Nel mondo delle tate, colf, badanti: il sommerso è la regola sull’onda di un tacito accordo tra datore di lavoro e lavoratore, alimentato dalla mancanza di norme chiare e incentivi per regolare le prestazioni fisse o part-time per la cura dei bambini, anziani, disabili o semplicemente della casa, l’incidenza del nero resta altissima, pari al 55% del lavoro totale.
Il nero è un fenomeno congenito a queste prestazioni private, poco e difficilmente controllabili, Colf, tate e badanti in nero sono oltre un milione, contro i circa 920mila registrati,in forte calo rispetto al 2001 quando era ben oltre l’80%, le famiglie grazie alle operazioni culturali e ad una diversa sensibilità civica iniziano ad avere un approccio diverso.
Il sommerso resta alto, distorce il mercato e logora l’economia, spinto dall’interesse contrapposto ma univoco tra lavoratore e datore di lavoro. Ecco perché per contrastarlo e favorire l’emersione la prima arma da attivare è la deduzione del costo del lavoro, come accade nel resto d’Europa –
Se si deducesse il costo del lavoro, il datore non ricorrerebbe al nero perché godrebbe dei benefici legati al minor costo della prestazione e non si esporrebbe ai costi altissimi di una denuncia, occorrerebbe inserire nella prossima legge di Stabilità la deducibilità del lavoro domestico. Una misura necessaria per un mercato che non conosce crisi: dati alla mano, sono oltre 2mln le famiglie che si avvalgono dei collaboratori domestici per una spesa complessiva di 19,3 miliardi, un valore che negli ultimi quindici anni è cresciuto del 22%. Secondo i dati Inps, in Italia nel 2014 i collaboratori domestici erano per il 46% di un’altra nazionalità europea, per il 31% provenienti da paesi terzi.
Allargando lo scenario al resto d’Europa, i dati ufficiali della Commissione Ue del 2012 parlano di 2,6 mln di collaboratori domestici con contratti regolari, l’89% donne. Tra questi il 27% in Italia, seguita dalla Spagna (25%) e dalla Francia (23%),si tratta, di dati assolutamente parziali. Non tengono conto dell’esercito dei lavoratori in nero, i lavoratori “invisibili” li ha definiti il Parlamento europeo, perché non sono destinatari di un contratto regolarmente registrato e svolgono lavori informali, senza benefit di sicurezza sociale e senza assistenza sanitaria. Finiscono così a far parte dell’economia sommersa, ignota al fisco e alla previdenza.
Alfredo Magnifico
Tate, colf e badanti: più della metà in nero
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