Ma non è che il prossimo 25 maggio si vota, oltre che per mandare qualche “trombato” alle elezioni di “casa Italia” al Parlamento Europeo ( ad intascare il bell’assegno mensile da auroparlamentare), anche per dare al nostro Presidente del Consiglio ( ….indirettamente…) la legittimazione che, “da nominato” ( e non eletto) no aveva? Sta di fatto che mentre il “pensiero degli italiani” è distratto da questa ulteriore “corsa alle poltrone” ci si scorda che il 16 giugno scadrà la prima rata del pagamento della TASI ( imposta sui servizi indivisibili) e dell’IMU per gli immobili diversi dall’abitazione principale. Nessuno dei candidati all’europarlamento ne parla: eppure ci sono tanti aspetti irrisolti di “un sistema di prelievo fiscale” che doveva servire ad alleggerire la pressione fiscale sulla casa….. “semplificando le cose”….. e che invece, – a nostro avviso – finirà con il creare non pochi problemi agli italiani.
Ci sono alcuni punti che il Governo Renzi deve chiarire prima che il fisco “mangi” ancora le case degli italiani, i punti che ci vengono in mente subito sono: i bollettini precompilati e le aliquote. Quanto ai bollettini ricordiamo che, con la legge di stabilità, era stato previsto l’invio da parte dei comuni dei bollettini precompilati con gli importi da pagare (anche se, successivamente, il MEF ha predisposto un provvedimento nel quale il “bollettino” era diventato “opzionale”; ma lo stesso provveidmento non è mai stato firmato). Quanto alla quota TASI ( per gli inquilini) la stessa legge di stabilità prevede che i comuni paghino una quota compresa tra il 10 ed il 30% del tributo, senza fissare un parametro standard: a tutt’oggi nonriusciamo a capire che cosa debbano pagare gli stessi come acconto. Approfondendo ( per quanto possibile…..) il discorso sul pagamento dell’ IMU e della TASI, ricordiamo che la legge stabilisce che per le seconde case la somma di IMU + TASI non può essere superiore ad una aliquota dell’11,4 per mille (comprensiva anche della maggiorazione dello 0,8 per mille concessa ai comuni).Sta di fatto che i comuni che non pubblicheranno le aliquote entro il 31 maggio ( e ricordiamo che in molto di essi si vota il 25 maggio….) dovranno pagare un acconto IMU del 5,4 per mille ( pari alla metà del 10,6 per mille) ed un acconto TASI dello 0,5 per mille. L’acconto, a questo punto, sarebbe calcolato su un’aliquota “teorica” dell’11,6 per mille: ma non è fuori legge? Occorre considerare (cosa che,spesso, il Governo centrale non fa!) che ci sono le “esigenze di gettito” per i comuni, esigenze che, in relazione alle continue modifiche ai fondi destinati agli enti locali, oltre ai tagli della spending review, finiscono con il generare insicurezza sulle entrate tributarie dei comuni, che, in ultima istanza, stanno alla base delle decisioni sulle aliquote della TASI. Va, poi, tenuto conto che in quei comuni in cui saranno “pubblicate le aliquote” entro il 31 maggio, anche i proprietari di case dovranno pagare la TASI: tutto questo, però, aprirà il “problema delle detrazioni” in base ai valori catastali, nonché ai redditi dei proprietari. Ma non finisce qui: nei comuni che non pubblicheranno le aliquote entro il 31 maggio, infatti, i proprietari di seconde case dovranno versare la TASI con l’aliquota standard dell’1 per mille ( in sostanza la metà dell’imposta); il che significa anche che nei comuni che eventualmente non appplicheranno la TASI (ovvero non lo faranno in maniera generalizzata), occorrerà procedere ai rimborsi. Vi è, ancora, un altro aspetto che riguarda gli immobili in comproprietà: la normativa attuale non è chiara su come ci si debba comportare per le case in multiproprietà utilizzate come abitazione principale solo da alcuni proprietari, anche perché nei comuni che non pubblicano le aliquote entro il 31 maggio, alcune abitazioni non pagano, mentre altre si. Vi è, ancora, che la legge di conversione del “decreto casa” prevede un’aliquota del 4 per mille per gli immobili dati in affitto a canone concordato, con la possibilità di aumentare o diminuire la stessa al 3 per mille: ma per capire – anche in questo caso – le “regole degli acconti” occorre attendere cosa dirà la legge di conversione del decreto. Resta da dire,infine, che l’IMU e la TASI hanno una radice comune, in quanto si calcolano sulla stessa base imponibile e, però, trattandosi di due imposte diverse, per gli immobili diversi dall’abitazione principale, andranno versate con codici distinti. E, intanto? Bene, fino a domemica 25 maggio i “Partiti” pensano ai voti delle elezioni Europee; il Governo sollecita i comuni a deliberare la “misura percentuale” delle aliquote, ignorando che in molti di essi sono in corso i rinnovi dei consigli comunali e dei sindaci (per cui non si possono “assumere” delibere di tale portata in fase di amministrazione ordinaria) e di certo rimane che ….dopo il voto qualcuno passerà all’incasso delle imposte sulla casa, facendo pagare il conto della crisi ai soliti volenterosi risparmiatori italiani che sulla casa avevano investito i risparmi di una vita.
Luigi Zappone
(Presidente Confimpresa Molise)