Il mercato del lavoro italiano, dopo lo sprint degli anni post pandemici, è come un corridore stanco vicinissimo al traguardo, nonostante continui a guadagnare nuovi occupati (o nuovi chilometri), perde energia e lucidità a ogni passo.
L’ultimo comunicato Istat del 2024 sul lavoro, (ottobre), dice che gli occupati sono tornati a crescere dopo la frenata di settembre, sono 47mila in più in un mese, per un totale di 24 milioni 92 mila occupati, il più alto da quando esistono le serie storiche.
Diminuiscono i disoccupati di 58 mila unità, calando di oltre mezzo milione (519 mila) in un anno, con la disoccupazione che scende al 5,8%.
Nonostante queste ottime performance ci sono dei ma che lasciano intravvedere debolezze e sintomi di affaticamento.
A ottobre il lavoro cresce solo tra i maschi, (+49mila), mentre le donne perdono duemila posti di lavoro, stazionarie da luglio 2024, sintomo molto preoccupante in un Paese in cui il tasso di occupazione femminile, nonostante sia ai massimi, resta il più basso d’Europa.
Gli occupati crescono solo tra gli over 50, con sessanta seimila posti di lavoro in più, mentre si perdono nove mila occupati tra i 25 e i 34 anni e diecimila tra 35 e 49 anni, gli occupati over 50 in un anno crescono del 2,2%, a fronte del +0,4% degli under 35 e del +0,1% dei quarantenni.
L’aspetto più preoccupante è che da mesi continuano a crescere gli inattivi, gli scoraggiati che un lavoro non ce l’hanno e smettono di cercarlo.
In un anno, a fronte di 363 mila nuovi occupati, i nuovi inattivi sono 378 mila, gli inattivi totali sono cresciuti più degli occupati e continuano ad aumentare soprattutto tra le donne: a fronte di 31mila disoccupate in meno, a ottobre ci sono 33 mila inattive in più. in un anno, si contano 174 mila nuove occupate e 233 mila inattive in più.
I contratti a tempo indeterminato crescono (+85mila), mentre crollano i contratti a termine (-60mila), nonostante la spinta del governo a renderli più semplici, depennando i paletti del decreto dignità, in un anno ci sono 212 mila contratti a termine in meno a fronte di 449 mila contratti permanenti in più.
Crescono gli autonomi: sono 21 mila in più in un mese, 127 mila in più in un anno, tornando vicini ai livelli pre-pandemia, quanti di questi siano davvero autonomi e quanti siano contratti a termine non rinnovati che nascondono un lavoro da dipendenti sarebbe tutto da verificare, in un sistema che continua a favorire fiscalmente i rapporti autonomi.
La produzione industriale cala,torna a crescere la cassa integrazione, nei primi nove mesi del 2024 sono state autorizzate oltre 350 milioni di ore di ammortizzatori sociali, solo la cassa integrazione ordinaria conta un aumento del 30% delle ore autorizzate.
Le ore totali di Cig autorizzate, equivalenti a posti di lavoro con lavoratori a zero ore, nel periodo gennaio-settembre 2024 « danno un’assenza completa di attività produttiva per oltre 232mila lavoratori».
Resta poi la questione irrisolta dei bassi salari italiani, peggiorata con l’inflazione, rispetto alla quale non si muove nulla.
L’Italia non ha il salario minimo, i contratti nazionali in molti settori, non sono stati rinnovati, in altri non tengono il passo con l’inflazione, la legge delega del governo per riformare la contrattazione è ormai dimenticata, mentre il taglio del cuneo fiscale rimane solo un palliativo che pesa sulle casse pubbliche.
Senza un vero piano per il lavoro salariato, l’Italia è imbalsamata
Alfredo Magnifico