Dalla Uil Molise riceviamo e pubblichiamo
“Sulla ZES, che può essere istituita fra Molise e Abruzzo, vedo tanta agitazione, magari anche qualche dichiarazione del politico di turno, ma i progetti e le idee dove sono? Quando si avvia un confronto con le parti sociali ed i sindaci? Come ci si sta muovendo con il Ministero? Chi se ne occupa davvero in regione? Temo proprio che questa opportunità possa trasformarsi in una buccia di banana su cui scivoleranno le speranze di sviluppo economico di Termoli e dintorni.”Mette le mani avanti Tecla Boccardo, Segretaria Generale della UIL molisana.
La Legge n. 123/2017 di conversione in Legge del Decreto 91/2017 con le disposizioni urgenti per la crescita economica del Mezzogiorno istituisce nelle 8 Regioni meridionali le Zone Economiche Speciali (ZES). Sono aree geografiche nell’ambito delle quali si offrono incentivi a beneficio delle aziende che vi operano, attraverso strumenti e agevolazioni che agiscono in un regime derogatorio rispetto alle ordinarie politiche nazionali. Le ZES hanno come obiettivo fondamentale l’aumento della competitività delle imprese insediate, l’attrazione di investimenti diretti, soprattutto da parte di soggetti stranieri, l’incremento delle esportazioni, la creazione di nuovi posti di lavoro e il più generale rafforzamento del tessuto produttivo, attraverso stimoli alla crescita industriale e all’innovazione. In buona sostanza: condizioni economiche, finanziarie e amministrative favorevoli allo sviluppo.
Le modalità generali per l’istituzione delle ZES, la durata, i criteri che ne disciplinano l’accesso e le condizioni speciali di beneficio per i soggetti economici che vi operano (o che vi si insedieranno) saranno definite con Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri su cui stanno lavorando i Ministeri. A tal proposito Cgil, Cisl e Uil, assieme a Confindustria, hanno chiesto nei giorni scorsi un incontro a De Vincentis“considerate le potenziali ricadute sia in termini di sviluppo che di occupazione e condizioni di lavoro nelle aree interessate”.In concreto Sindacati e Industriali puntano a giocare un ruolo centrale, ora che il decreto viene elaborato e poi quando le ZES saranno realizzate.
“In vista del decreto, però, si potrebbe cominciare a lavorare, a progettare, a confrontarsi. Infatti, la legge stabilisce che le richieste di istituzione di una ZES siano presentate dalle Regioni e, nel nostro caso, lo dovremo fare con l’Abruzzo. La proposta dovrà contenere una specificazione delle caratteristiche socio-economiche dell’area identificata ed essere accompagnata da un piano di sviluppo strategico. Ecco, partiamo da qui. Non lasciamo che gli abruzzesi facciano tutto per poi accodarci. Anche noi dobbiamo cimentarci nella definizione della strategia e proporre un’idea innovativa di sviluppo!”Propone Boccardo.
Quali sono i vantaggi per le aziende. Le imprese che effettuano investimenti all’interno delle ZES possono utilizzare il credito d’imposta per l’acquisto di beni strumentali nuovi nel Mezzogiorno nel limite massimo, per ciascun progetto di investimento, di 50 milioni di euro. In particolare, in relazione agli investimenti effettuati nella ZES il “credito di imposta investimenti Sud” è aumentato da 10 milioni di euro per le piccole a medie imprese e da 15 milioni di euro a 50 milioni di euro per le grandi imprese. Le imprese esistenti e quelle di nuova costituzione che avviano un programma di attività economiche imprenditoriali o di investimenti di natura incrementale possono, inoltre, usufruire delle seguenti agevolazioni: procedure semplificate ed accelerazione dei termini dei procedimenti (“ma noi pretendiamo che siano rispettati esplicitamente il diritto al lavoro e la tutela delle salute e sicurezza, nonché la tutela ambientale.”; accesso alle infrastrutture esistenti e previste nel piano strategico della ZES.
“Ma affinché le ZES possano decollare, occorre fare di più.” Secondo la UIL: “Va incrementata la quantità e la qualità degli investimenti: l’attrazione di impresa determinata dalle agevolazioni fiscali previste dal credito imposta investimenti e da quelle normative non è sufficiente, se non accompagnata da investimenti pubblici anche regionali ed interventi mirati sulle filiere produttive, nonché da forme di fiscalità di vantaggio. Lo ripeto perché non vorrei che sfuggisse la proposta: specifici investimenti pubblici anche regionali, fiscalità di vantaggio anche quella che regione e comuni possono determinare!”
“La ZES, una volta istituita andrà governata. Secondo noi– incalza la leader sindacale – non basta la presenza dell’Autorità portuale, dei Ministeri, della Regione. Nel Comitato va prevista la partecipazione dei Sindaci dei Comuni interessati alla ZES e delle parti sociali. Ha poco senso escludere dalla gestione i Comuni che sono titolari di funzioni essenziali per lo sviluppo del territorio, quale quella urbanistica, nonché di altre fondamentali competenze in materia di servizi pubblici locali. Così come la presenza della parti sociali potrebbe essere l’occasione per rilanciare nuovi strumenti di negoziazione programmata: una pratica di condivisione di percorsi, di assunzione di responsabilità, di adozione di flessibilità, … che da noi non si sa nemmeno cos’è. Magari è la volta buona che impariamo a praticarla.”