L’Oil, (Organizzazione internazionale del lavoro), ha presentato un rapporto, molto interessante, sul sindacato, ed ha messo in evidenza i rischi che corre con le trasformazioni del mercato del lavoro, il calo dell’occupazione nel settore manifatturiero, la nascita di nuove forme di lavoro flessibili e atipiche attraverso il subappalto e le esternalizzazione , nonché l’espansione dell’economia informale nei paesi in via di sviluppo, fattori questi che hanno provocato una contrazione dei tassi di sindacalizzazione in quasi tutti i paesi del mondo.
La copertura della contrattazione collettiva, in molte parti del mondo, è pericolosamente bassa e in continuo calo a causa degli stravolgimenti avvenuti nel commercio internazionale, nei flussi migratori, nella struttura industriale, nel comportamento e nelle politiche delle imprese.
Si è creata una situazione abnorme: una grande instabilità che tende a caratterizzare i rapporti di lavoro del XXI secolo, compromettendo i regimi normativi che hanno organizzato e governato i mercati e i rapporti di lavoro per gran parte del XX secolo.
I sindacati si devono confrontare, da una parte, con l’avanzata dell’economia digitale e il divario sociale, dall’ altra;con lavoratori stabili e ben retribuiti e con disoccupati o lavoratori instabili mal pagati e precari.
Intelligenza artificiale e robotica possono creare e allo stesso tempo distruggere posti di lavoro, ma dal punto di vista dei sindacati sono i posti di lavoro sbagliati quelli a essere distrutti.
Le statistiche sull’occupazione indicano un calo di posti di lavoro; nelle posizioni intermedie dei settori manifatturieri, nei qualificati e semi-qualificati del settore industriale che storicamente i sindacati hanno contribuito a rafforzare e che sono stati la principale roccaforte del loro potere e della loro influenza nella politica e nei rapporti di lavoro.
Il rapporto descrive l’attuale stato dei sindacati, analizza l’andamento di appartenenza e i tassi di sindacalizzazione in relazione ai cambiamenti del settore economico e del mercato del lavoro e si concentra sui livelli di adesione sindacale e sulla composizione degli stessi, valuta l’influenza di vari fattori, esterni e interni al mondo sindacale; tassi di sindacalizzazione, livelli di reddito, quota dell’agricoltura o dell’industria, la dimensione dell’economia informale, la diversità etnica e i conflitti, le violazioni dei diritti dei lavoratori, le istituzioni della contrattazione collettiva e delle relazioni sindacali e la frammentarietà dei sindacati.
Si conclude con l’analisi di quattro scenari per il futuro dei sindacati; emarginazione: proseguendo con i trend attuali, caratterizzati da un calo della partecipazione sindacale e dal declino del potere e dell’influenza dei sindacati nei mercati del lavoro emergenti, si andrà incontro a una graduale emarginazione dei sindacati stessi. Questo può essere interpretato come il risultato di un processo di liberalizzazione dei movimenti e di svincolo del capitale dalla sua dipendenza dal lavoro, dagli Stati nazionali e dagli obblighi internazionali.
I sindacati, invece di deteriorarsi lentamente difenderanno le loro posizioni e resisteranno negli ambiti in cui sono attualmente maggiormente radicati (nelle grandi imprese, tra i lavoratori qualificati e gli operai del settore industriale e della logistica, tra i professionisti del settore pubblico e dei servizi sociali) ,considerata la crescente instabilità del lavoro, ci sarà un divario sempre più netto tra imprese sindacalizzate e non sindacalizzate, dove le seconde prevarranno sulle prime.
I sindacati lasceranno gradualmente il posto ad altre forme di azione e di rappresentanza sociale previste dalla legge, garanzie sui salari minimi, commissioni salariali, comitati aziendali, comitati di produttività, organi arbitrali e di revisione, promosse con i datori di lavoro, coinvolgimento dei lavoratori, codici etici, modelli di partecipazione e di condivisione da parte di intermediari, studi legali, agenzie di intermediazione del lavoro, uffici di consulenza e nate da forme più o meno volontarie e sistematiche di azione sociale.
I sindacati troveranno un modo per rinnovare le pratiche sindacali, invertire l’attuale tendenza, reinventarsi, estendere il loro ambito d’azione e garantire protezione e rappresentanza alla “nuova forza lavoro instabile” dell’economia digitale.
Lo scenario non è uniforme in tutti i Paesi sviluppati, vi sono profonde differenze per quanto riguarda i tassi di sindacalizzazione e i livelli di copertura contrattuale, anche gli sviluppi possono intersecarsi nelle realtà specifiche di ciascun Paese con altre forme di azione e di rappresentanza sociale non sono affatto incompatibili con il ruolo di un sindacato che accetti di articolare meglio la propria funzione di tutela e di presenza nel mondo del lavoro e nella società, anzi aprirsi ad altre forme di azione e di rappresentanza sarà sicuramente una terapia utile ad evitare la marginalizzazione.
Alfredo Magnifico