Di Massimo Dalla Torre
Il dato è alquanto indicativo, anche se non c’era la necessità di conferma. La porzione del Paese dove cresce l’occupazione è il Mezzogiorno rispetto a un anno fa (+1%), anche se si registra un ritmo certamente più lento negli ultimi mesi. Un campanello d’allarme che non va trascurato, soprattutto in considerazione dei numeri rilevanti perduti durante la crisi, solo parzialmente recuperati. Tuttavia, se si vanno a guadare attentamente i dati, la disoccupazione resta elevata (21%) tant’è che in crescita grazie all’aumento delle persone nuovamente sul mercato del lavoro in cerca di occupazione anche se resta, in particolare, altissima la disoccupazione giovanile (56,3%), con un livello doppio rispetto alle regioni del Centro-Nord. Questi, i dati che emergono dal Check Up di metà anno effettuato da Confindustria e SRM inerenti all’economia meridionale. Dati dai quali si evidenzia come resta elevato il numero dei NEET, dei giovani che non studiano e non lavorano: sono 1 milione e 800 mila al Sud ossia più della metà del dato nazionale, e di questi sono ben 800 mila quelli che non hanno il titolo di studio base che permette l’accesso al mondo del lavoro. Se poi si accentra l’attenzione geografica al Sud più ancora che al Nord, un intervento, per favorire l’accesso dei giovani al lavoro è decisivo, anzi necessario e non certamente differibile altrimenti, la desertificazione occupazionale che fa pendere il piatto della bilancia negativamente non solo non favorirà lo sviluppo del Paese in tutti i sensi ma intensificherà la sfiducia in chi, dopo il periodo scolastico, spera di poter entrare a far parte del mondo produttivo nazionale.
Sud contro Nord: occupazione in crescita
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