguita anche in previsione delle comunali di Campobasso e delle europee, con il passaggio intermedio già citato dei congressi PD. Un partito unito all’interno e con un ruolo chiave nella coalizione. Sempre nei si dice si arriva alla conclusione che alla fine dei conti l’idea di candidare Gravina sia partita proprio a Ruta, che ha sempre avuto al tendenza a creare strategie, da giocatore di scacchi o da cardinale Richelieu, a seconda dei gusti.
Il PD, quindi, più che lo scontro interno voleva l’incontro: ma dopo la debacle elettorale l’impressione che si ha è che si vada a finire sull’ipotesi di incontro- scontro e che la partita interna al maggiore partito di sinistra in Molise sia appena iniziata.