Il XII Rapporto Meridiano Sanità rileva che l’Italia registra performance superiori alla media europea, quanto a stato di salute della popolazione su aspettativa di vita alla nascita e tassi di mortalità (prima in Europa e seconda al mondo dopo il Giappone).
In Italia l’aspettativa di vita è pari a 82,8 anni, nell’ultimo decennio sono aumentati gli anni vissuti non in buona salute, attestandosi a 20 (+4,2 anni dal 2006), cosa che ha contribuito alla crescita della popolazione anziana, che oggi è pari al 22% del totale e raggiungerà il 34% entro il 2050,con la conseguente crescita di patologie non trasmissibili e croniche, che provocano l’86% degli anni di vita perduti per disabilità e morte prematura, pari a 16,3 milioni di anni.
Fra le negatività evidenziate dalla ricerca risulta che nella popolazione al di sotto dei 15 anni, solo 8,3 su 100 praticano attività fisica moderata (contro i 20,9 della Spagna), e il 35% degli appartenenti a questa fascia d’età presenta una condizione di eccesso ponderale e obesità (14,2% in Svezia).
L’evidente ritardo nell’accesso all’innovazione terapeutica contribuisce al potenziale deterioramento dello stato di salute della popolazione,infatti, in media sono 15,6 i mesi che intercorrono dall’approvazione alla prima commercializzazione di un farmaco: 5 volte il tempo impiegato in Germania.
Risultiamo indietro dalla media europea anche su informatizzazione e accesso ai servizi informativi per la sanità,infatti in Italia solo il 10% dei cittadini utilizza l’e-booking per prestazioni sanitarie (contro il 19,7% in Europa), il 9,2% dei medici utilizza lo strumento dell’e-prescription (38,5% in Europa) e il 31,2% delle strutture sanitarie utilizza il Fascicolo sanitario elettronico (47,6% in Europa) cosa che rende più complesso il monitoraggio dei pazienti, delle prestazioni, delle patologie e del loro impatto sanitario ed economico.
L’Italia riporta performance superiori alla media europea,nell’area efficienza, efficacia e appropriatezza delle cure infatti si deduce dalla sopravvivenza a 5 anni dei pazienti oncologici, che è pari al 54% negli uomini e al 63% nelle donne, con aumento di 15 e 8 punti percentuali tra il 1990 e il 2009.
L’Italia è uno dei Paesi che ha condotto il maggior numero di studi clinici, pari al 17% di quelli effettuati in Europa (3.900), di cui il 37% ha riguardato l’area oncologica,i promotori profit hanno permesso di realizzare il 76% degli studi condotti in Italia e lo sviluppo della medicina ha contribuito in modo rilevante all’allungamento dell’aspettativa di vita della popolazione e alla riduzione della mortalità per molte patologie, nuovi farmaci e investimenti nella ricerca clinica, hanno raggiunto nel 2017 il record storico con oltre 14.000 prodotti in sviluppo, di cui più di 7.000 in fase clinica. La sopravvivenza a 5 anni dei pazienti affetti da tumori è in aumento, grazie ai progressi della scienza e della medicina e agli interventi di prevenzione e diagnosi precoce.I ritardi più evidenti dell’Italia riguardano la spesa per long-term care e per la protezione sociale, grave carenza per un Paese con la popolazione over 65 destinata ad aumentare, passando da 13,4 milioni nel 2016 a 16 mln nel 2030.
In Italia la quota risorse destinata alla sanità è in calo, con tendenza a diminuire nei prossimi anni: il Mef prevede che il rapporto spesa sanitaria pubblica/Pil si ridurrà di 0,3 punti percentuali tra 2017 e 2020, raggiungendo il 6,3%,con livelli inferiori alle principali economie europee (3.064 euro in Italia vs 5.015 euro in Germania), un gap ad aumentare.
Alfredo Magnifico