Usare bene l’Intelligenza artificiale per evitare “nuovi” disoccupati

L’introduzione dell’Intelligenza Artificiale nel mercato del lavoro cambierà molto il versante occupazionale , ci stiamo avviando pian piano a un punto di non ritorno.

La mediazione umana; impiegati, cassieri nei garagi pubblici, negli autogrill, nei grandi magazzini, lentamente si riducono e le mansioni che una volta svolgevano i lavoratori, vengono scaricate sui clienti attraverso le macchine.

Saremo noi, paganti a cliccare, impostare, selezionare, saremo noi clienti che ci dovremo fare carico di problemi, mansioni e interlocuzioni che fino ad oggi prevedevano la presenza di addetti, professionisti, baristi, cassieri e assistenti, posti di lavoro che scompaiono.

Sarà un problema non da poco, solo il futuro ci dirà se il servizio migliora o peggiora, di certo bisogna studiare contromosse sociali per le tutele dei lavoratori e la sostenibilità dei modelli di redistribuzione del reddito nei Paesi sviluppati, per evitare destabilizzazioni nella tenuta delle istituzioni democratiche.

La potenza distruttiva dei posti di lavoro a causa delle nuove tecnologie, risulta decisamente superiore alla capacità di regolazione da parte delle istituzioni e alla capacità di generare nuove opportunità di lavoro che compensi l’uscita dal lavoro dei lavoratori coinvolti.

La riduzione di lavoratori ovviamente comporterà una serie di problemi, dal compensare i fabbisogni professionali derivanti dall’esodo di lavoratori anziani al rigenerare il numero dei contribuenti attivi che devono finanziare le prestazioni sociali dedicate alle persone anziane.

A rendere indispensabile questo passaggio sarà la presa d’atto nell’utilizzo corretto di queste tecnologie e la capacità di soddisfare i fabbisogni collettivi e gli investimenti per aggiornare e riconvertire le competenze dei lavoratori, la redistribuzione dei risultati in termini di reddito e di accesso alle opportunità lavorative con adeguamento di percorsi culturali e aggiornamenti continui.

In tutto questo va ripensato il rapporto tra capitale e lavoro; riformato il sistema di welfare; rimodulato il coinvolgimento nella governance delle politiche pubbliche dei soggetti privati e sociali che sono in grado di concorrere al raggiungimento degli obiettivi.

Una cosa è certa: su questo vuoto prospererà la speculazione di chi risparmia sui costi.

Nella storia dell’umanità, soprattutto degli ultimi due secoli, non ha spaventato l’introduzione della macchina nello svolgimento del lavoro manuale, non spaventerà neanche adesso la tecnologia avanzata o l’intelligenza artificiale.

L’ Intelligenza Artificiale comporterà il riposizionamento di qualità delle risorse umane disponibili (imprenditori, manager, dipendenti e autonomi) in grado di trasferire, gestire e utilizzare i software funzionali per soddisfare i fabbisogni della produzione e dei consumatori finali.

Il processo è già evidente nell’aumento della ricerca di lavoratori competenti che non riesce ad essere soddisfatta nell’ambito dei singoli mercati del lavoro.

Aumenta, intanto, il fabbisogno di investimenti da dedicare alla formazione dei lavoratori per migliorare le modalità di gestione dei rapporti di lavoro e per gratificare le prestazioni sul piano salariale e delle condizioni lavorative.

Spaventerà il fatto che queste armi saranno nelle mani di chi ha a cuore solo il proprio profitto e il becero interesse e non di certo il benessere degli esseri unanime la qualità del servizio.

Le mancate riforme del mercato del lavoro e del welfare motivano i ritardi sul versante della quantità e qualità della nostra popolazione lavorativa, causata dalla carenza delle risorse umane competenti, dalla scarsità delle risorse disponibili da dedicare alla  cure delle persone non autosufficienti, dai livelli inadeguati di coinvolgimento attivo degli attori economici e sociali.

Alfredo Magnifico

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