Il 35% delle piccole medie imprese interpellate tramite diverse associazioni d’impresa, ammette di aver pagato una tangente, sotto una qualsiasi forma. Non solo bustarelle,ma posti di lavoro per figli e nipoti, agevolazioni, ristrutturazioni gratuite di appartamenti privati. Lo schema che emerge per i grandi appalti, è ormai ampiamente diffuso anche nel tessuto delle piccole e medie imprese. Le imprese che ammettono di aver praticato la corruzione 3 su 4 indicano forme ‘alternative’ al tradizionale pagamento in denaro. L’amministrazione pubblica che deve concedere permessi o semplicemente aggiudicare una gara può essere ‘comprata’, con favori personali: posti di lavoro per figli e nipoti, agevolazioni, ristrutturazioni gratuite di appartamenti privati.
Le piccole imprese si sentono costrette dal ‘sistema’ a mettere in conto un’attività parallela a quella ufficiale, indispensabile per ottenere il timbro giusto o anche, semplicemente, per accedere a una commessa.
Più della metà delle imprese interpellate (51%) sostiene di aver rifiutato almeno una richiesta di denaro per concludere un affare nel corso dell’ultimo anno,meno del 10% si è rivolta alle forze dell’ordine. Chiara la rassegnazione degli imprenditori di fronte a quello che viene percepito come un ‘sistema consolidato’: il 55% delle imprese interpellate pensano che le proprie possibilità di chiudere affari sia influenzata da tangenti
Alfredo Magnifico
Una piccola impresa su tre paga tangenti. Non c’è solo la corruzione nei grandi appalti
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