Un’economia a misura di persone

Due parole hanno inaugurato la seconda decade del 2000: «Covid e guerra», che hanno generato “paura e assenza di speranza”.

In questo difficile contesto socio economico servirebbe contribuire al rilancio dell’economia del Paese, rafforzare le sinergie con tutti i soggetti pubblici e privati che possono favorire lo sviluppo, tenere conto che è primaria la lotta alla povertà e alla disuguaglianza.

Servirebbe una politica che più che “casciarate”, sviluppi, come una volta, quella volontà politica di fraternità, di dialogo, di rispetto, anche, nella diversità di ideali, che andasse alla ricerca di reciprocità e mutuo arricchimento di valori, se si vuole essere un Paese maturo, al contrario la libertà si restringe sempre più, si promuove  una condizione di solitudine, di sfruttamento dell’uomo sull’uomo,si ritorna “all’Homo,homini Lupus”.

Per rispondere a quei Soloni che hanno attaccato tutti i giorni i giovani vorrei dire: “ i giovani, non sono il futuro, ma sono il presente, cui prestare ascolto e a cui stare vicini nella formazione e nell’azione di rimozione di quelle diseguaglianze che li rendono vulnerabili”.

L’uguaglianza, senza quello spirito di fraternità cristiana, rimane un valore astratto e indebolisce la dimensione comunitaria della società umana, con il rischio che il più forte s’impone e protegge i propri interessi a discapito dei più deboli e poveri.

La politica è diventata sempre più fragile, oserei dire asservita, ai poteri economici transnazionali che applicano il “divide et impera”.

Si è sviluppato un virus, favorito da messaggi social e da certa politica che ha fatto credere che bene comune e individualismo potessero, pacificamente, convivere, messaggi che prima hanno ingannato le speranze e i sogni , e poi hanno distrutto ogni aspettativa, è ampiamente dimostrato, anche se poco compreso che le scelte dei singoli sono state animate solo dalla ricerca dell’interesse privato, mentre il bene comune non solo non è stato costruito, ma è stato distrutto, tant’è che i disastri ambientali, le ingiustizie sociali e gli squilibri economici tra nazioni sono lì a dimostrarlo.

Nella nostra Costituzione «per tenere insieme la società e la comunità», è previsto il dovere della solidarietà, la necessità di un lavoro dignitoso  per superare le differenze sociali, di un lavoro che non sia precario e che promuova la dignità di ciascuno.

Non è mai troppa l’attenzione che si dovrebbe dare al lavoro, a quello dei giovani e a quello degli adulti, la colpa è stata ignorare quello dei giovani e mettere da parte quello degli adulti che ha abbandonato l’economia di cura, ovvero, un lavoro che si prenda cura delle persone e dell’ambiente, che contribuisca al ripristino della piena dignità umana e contribuisca ad assicurare un futuro sostenibile alle nuove generazioni.

Serve più spazio a un nuovo impegno «a favore della solidarietà economica, finanziaria e sociale, non è fatta di sporadici gesti di solidarietà, ma di un pensiero e di un agire che siano in favore della comunità, lottando contro le cause della povertà, della disuguaglianza, della mancanza di lavoro, della terra e della casa.

Le disuguaglianze sono la negazione dei diritti umani, di conseguenza accoglienza, protezione, promozione e integrazione, ovunque si negano, sono segno di inciviltà.

È necessario un ritorno alla vera politica e ad una economia che non si esauriscano in speculazioni finanziarie che pongano attenzione alla formazione delle nuove generazioni dove purtroppo c’è il blocco con uno sviluppo traumatico di NEET- che non studiano e non lavorano. «Va restituita quella centralità che meritano le persone, nell’economia e nel mercato».

Alfredo Magnifico

Commenti Facebook