Il rapporto del CIRIGHTS Data Project, la più grande raccolta dati sui diritti umani al mondo, dal 1981, ogni anno evidenzia come i diritti dei lavoratori siano tra i diritti umani meno protetti a livello globale. La ricerca valuta annualmente il rispetto di 25 diritti universalmente riconosciuti da parte dei governi di 195 Paesi, afferma che anche nei Paesi più avanzati ci sono violazioni e che tra tutti i diritti umani quelli dei lavoratori sono tra i più calpestati al mondo, infatti, i governi tutelano sempre meno i diritti di base che consentono l’accesso a condizioni di lavoro dignitose, senza questi paletti non c’è equilibrio. Secondo l’analisi pubblicata sulla rivista Human Rights Quarterly, Paesi come Canada, Svezia, Nuova Zelanda, Norvegia e Portogallo sono quelli in cui i diritti dei lavoratori sono maggiormente tutelati, mentre Paesi come Iran, Siria, Corea del Nord, Cina e Iraq sono quelli in cui sono più frequentemente violati.
Al di là delle differenze geografiche, è importante notare che i diritti essenziali di chi lavora, incluso quello a riunirsi in sindacati e a negoziare collettivamente, «sono sempre violati in una certa misura, compreso il diritto allo sciopero: un diritto individuale tutelato dalla Costituzione, esercitato in maniera collettiva. Precedenti ricerche mostrano che è improbabile che i governi proteggano i diritti; a un salario minimo adeguato, alla salute e alla sicurezza sul lavoro o a limitazioni ragionevoli sull’orario di lavoro (compreso il lavoro straordinario volontario) a meno che non consentano ai lavoratori di formare sindacati indipendenti e di contrattare collettivamente, In altre parole, il diritto sindacale, di contrattazione e allo sciopero sono diritti “di passaggio, o accesso” (gateway rights). Se vengono tutelati, è probabile che anche tutti gli altri diritti dei lavoratori lo siano, ma a livello globale, i diritti di accesso sono in declino.
I Paesi caratterizzati da economie avanzate tendono a tutelare maggiormente i diritti dei lavoratori, le disuguaglianze economiche sono aumentate un po’ dappertutto, la globalizzazione ha accresciuto la competizione economica tra nazioni, con il risultato, che i governi fanno il possibile per ingraziarsi il favore delle grandi compagnie industriali a scapito dei diritti dei lavoratori, quando le istanze di queste due parti si trovano in conflitto. Le disuguaglianze economiche crescenti e la competizione economica globale hanno portato i governi a favorire le grandi compagnie industriali a discapito dei diritti dei lavoratori. Inoltre, nelle economie meno sviluppate, le grandi compagnie agricole, petrolifere e minerarie riescono ancora a prevalere sui diritti dei lavoratori. In conclusione, nonostante progressi in alcuni Paesi, i diritti dei lavoratori rimangono vulnerabili e soggetti a violazioni, specialmente quando entrano in conflitto con gli interessi economici delle grandi aziende.
Nei Paesi economicamente meno sviluppati, le grandi compagnie agricole, petrolifere e minerarie riescono ancora a ottenere ciò che vogliono prevaricando i lavoratori, i leader aziendali preferiscono distribuire la maggior parte dei profitti derivanti dalle loro attività più agli azionisti,che non ai lavoratori. Sarebbe compito dei governi fare in modo che la voce dei lavoratori venga ascoltata ma a volte sono gli stessi governi a reprimere i Lavoratori.
Alfredo Magnifico